Sesso, politica e media
Ci risiamo, un altro scandalo a sfondo sessuale si abbatte sul palazzo di Westminster. George Osborne, il quarantenne cancelliere dello Scacchiere dalla faccia da schiaffi, amico intimo e collega leale del premier David Cameron, viene additato per presunte inconfessabili attività da “sesso, droga e rock'n'roll”. Come ha osservato Matthew D'Ancona, successore del sindaco londinese Boris Johnson alla direzione dello storico settimanale di destra Spectator, “in un momento politico critico, con la crisi economica dell'Eurozona, nei corridoi di Westminster tutti parlavano soltanto del ritorno di ‘madam' Natalie Rowe e delle sue denunce colorite a proposito delle (presunte) esuberanze giovanili di George Osborne”.
Ci risiamo, un altro scandalo a sfondo sessuale si abbatte sul palazzo di Westminster. George Osborne, il quarantenne cancelliere dello Scacchiere dalla faccia da schiaffi, amico intimo e collega leale del premier David Cameron, viene additato per presunte inconfessabili attività da “sesso, droga e rock'n'roll”.
Come ha osservato Matthew D'Ancona, successore del sindaco londinese Boris Johnson alla direzione dello storico settimanale di destra Spectator, “in un momento politico critico, con la crisi economica dell'Eurozona, del sistema bancario su scala mondiale, nei giorni della visita di Cameron a Mosca e della resa dei conti tra il Partito laburista e i sindacati che lo sostengono, nei corridoi di Westminster tutti parlavano soltanto del ritorno di ‘madam' Natalie Rowe e delle sue denunce colorite a proposito delle (presunte) esuberanze giovanili di George Osborne”. D'Ancona parla di “ritorno” perché la storia non è nuova: i festini di quindici anni fa, un periodo in cui Osborne non era ancora una figura pubblica, sono già stati denunciati dal fu News of the World, che gli aveva dedicato un servizio di copertina nell'ottobre del 2005.
Secondo i dettagli più succulenti, il giovane rampollo – figlio di Sir Peter Osborne, 17esimo baronetto della linea di successione, nonché erede delle fortune di Osborne & Little, prestigiosa azienda di carta da parati di qualità – avrebbe più volte sniffato cocaina insieme con Natalie Rowe. Il futuro cancelliere dello Scacchiere, inoltre, avrebbe dimostrato “uno spiccato interesse per la sua collezione di fruste, catenacci, indumenti in gomma per il ‘bondage' e una vasta gamma di giocattoli erotici”.
La storia è tornata in vita, a distanza di anni, per colpa dell'“Hackgate”, lo scandalo delle intercettazioni illecite da parte dei giornalisti del gruppo editoriale del tycoon australiano Rupert Murdoch. A sputtanare Osborne in prima pagina, nell'autunno del 2005, era infatti stato Andy Coulson, allora direttore del tabloid domenicale News of the World (soprannominato, dai maligni, “Screws of the World”, scopate del mondo). Si era, allora, nel bel mezzo della campagna per la successione alla leadership conservatrice di Michael Howard. George Osborne non era tra i candidati, ma si stava adoperando come “campaign manager” per l'amico David Cameron – già di suo al centro di una valanga di accuse lanciate dai tabloid, a proposito di un (presunto) uso massiccio di cocaina in gioventù.
Il direttore che aveva messo in pagina lo scoop anti Osborne, Andy Coulson, sarebbe stato assunto nel giro di due anni dallo stesso Cameron. A proporlo con forza per dirigere le comunicazioni dei Tory era stato proprio il futuro cancelliere dello Scacchiere. Per le malelingue del “Westminster village”, la raccomandazione di Osborne, determinato a destinare a Coulson l'importantissimo (e remuneratissimo) incarico da spin doctor, suona molto sospetta. Una mossa del genere, dopo uno scandalo che aveva messo Osborne in grande difficoltà, deve nascondere qualcosa. Ci sono altri segnali che inducono al sospetto: Natalie Rowe ha scelto di farsi difendere da quel Mark Lewis che, durante l'Hackgate, è stato per un attimo l'avvocato più famoso del Regno Unito. Lewis, infatti, era il legale della famiglia di Milly Dowling, la teenager uccisa da un pervertito, all'origine dello scandalo che ha portato alla chiusura del News of the World (un giornalista aveva intercettato il cellulare della ragazza, sviando accidentalmente le indagini e convincendo i genitori che, vedendo la segreteria telefonica vuota, Milly fosse ancora viva).
