La sferzata dei Bernanke
Le cinque maggiori banche centrali del mondo (Bce, Federal Reserve, Bank of England, Banca del Giappone e Banca nazionale svizzera) hanno annunciato un intervento coordinato per fornire liquidità in dollari agli istituti di credito europei a corto di biglietti verdi: tre prestiti trimestrali a tasso fisso, a ottobre, novembre e dicembre. E' una operazione simile a quella realizzata dopo il crac di Lehman Brothers esattamente tre anni fa e ciò fa alzare il livello di allarme. Ma i prestatori di ultima istanza questa volta hanno agito d'anticipo. Un cambio di passo rispetto all'attendismo degli ultimi tempi.
Leggi Imprese, piagnisteo e buoni propositi. Confindustria teme la decrescita e va all'arrembaggio riformatore - Leggi La Marcegaglia su Roma di Giuliano Ferrara
Le cinque maggiori banche centrali del mondo (Bce, Federal Reserve, Bank of England, Banca del Giappone e Banca nazionale svizzera) hanno annunciato un intervento coordinato per fornire liquidità in dollari agli istituti di credito europei a corto di biglietti verdi: tre prestiti trimestrali a tasso fisso, a ottobre, novembre e dicembre. E' una operazione simile a quella realizzata dopo il crac di Lehman Brothers esattamente tre anni fa e ciò fa alzare il livello di allarme. Ma i prestatori di ultima istanza questa volta hanno agito d'anticipo. Un cambio di passo rispetto all'attendismo degli ultimi tempi. Le Borse sono risalite e con loro la quotazione dell'euro, mentre il differenziale tra Btp e Bund è sceso. Secondo alcune interpretazioni, la mossa consolida il cordone di sicurezza, anche in vista di operazioni straordinarie per tamponare l'insolvenza greca, ormai vicina al punto di non ritorno. Una concreta risposta all'appello lanciato mercoledì da Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Senza dubbio è una strategia che, nell'Eurotower, rafforza le ultime scelte di Jean-Claude Trichet, il quale ha sfidato le ire dei falconi germanici anche a costo di provocare una rottura con i più intransigenti. A Francoforte, dunque, esce Stark ed entra Bernanke, Helicopter Ben come chiamano il presidente della Fed.
Fantasia al potere. I puristi si tapperanno il naso, gli ortodossi leveranno alti lai, i tedeschi prenderanno cappello. Chi invece si frega le mani è l'estroverso economista americano che siede come membro esterno nel comitato monetario della Banca d'Inghilterra e da tempo batte su un chiodo fisso: le Banche centrali non debbono tirare i cordoni della borsa, ma comprare titoli pubblici e alimentare indirettamente il credito alle imprese. Solo così sarà possibile evitare una seconda recessione e rimettere in moto l'economia occidentale.
Il profeta dell'interventismo si chiama Adam Posner, viene dal Massachusetts, ha 44 anni, corpulento, dalla barba rossa come i capelli che gli restano, il volto aperto, chiacchierone, antiaccademico, nonostante abbia percorso il cursus honorum dei professoroni americani: Harvard, la Columbia, la Federal Reserve, poi al Peterson Institute sotto la guida di Fred Bergsten, uno dei maggiori esperti del sistema monetario internazionale. Posen ha incrociato la carriera con Bernanke insieme al quale ha pubblicato un saggio sulla lotta all'inflazione. Ha lavorato anche in Germania, ma è un esperto di Giappone: la sua ossessione è che Stati Uniti ed Europa ripetano gli stessi errori con una politica monetaria che prepara decenni di stagnazione. Una disoccupazione così elevata rende insensato dare priorità a contenere un'inflazione che per ora non rappresenta nessuna minaccia. Quindi, via con le presse, si aprano le zecche e si stampino quattrini.
La ricetta di Posen è rimasta isolata nelle stanze della Vecchia Signora, i critici sostengono che in Gran Bretagna i tassi di interesse sono già a zero, i prezzi aumentano del 4,5 per cento e, ciononostante, gli investimenti non ripartono.
A che serve pompare altra acqua se il cavallo non beve? Semmai il bersaglio dovrebbe essere la Bce, con una inflazione sotto i tre punti, una domanda di moneta per attività reali fiacca e tassi di riferimento saliti a luglio all'1,5%. Ma Posen tiene in serbo una proposta che trova il plauso del Financial Times (“una salutare iniezione di pensiero creativo”, l'ha chiamata). Si tratta di creare un'agenzia per le piccole e medie imprese sostenuta dal Tesoro e dalla banca centrale in modo da fornire i prestiti che gli istituti di credito, attanagliati dalla paura di un nuovo collasso, concedono sono a tassi altissimi. L'idea in Italia fa alzare le sopracciglia: di simili strumenti pubblici ne sono stati inventati a bizzeffe e hanno funzionato solo quando il resto dell'economia tirava. Tuttavia, l'economista americano ha il merito di pensare positivo e non seguire un paradigma di politica monetaria che non funziona o può diventare oggi controproducente. Se il problema dell'Europa e dell'intero mondo occidentale, è lanciare un nuovo ciclo di sviluppo, anche le banche centrali debbono munirsi di fruste per sferzare gli spiriti animali del capitale.
Semmai il bersaglio dovrebbe essere la Bce. Ma Posen tiene in serbo una proposta che trova il plauso del Financial Times (“una salutare iniezione di pensiero creativo”). Si tratta di creare un'agenzia per le piccole e medie imprese sostenuta dal Tesoro e dalla Banca centrale in modo da fornire i prestiti che gli istituti di credito, attanagliati dalla paura, concedono a tassi altissimi. L'idea in Italia fa alzare le sopracciglia: simili strumenti pubblici hanno funzionato solo quando il resto dell'economia tirava.
Tuttavia, l'economista americano ha il merito di pensare positivo e non seguire un paradigma di politica monetaria che non funziona o può diventare controproducente. Se il problema del mondo occidentale, è lanciare un nuovo ciclo di sviluppo, anche le Banche centrali debbono munirsi di fruste per sferzare gli spiriti animali del capitale.
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