Anonimo a chi?
Tutti nudi davanti a mr. Facebook
Con "Timeline", Facebook fa un cambio radicale. Al posto della bacheca, la faccia con cui un utente sceglieva di rapportarsi ai suoi amici, c'è un flusso biografico, una sorta di capsula del tempo in grado di contenere, in un paio di scroll, tutta la vita di un iscritto al social network. Nessuno è obbligato a completarlo in tutti i dettagli: è la storia della tua vita, te la gestisci come meglio credi.
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Con "Timeline", Facebook fa un cambio radicale. Al posto della bacheca, la faccia con cui un utente sceglieva di rapportarsi ai suoi amici, c'è un flusso biografico, una sorta di capsula del tempo in grado di contenere, in un paio di scroll, tutta la vita di un iscritto al social network. Nessuno è obbligato a completarlo in tutti i dettagli: è la storia della tua vita, te la gestisci come meglio credi. Puoi glissare sulle ex fidanzate che non hai piacere a ricordare, ma perché non mettere le tue foto da bambino, dei primi saggi estivi e della gita con quei matti della 5 B? Per rendere la cosa più allettante, gli uomini di Mark Zuckerberg hanno pensato a una corona di nuove applicazioni che pian piano faranno scivolare anche i più restii dalla parte di "Timeline".
Tutto si farà sempre di più dentro Facebook e tutto sarà sempre più a viso scoperto. Con "Timeline", infatti, mantenere l'anonimato sarà sempre meno invitante (e sempre più complicato). Cosa ci guadagna Facebook, a parte il deposito dei nostri ricordi sui loro server? Scandagliando la nostra storia, l'evoluzione dei nostri gusti e delle nostre relazioni con cose e persone, potrà farci bersagliare da pubblicità che non potremo non cliccare.
Zuckerberg avrà così realizzato l'oggetto del desiderio dei pubblicitari: un sito internet che attira a sé, per frazioni di tempo molto significative, degli utenti di cui conosce anche il numero dei capelli. Un paradiso per chi, di mestiere, passa le giornate a fare reverse engineering del nostro cervello, per capire cosa può piacerci o quali nuovi bisogni potremmo scoprire di avere (Apple docet). Nel sogno del social network di vetro, in cui resistono giusto i muri di cinta che lasciano fuori i "non amici", celarsi dietro a una maschera o a un senal diventa sempre meno conveniente. Sarà sempre più comodo prendere la via maestra. Alla fine ci ritroveremo nudi di fronte a Zuckerberg, ma lui saprà darci proprio i vestiti che volevamo.
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