Proposta concreta e controversa per politiche pro crescita
“Siamo come su un jet che sobbalza, perché fuori c'è tempesta e l'aereo non è dei migliori. I passeggeri sono allarmati, il pilota sa che non c'è pericolo, ma sa che a lungo andare, senza preavviso, se manca la benzina (cioè la crescita) l'apparecchio può perdere l'assetto di volo e quindi avvitarsi. Un attimo, che può sorprendere tutti”. Luigi Abete, presidente di Bnl e di Assonime (l'associazione tra le società per azioni), descrive al Foglio con un'immagine la crisi. Il velivolo rappresenta l'economia italiana, appesantita dal debito e minacciata da una stretta del credito che per ora non c'è, ma incombe.
“Siamo come su un jet che sobbalza, perché fuori c'è tempesta e l'aereo non è dei migliori. I passeggeri sono allarmati, il pilota sa che non c'è pericolo, ma sa che a lungo andare, senza preavviso, se manca la benzina (cioè la crescita) l'apparecchio può perdere l'assetto di volo e quindi avvitarsi. Un attimo, che può sorprendere tutti”.
Luigi Abete, presidente di Bnl e di Assonime (l'associazione tra le società per azioni), descrive al Foglio con un'immagine la crisi. Il velivolo rappresenta l'economia italiana, appesantita dal debito e minacciata da una stretta del credito che per ora non c'è, ma incombe. Il punto di riferimento per le banche sta diventando il tasso del Btp, non più l'Euribor, e ciò rende sempre più cara la provvista di denaro, con conseguenze crescenti sulla disponibilità di credito per l'economia reale. Tuttavia, Abete non ritiene che esista al momento un fabbisogno acuto di liquidità ed è fiducioso che la Bce eviterà che si giunga a quel punto. “Ho letto le posizioni del Foglio, ma non penso che esista un rischio euro”, dice, la Bce e i governi alla fine sapranno gestire questa situazione: nessuno nell'Ue soffre di sindrome suicida. “Jean-Claude Trichet ha agito bene, rispettando i vincoli statutari e interpretandoli con la necessaria flessibilità”, aggiunge. La Bundesbank si metterà di traverso? “Non lo credo. Anzi, sono convinto che, nel momento in cui la gestione del debito passerà pienamente nelle mani del Fondo di stabilità, la Bce abbasserà anche i tassi di interesse”.
Il problema dei problemi è la crescita, non il debito che “non è a rischio, gli investitori internazionali più informati lo sanno, anche se molti, per prudenza, da un paio di mesi, stanno riducendo le posizioni. Lo stato italiano è ricco, il paese ha un'ampia e diffusa base patrimoniale; il conto economico è positivo come dimostra la bilancia commerciale al netto dei picchi di petrolio e gas”. Crescere non serve solo per riequilibrare i conti pubblici. Certo, aiuta, ma per quello bisogna vendere i gioielli di famiglia e ridurre la spesa pubblica, spiega Abete.
Risanamento e sviluppo sono collegati. Però vanno affrontati in parallelo. “Bisogna mettere al centro, con la massima urgenza, un'agenda per la crescita e ciò riguarda il governo, ma anche l'opposizione; chi riesce a farsene carico con una proposta complessiva farà bingo in termini di consensi”. Questa agenda si basa su “uno scambio sociale globale. I sindacati debbono mettere sul tavolo le pensioni (la mia idea è tre anni in più di lavoro per tutti); la proprietà, i ceti abbienti, debbono essere disponibili a concedere una tassazione ordinaria sui patrimoni (io propongo una imposta dell'uno/due per mille su tutto, case, azioni, titoli pubblici); la politica deve impegnarsi sulle liberalizzazioni e le privatizzazioni dei servizi pubblici locali”.
La patrimoniale è una proposta che divide. “Il dibattito è mal impostato – precisa Abete – Non deve essere utilizzata per ridurre il debito, tanto meno deve avere carattere straordinario. Serve per riequilibrare il sistema fiscale. Per questo l'ho chiamata Ctc, contributo per la trasparenza e la crescita. Fa parte di una rimodulazione delle imposte che prevede più Iva e meno Irpef sui redditi bassi, ma anche meno Ires e Irap. E' una questione di equità e di consenso. Come si può chiedere ai pensionandi di perdere una parte del loro reddito senza fare in modo che anche i più abbienti diano il loro contributo?”. Le resistenze vengono dai rentier. A differenza di Keynes, il presidente di Bnl non ne chiede l'eutanasia, ma la lunghezza d'onda è proprio la stessa.
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