Come fa a far tutto?

Annalena Benini

"Credo nella parità dei sessi? Non lo so", dice Kate (la mamma stressatissima di “Ma come fa a fare tutto”, e non riuscendo a fare tutto, cioè andare al cinema a vedere Sarah Jessica Parker che finge di avere i capelli in disordine, si può sfogliare il romanzo di Allison Pearson, pubblicato da Mondadori). Era una bella idea, quella della parità. “Possono offrirci ottimi posti di lavoro e tutta l'aspettativa possibile in caso di maternità, ma finché gli uomini non saranno programmati per notare che è finita la cartigienica, qualsiasi progetto è destinato a fallire”.

    "Credo nella parità dei sessi? Non lo so", dice Kate (la mamma stressatissima di “Ma come fa a fare tutto”, e non riuscendo a fare tutto, cioè andare al cinema a vedere Sarah Jessica Parker che finge di avere i capelli in disordine, si può sfogliare il romanzo di Allison Pearson, pubblicato da Mondadori). Era una bella idea, quella della parità. “Possono offrirci ottimi posti di lavoro e tutta l'aspettativa possibile in caso di maternità, ma finché gli uomini non saranno programmati per notare che è finita la cartigienica, qualsiasi progetto è destinato a fallire”.

    Lei è una donna molto in carriera (qualcosa non torna: secondo “Salon” una manager come lei guadagna circa 750 mila dollari l'anno, più lo stipendio del marito architetto, ma la Kate del romanzo sostiene di vivere in uno “squallore medievale”, con la frutta marcia per terra, la baby sitter che non arriva, e a un certo punto i ratti che invadono il soggiorno, proprio mentre la suocera è in visita di controllo; si suggerisce, dato l'alto reddito, una colf fissa e in regola, che risolverebbe efficacemente tutti questi problemi insieme, compreso il cambio del rotolo di cartigienica). Dilaniata dai sensi di colpa perché non riesce a mettere a letto i suoi figli, raccontare loro le favole, preparare dolci casalinghi, dormire una notte intera (a parte quando viaggia per lavoro in business class e in alberghi con grandiosi servizi in camera), Kate deve inventare, sul lavoro, scuse finte da uomo invece di usare quelle vere da donna perché gli alti dirigenti non sopportano le scuse vere da donna.

    Le scuse finte da uomo hanno a che fare con un motore a combustione interna (mi si è fermata la macchina, mi hanno tamponato, avresti dovuto vedere che coda in, aggiungere una via a piacimento, un deficiente con un furgone bianco, semafori impazziti). Scuse vere da donna: vomiti notturni di un neonato con l'influenza, baby sitter latitante, sciopero a scuola, pianti irrefrenabili di bambini trascurati, bambini trascurati con frattura del braccio causa caduta dal tavolo. Le scuse vere da donna sono impresentabili, si sa, ma mai quanto i dolcetti di frutta secca non fatti in casa ma meschinamente comprati in pasticceria per la recita natalizia della figlia.

    Provocheranno il sogghigno delle Madri Superiori, quelle che fieramente non lavorano (loro sì, categoria spietata, intransigente, palestrata, sospettosa, che porta alle feste trecce di pane casalingo lunghe come quella di Raperonzolo, per trasportare le quali ci vogliono almeno due coppie di gemelli) e sono in costante concorrenza fra loro per assicurare parti di rilievo nelle recite ai loro figli. La parità fra i sessi non è più un problema, perché è stata superata dall'antipatia manifesta fra le Madri Superiori e le Madri Paria, quelle che si nascondono nella borsa quando la maestra chiede: chi vuole fare la rappresentante di classe quest'anno?

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.