Il Cav. deve tenere botta

Alessandro Giuli

Berlusconi deve resistere. Non c'è altra via che non conduca verso il buio. Mollare poteva farlo prima, quando c'erano le condizioni per negoziare un patto di sistema con il presidente della Repubblica (che è anche capo del Csm) e quel che resta della classe dirigente democratica. E sopra tutto quando la salute della cosa pubblica era tale da consentire senza troppi singulti un avvicendamento pilotato. Adesso le condizioni ambientali, economiche e politiche sono troppo tempestose: non esiste ancora all'interno della maggioranza una visione comune del dopo Berlusconi.

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    Berlusconi deve resistere. Non c'è altra via che non conduca verso il buio. Mollare poteva farlo prima, quando c'erano le condizioni per negoziare un patto di sistema con il presidente della Repubblica (che è anche capo del Csm) e quel che resta della classe dirigente democratica. E sopra tutto quando la salute della cosa pubblica era tale da consentire senza troppi singulti un avvicendamento pilotato. Adesso le condizioni ambientali, economiche e politiche sono troppo tempestose: non esiste ancora all'interno della maggioranza una visione comune del dopo Berlusconi né una figura credibile per rappresentare una continuità d'azione nella rottura (è troppo acerbo e conteso il ruolo di Angelino Alfano). Piaccia o no, il Cav. una maggioranza ce l'ha.

    Tolto lui, la guida dell'Italia verrebbe precipitata nella disponibilità d'un consesso di minoranze incoerenti, una giustapposizione di debolezze inadatta a gestire lo stato d'emergenza. Nessuno può negare che l'Italia giace in condizioni eccezionalmente critiche. E chi oggi reclama elezioni anticipate, se non è in mala fede, deve spiegare per quale ragione ne ha escluso l'opportunità in circostanze migliori dicendo di non voler lasciare la Patria in balìa dei venti contrari. Proviamo a rispondere noi: i sondaggi dicono che il Pd ora vincerebbe nelle urne. Probabile. Ma non saprebbe come né con chi governare. E torniamo al punto centrale della questione: l'Italia necessita di un blocco politico ed elettorale omogeneo che ne guidi l'uscita dalla crisi, in un anno circa di legislatura questo è ancora possibile e la sola persona in grado di compattare il consenso indispensabile è Berlusconi. La sua funzione istituzionale lo chiama con prepotenza a dedicarsi al bene comune. E questo bene comune, per una volta, se non coincide direttamente con l'utile berlusconiano per lo meno lo richiede come condizione per l'esercizio dell'autorità politica.

    L'utile berlusconiano è, nell'essenza, la libertà (temporanea e non illimitata) dall'assedio mediatico-giudiziario che paralizza l'esecutivo. Dunque urge un salvacondotto? Sì, proprio quel salvacondotto che alcuni esponenti delle opposizioni dicono di voler garantire al Cav. in cambio delle dimissioni; e che invece gli si dovrebbe offrire come ultima, gravissima investitura prima della convocazione dei comizi nel 2013. Nel giudizio finale su Berlusconi peserebbe, ovvio, anche questo sovrappiù di concessioni da parte della Repubblica. Non penso ci siano altre vie incruente per uscire dallo stallo e dal ciclo biopolitico berlusconiano. A meno di voler consegnare l'ultimo lacerto di sovranità nazionale a uno o più tutori stranieri, sia pure per interposto tecnocrate con passaporto italiano.

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