Uscendo dal consueto riserbo degli avvocati anglosassoni (parlare con i media quando un caso è sub judice è un'imprudenza che può costare la radiazione), Lewis ha detto alla tv di stato australiana Abc che, con lo scoop del 2005, “Andy Coulson ha fatto un grosso favore a George Osborne e forse, qualche anno dopo, era arrivato per Osborne il momento di renderglielo”. Ovviamente si sta parlando di un articolo di sei anni fa e di uno scambio di favori tutto da verificare, senza nessun elemento di prova (tranne il sospetto che qualunque azione di Rupert Murdoch o di un suo uomo dev'essere, ipso facto, per forza malvagia).
Come spiega anche Matthew D'Ancona, i Tory avevano un ottimo motivo per offrire a Coulson il posto di spin doctor. Osborne, da fine politico, aveva capito che un giornalista così aggressivo, da poco dimessosi dalla direzione del News of the World, era subito da ingaggiare: al di là dei danni subiti per i suoi scoop, Cameron non avrebbe avuto che da guadagnare, mettendo il talento propagandistico di Coulson al servizio del partito. Ma il ragionamento più ovvio e lineare, al momento, non è di alcun interesse per i media e per il teatrino della politica britannica (come recita il vecchio adagio giornalistico inglese, “it's sex that sells newspapers”).
Così adesso, dietro l'abile regia dell'avvocato Mark Lewis, l'ex amante di un vecchio amico di Osborne (è questa la ragione per cui i due si sono conosciuti) diventata poi “dominatrix” professionista avrà i suoi doverosi quindici minuti di notorietà. Declinerà con dovizia di particolari le posizioni preferite dal responsabile delle finanze della sesta potenza economica mondiale, magari con abbondanti riferimenti alle quantità di cocaina sniffata.
Cameron e Osborne sono in grado di resistere senza problemi all'annunciata crociata scandalistica dell'accoppiata Rowe-Lewis. Di certo, però, non gradiranno la pubblicazione di altri dettagli piccanti, proprio durante la “party conference season”, la stagione settembrina dei congressi di partito, quando gli occhi dei media, sempre più indiscreti e (galeotta fu la blogosfera) meno inclini a controllare i fatti, cercheranno di sfruttare il minimo malumore per scatenare liti fra i protagonisti del teatrino della politica britannica.
Tutta questa ossessione dei sudditi di Sua Maestà per la vita privata dei personaggi pubblici e politici è sempre suonata strana agli stranieri, soprattutto se rapportata alla storica attenzione alla riservatezza (il concetto stesso di “privacy” è di chiara derivazione anglofona). Questa dissonanza apparente trova una sua ragione nel rapporto particolare che lega i popoli anglofoni (e in larga misura anche degli altri paesi di tradizione protestante) alle loro “public figures”: le anomalie o le esuberanze private di politici, reali, giornalisti o personaggi dello spettacolo sono considerate di pubblico interesse, sia per la loro natura di “specchio del carattere pubblico” della persona, sia perché, in una cultura ormai post religiosa, la confessione è stata rimpiazzata dall'autodenuncia nella piazza pubblica. Il rigore agghiacciante delle autodenunce pubbliche di sapore calvinista dei secoli scorsi, ora, è stato rimpiazzato da un sistema mediatico senza alcuno scrupolo deontologico.
E' lo stesso rapporto che c'è tra l'inflessibilità di calvinisti ed evangelici dei secoli scorsi e il fascino incrollabile, in alcuni paesi storicamente protestanti, per il BDSM (Bondage, Discipline, Sadism and Masochism). Non è un caso che, nel nazismo tedesco, il filone erotico sia particolarmente florido. Da “La caduta degli dei” di Luchino Visconti, al “Portiere di notte” di Liliana Cavani, ai disegni di “pornografia alta” dell'ormai leggendario Tom of Finland, a numerosi altri romanzi, film e commedie teatrali di valore artistico variabile, c'è un fortissimo fascino per il rapporto fra il potere di un regime totalitario e la crudeltà spicciola del desiderio personale. Lo sa bene Max Mosley, presidente della Federazione automobilistica internazionale (Fia), nonché figlio di quel Sir Oswald Mosley che fu fondatore e leader della British Union of Fascists negli anni Trenta, che nel 2008 ha querelato il News of the World per una serie di articoli sulla sua passione per il BDSM. Anche nel suo caso, il cliché erotico era totalmente ispirato all'estetica nazista (e non a quella dei militari fascisti o stalinisti, che pure avevano divise altrettanto splendide). Ovviamente al News of the World non sprecarono l'occasione per titolare il loro scoop “F1 boss has Sick Nazi Orgy with five Hookers” (il patron della Formula Uno fa un'orgia perversa in stile nazista con cinque puttane).
