Imprese, piagnisteo e buoni propositi
Frasi di Keynes, Roosevelt, Ciampi e Prodi. Non solo numeri ma anche citazioni più o meno dotte nel rapporto del centro studi di Confindustria presentato ieri dal capo economista Luca Paolazzi. Le previsioni disegnano un “autunno freddo”, non solo per l'Italia. Ma per il nostro paese gli indicatori sono peggiori. Confindustria abbassa le stime del pil, che salirà solo dello 0,7 per cento quest'anno e dello 0,2 per cento nel 2012. Il problema è dunque quello di una crescita asfittica, che non ci consente tra l'altro di ridurre il rapporto debito-pil. E in più l'anno prossimo si toccherà il massimo storico di fiscalismo.
Leggi La Marcegaglia su Roma di Giuliano Ferrara
Frasi di Keynes, Roosevelt, Ciampi e Prodi. Non solo numeri ma anche citazioni più o meno dotte nel rapporto del centro studi di Confindustria presentato ieri dal capo economista Luca Paolazzi. Le previsioni disegnano un “autunno freddo”, non solo per l'Italia. Ma per il nostro paese gli indicatori sono peggiori. Confindustria abbassa le stime del pil, che salirà solo dello 0,7 per cento quest'anno e dello 0,2 per cento nel 2012. Il problema è dunque quello di una crescita asfittica, che non ci consente tra l'altro di ridurre il rapporto debito-pil. E in più l'anno prossimo si toccherà il massimo storico di fiscalismo: anche per effetto della manovra economica, la pressione tributaria raggiungerà quest'anno il 42,8 per cento e l'anno prossimo salirà al 44,1 per cento, oltre il 43,7 per cento toccato nel 1997. “Ci chiamavano corvi ma adesso i fatti ci danno ragione”, ha chiosato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ricordando il giudizio (“corvi”) che l'ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, pronunciò sulla confederazione degli industriali.
Ma lo scenario dell'ufficio studi dell'associazione degli industriali si concentra sulla scarsa occupazione: il tasso dei senza lavoro è al di sotto della media europea ma le prospettive sono pessime. Per questo non si sottovaluta la portata della riforma dei contratti di lavoro impressa dall'articolo 8 della manovra, anche se i vertici della confederazione pensano di attuarla in accordo con i sindacati.
Eppure Confindustria non indulge troppo nel piagnisteo, anzi. Con le riforme, dice il centro studi, nell'arco di venti anni il pil raddoppia. D'accordo, nel lungo periodo keynesianamente saremo tutti morti, per questo per centrare l'1,5 per cento di crescita il prossimo anno occorre sbloccare gli investimenti dei concessionari e dare una svolta alle aspettative che può essere impressa dal calo dei tassi e da riforme strutturali. Quali? Gli industriali le elencano con alcune novità rispetto al passato: liberalizzazione dei servizi pubblici, apertura dirompente del mercato delle professioni e una terapia d'urto fiscale. Ossia: ridurre l'evasione fiscale per finanziare la riduzione delle aliquote, diminuire il peso dei tributi su lavoro e imprese a scapito dei consumi (quindi più Iva) e dei patrimoni immobiliari (reintroduzione dell'Ici sulla prima casa). Consigli che quasi si sovrappongono con gli auspici espressi di recente in Parlamento dalla Banca d'Italia attraverso le parole del vicedg dell'Istituto, Ignazio Visco.
Se le critiche non mancano, i riconoscimenti che finora erano sottolineati sul rigore tremontiano sono svaniti. D'altronde si sa che il vertice confindustriale vede nei ministri Maurizio Sacconi e Renato Brunetta gli interlocutori più attenti alle aspettative degli industriali. D'altronde l'enfasi sulle misure sviluppiste è diventato arrembante: “Dobbiamo prendere decisioni chiare, tutti insieme, bisogna mettersi a fare cose non piccole, non spot per accontentare un pezzo dell'elettorato, ma riforme profonde già dai prossimi giorni”, ha sottolineato Marcegaglia: “Altrimenti il governo avrà responsabilità gravissime”. E a chi, come il ministro dell'Economia, individua negli Eurobond una delle soluzioni alla crisi del debito, anche italiano, Marcegaglia dice: “Non ci arriveranno aiuti né dagli Eurobond nè da nessuna parte, dobbiamo contare su noi stessi”.
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