Berlusconi fa meglio a mollare

Maurizio Crippa

Chiaro che se mollare è la ley de fuga ben nota ai vecchi lettori di Tex, una porta fintamente aperta e poi una sventagliata nella schiena, allora no. Berlusconi ha i voti e il mandato, può resistere altri diciotto mesi. La sua Stalingrado, o la sua sacca del Don: in ogni caso, un massacro per tutti. Ma se esiste una via d'uscita più sicura da Palazzo Chigi, fosse pure una porta di servizio? Accerchiato, è accerchiato. Non è ancora il re in stallo sulla scacchiera, ma certo è sulla casella scivolosa di un complicato gioco dell'oca, con in mano dei dadi truccati.

    Chiaro che se mollare è la ley de fuga ben nota ai vecchi lettori di Tex, una porta fintamente aperta e poi una sventagliata nella schiena, allora no. Berlusconi ha i voti e il mandato, può resistere altri diciotto mesi. La sua Stalingrado, o la sua sacca del Don: in ogni caso, un massacro per tutti. Ma se esiste una via d'uscita più sicura da Palazzo Chigi, fosse pure una porta di servizio? Accerchiato, è accerchiato. Non è ancora il re in stallo sulla scacchiera, ma certo è sulla casella scivolosa di un complicato gioco dell'oca, con in mano dei dadi truccati. L'Europa è terra insicura, i mercati una palude, ovunque caselle trappola, e prigioni da saltare da Napoli a Milano. Ha forse un governo forte? Ha fatto una buona manovra? Al prossimo colpo sotto la cintura l'Italia avrà ancora fiato? E lui fiato per occuparsi di tutto? Che potrà fare questo esecutivo, rimettere l'Ici? Non può andare.

    Mollare non è solo una fuga, dipende. Può essere anche cambiare scacchiera e gioco dell'oca. Un programmino molto primorepubblicano l'hanno buttato giù in molti. Non saprei dire, un'ipotesi tra tante: un mandato esplorativo concordato con un Quirinale non ostile, un incarico politico, non tecnico, a un nuovo leader fidato. Lui resta parlamentare. Chi voterebbe l'arresto? Lasciare il comando garantisce la fine delle persecuzioni? Certo che no. Ma quantomeno la pressione mediatico-politica, anche internazionale, su un semplice deputato del Pdl, inizierebbe a sembrare eccessiva. Persino all'Economist. E quanto meno inutile come arma impropria dell'opposizione. D'altra parte: la carica di premier gli ha forse garantito più di un legittimo impedimento a spostare qualche udienza? Non siamo, in questo, la Francia di Chirac, purtroppo. Dunque, da parlamentare avrebbe lo stesso scudo che ha ora, ma meno colpi da parare. Certo, ci si deve fidare di molti, forse di troppi interlocutori. Come uno scambio di spie a Checkpoint Charlie.

    Ma tant'è, rischi e benefici. E ci sarebbe la chance della famosa “decantazione”, si acquartiererebbe insomma in una posizione migliore, se non dominante. Un campo d'inverno, dal quale un Alfano potrebbe anche ripartire. Diversamente, per qualunque candidato del centrodestra, l'eredità di Berlusconi (già, la sua legacy…) sarà solo un frontale sul muro. Mollare non è una tragedia. Uscì di scena la Thatcher, ha passato la mano Blair. Situazioni diverse, già. Ma non è Nixon, non è un impeachment. Nonostante tutte le finzioni, un premier italiano non è un presidente alla Casa Bianca. Un cambio a Palazzo Chigi per mettersi al riparo e far ripartire la propria parte politica non è un autodafé. O il Cav. ha una V2 segreta, pronta per sbaragliare l'assedio?

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"