Gli inglesi sono affascinati dal BDSM almeno dal Settecento, come testimonia “Fanny Hill”, lo scandaloso romanzo di John Cleland, pubblicato nel 1749, quando iniziavano ad aprire i primi bordelli londinesi specializzati nella flagellazione. Il grande filosofo inglese Edmund Burke, padre del conservatorismo inglese e grande antagonista degli eccessi violenti della rivoluzione francese, non era certo estraneo a questo tipo di piaceri, a cui dedicò alcuni passaggi nel suo saggio in forma di lettera “On Taste: On the Sublime and the Beautiful; Reflections on the French Revolution” (dove il concetto di “sublime” era intimamente collegato al piacere sadomasochista).
Malgrado le sue origini continentali – come testimoniano i “padri nobili” del BDSM, il marchese De Sade e Leopold Sacher-Masoch – il culto del “kinky sex” (perverso, da “famolo strano”) ha avuto la sua massima espressione in Inghilterra, spesso proprio nei piani alti dell'establishment: più responsabilità di stato si portano sulle spalle, più forte sarà il desiderio di rilassarsi in complicati giochi sadomaso, insegna la teoria dominante. Non deve sorprendere quindi che la prima Bibbia del filone BDSM ha visto la sua prima edizione in Inghilterra, nel 1875. “A History of the Rod”, una storia della verga, tomo di 550 pagine ampiamente illustrate scritto da un certo reverendo William Cooper (una copia è finita persino nell'ampia biblioteca del nonno di chi scrive, il mite e probo reverendo anglicano Clarence Ward). Colpisce la litografia quasi pornografica della “bellissima Madame Lapuchin flagellata per espressa volontà dell'imperatrice Elisabetta di Russia”, quanto quelle vignette di “Britannia flagellata da William Pitt” (ossia il giovane premier tory d'epoca napoleonica che colpisce con due diverse verghe, una nuda e palesemente sofferente Britannia, simbolo sacro dell'unione dei popoli britannici).
Anche negli altri paesi nordeuropei le pratiche BDSM sono molto diffuse, come testimonia il fatto che Danimarca (nel 1995), Svezia (2009), Norvegia (2010) e Finlandia (2011) siano state le prime nazioni europee a depennare il sadomasochismo dall'elenco delle malattie.
E' curioso come in Italia resistano sia la leggenda metropolitana di “niente sesso, siamo inglesi” (un cliché giornalistico derivato dalla fortunata commedia “No Sex please, we're British” del 1971) sia la convinzione che i lettori britannici si scandalizzino per quanto leggono sulle pratiche sessuali, più o meno anomale, dei loro personaggi pubblici. Il sesso, in tutte le sue varianti, piace da morire agli inglesi, specialmente come “spectator sport”: se i tabloid britannici hanno una tiratura storicamente altissima, lo devono proprio alla mania dei lettori per i dettagli più piccanti degli amplessi illeciti dei protagonisti del palcoscenico nazionale.
Il Regno Unito, fino al 1998, anno del Sexgate clintoniano, deteneva anche il primato dello scandalo a sfondo sessuale più celebre: quello di John Profumo e Christine Keeler, nel 1963. A fare scalpore non era certo il fatto che il ministro della Difesa John Profumo avesse fatto le corna alla moglie Valerie, quanto le sue bugie in Parlamento e il lassismo sul fronte della sicurezza nazionale in piena Guerra fredda (visto che il ministro frequentava la bella Keeler, presentatagli dal noto spacciatore Johnny Edgecombe, in un condominio dove abitava un diplomatico sovietico alle dipendenze del Kgb, Yevgeni Ivanov). La sequela di belle donzelle, convocate in tribunale per confessare i loro exploit sexy con i vertici del governo in un'epoca piuttosto morigerata, era un manna dal cielo per i lettori (ma anche per gli editori).
Così i tabloid, seguiti a distanza poco più che discreta dai “broadsheets” di qualità, si sono votati alla caccia dei vip britannici da sorprendere con i pantaloni all'altezza delle caviglie. Insieme alla stampa, si è mosso il cinema di bassa lega. Dal 1958, un gruppo di attori (sempre gli stessi, spesso bravissimi) ha girato una trentina di film “Carry On”, pellicole allegramente volgari che abbinavano doppi sensi, scene molto ammiccanti e trame piuttosto banali per raccontare ai cittadini delle classi più basse una vis erotica difficilmente reperibile nelle loro vite quotidiane. Uccisa dopo vent'anni sia dall'avvento del cinema pornografico professionale sia dalle prime avvisaglie del politicamente corretto, la serie delle commedie “Carry On” ha rispecchiato fedelmente i gusti erotici privati degli inglesi medio-bassi, condendoli con riferimenti divertenti ai gusti dell'allora classe dirigente.
