Scomunica rimandata

Bagnasco chiede aria nuova, non fa sconti e pensa al poi

Paolo Rodari

“I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune”. Il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, non ha citato direttamente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma è chiaro che era lui il convitato di pietra della prolusione tenuta ieri in apertura del Consiglio permanente dei vescovi italiani. In un testo dove non sono mancate stoccate alla magistratura è emersa assai chiara la volontà del capo dei vescovi di uscire dall'angolo nel quale, in queste settimane, sembravano averlo costretto coloro che hanno accusato la chiesa di troppo silenzio.

    “I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune”. Il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, non ha citato direttamente il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma è chiaro che era lui il convitato di pietra della prolusione tenuta ieri in apertura del Consiglio permanente dei vescovi italiani. In un testo dove non sono mancate stoccate alla magistratura per “l'ingente mole di strumenti di indagine messa in campo”, e a certi media per “la dovizia delle cronache a ciò dedicate”, è emersa assai chiara la volontà del capo dei vescovi di uscire dall'angolo nel quale, in queste settimane, sembravano averlo costretto coloro che hanno accusato la chiesa di troppo silenzio. Bagnasco invece non ha taciuto, seppure scegliendo parole diverse, puntuali ma non sguaiate, da quelle usate da chi chiede la pubblica scomunica della chiesa per il capo del governo. Ha parlato di “deterioramento del costume e del linguaggio pubblico” causato da “comportamenti non solo contrari al pubblico decoro, ma intrinsecamente tristi e vacui”. Ha ricordato che “non è la prima volta” che è intervenuto in merito. Già nel settembre 2009 e nel gennaio 2011 aveva detto che  “chiunque sceglie la militanza politica deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell'onore che comporta”. Ma, dice al Foglio il combattivo vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero: “Il testo di Bagnasco, seppure duro, non vuole dare la spallata a nessuno. Dice le cose che la chiesa è giusto non eluda mai. Non è certo compito nostro destituire un capo di governo”.

    Eppure gli anni del cardinale Camillo Ruini nei quali la chiesa, pur predicando la necessità di presenziare entrambi i poli, ha goduto di un asse di amicizia privilegiato con Berlusconi sembrano giunti al capolinea. Si è ormai potentemente aperta all'interno delle gerarchie e del laicato una riflessione sul dopo i cui contorni iniziano a essere chiari. Li ha delineati Bagnasco tra le righe della prolusione: la chiesa non vuole iscriversi né al partito degli “indignati” né a quello dei “rassegnati”, ha detto, senz'altro consapevole delle rappresentanze politiche che queste due parole evocano, e forse un po' preoccupato che tali atteggiamenti incontrino nel mondo cattolico più simpatie del dovuto. “C'è piuttosto da purificare l'aria, perché le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate”.

    Evidente che debbano essere gli stessi
    cattolici, quelli impegnati nell'associazionismo come quelli appartenenti ai movimenti, a esprimere qualcosa di concreto di qui in avanti: sia che si tratti di un soggetto pre politico, sia che si arrivi a un partito tout-court: “Una presenza dei cattolici nella società civile e nella politica”, ha detto Bagnasco, “sembra rapidamente stagliarsi all'orizzonte”. E cioè “la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che coniugando strettamente l'etica sociale con l'etica della vita sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni”.

    Dietro le parole di Bagnasco
    sembra evidente anche una sorta di pax raggiunta tra segreteria di stato vaticana e Conferenza episcopale sulla strada da percorrere in futuro. La base chiamata a essere protagonista, infatti, viene da mondi diversi, da Sant'Egidio alle Acli, dalla Compagnia delle Opere alla Cisl fino a Confartigianato, Confocooperative, Movimento cristiano lavoratori, Focolarini. Dice Carlo Costalli, presidente di Mcl: “Le parole di Bagnasco sul nuovo soggetto di interlocuzione con la politica sono un chiaro programma. A Todi il prossimo 17 ottobre il Forum delle associazioni del mondo del lavoro convocherà tutte le sigle per dibattere sul futuro”. Nascerà un nuovo partito cattolico? “Difficile rispondere”, dice Costalli. “Ciò che è certo è che vogliamo creare un forte blocco sociale che orienti i percorsi e formi la nuova classe dirigente. Andiamo incontro a uno ‘scomporsi' e poi a un ‘ricomporsi' delle forze politiche. Nella ricomposizione vogliamo esserci”.