Ma poi, la realtà degli estrosi gusti “kinky” dei vip inglesi ha superato la fantasia degli sceneggiatori dei film “Carry On” e delle mille sitcom radio-televisive: dal ministro conservatore del governo Macmillan (1956-63) che amava farsi vestire da cameriera (con tanto di cresta inamidata in testa), farsi chiamare Mary e farsi obbligare a spazzare per terra da una dominatrix, al leader dello storico Partito liberal, l'aristocratico ed elegantissimo Jeremy Thorpe, processato nel '79 per aver tentato di uccidere il suo amante Norman Scott (la moglie Marian lo perdonò, l'elettorato no), al sottosegretario del governo tory Lord Anthony Lambdon, che frequentava le prostitute con le quali fumava le canne, portandosi appresso (questa la vera ragione dello scandalo) le sue “red boxes”, le valigette ministeriali con le carte riservate di stato.
Non erano però venute alla luce (mediatica) le prodezze del sessuomane Tom Driberg (coltissimo e divertentissimo deputato laburista postbellico, i cui diari scabrosi, “Ruling Passions”, sono fra i migliori mai pubblicati). Sotto lo pseudonimo William Hickey – che secondo alcuni nascondeva una spia del Kgb, secondo altri della Cia – inventò lo stile moderno delle “gossip column”. In un periodo in cui l'omosessualità era ancora penalmente perseguibile, Hickey era assolutamente senza vergogna nella sua ricerca di giovani partner occasionali nei luoghi pubblici. Faceva “cruising” tutti i giorni nei bagni pubblici sottoterranei accanto al Parlamento, tanto che un giorno in cui era richiesta la sua presenza per votare, il capogruppo laburista aveva mandato un emissario ai “public lavatories” per ripescarlo (il sempre malizioso Winston Churchill, amico ma rivale politico, commentò con la celebre battuta: “Driberg è l'uomo che ha dato alla sodomia una cattiva reputazione”).
Ora che (quasi) tutte le varie passioni erotiche sono lecite e persino ammirate, l'idea di un George Osborne in versione sadomaso è soltanto una curiosità tecnica. Non più tardi di quindici anni fa, invece, le gesta sessuali di numerosi colleghi di Osborne, finite sui tabloid, sono spesso costate la carriera all'interessato. Memorabile il caso del raffinato ministro della Cultura David Mellor, che, secondo la sua maîtresse, amava indossare la casacca azzurra del suo amato Chelsea. Ma anche quello del leader dei Lib-Dem, l'insopportabilmente spocchioso Paddy Ashdown, che se la faceva con la segretaria in tutti gli angoli dell'ufficio: grazie al nomignolo “Paddy Pantsdown” (Paddy con le mutande abbassate), è ormai difficile per un inglese prendere sul serio Lord Ashdown, anche nelle vesti di super emissario dell'Onu.
Tragica invece la fine dell'ambizioso parlamentare tory Stephen Milligan, il cui corpo esanime, nel 1994, fu scoperto dalla segretaria in seguito a un complicato (e rischiosissimo) gioco erotico di autostrangolamento e self-bondage, in calzamaglia nera trasparente, lingerie femminile e un'arancia in bocca. Dopo una serie di casi simili, l'allora premier tory John Major aveva lanciato la campagna moralizzante “back to basics”, finita subito nel ridicolo, contribuendo in modo sostanziale alla forte sconfitta del suo partito alle elezioni del maggio 1997.
A immortalare il triste caso di Milligan non era tanto la rivelazione mediatica nei minimi particolari, quanto l'uso che ne hanno fatto i comici satirici, che ci hanno scherzato a lungo per meglio colpire il governo di John Major. I produttori del tuttora fortunatissimo show satirico della Bbc “Have I got news for you?”, per pubblicizzare la loro trasmissione, s'erano spinti persino a mandare calzamaglie nere, lingerie femminile e arance a una serie di giornalisti e commentatori politici. Humour pesante, di cattivo gusto? Forse è la testimonianza della vera parola d'ordine dei media britannici: “Niente discrezione, siamo inglesi”. E' probabile che, in onore a questa massima, anche George Osborne, nelle prossime settimane, subirà qualcosa di simile, a commento delle sue (presunte) esuberanze giovanili.
Il Foglio sportivo - in corpore sano