Fratello di Tex e padre di Zagor, i fumetti piangono Sergio Bonelli
Più che del romanzo, anche nella sua declinazione popolare, il fumetto è un succedaneo del cinema. Come il film è un prodotto collettivo. C'è l'autore del personaggio e dell'architettura narrativa. Costui può essere, ma anche non essere, l'autore del soggetto di ogni singola puntata. Il quale soggettista non è necessariamente sempre colui che scrive la sceneggiatura e i dialoghi. Poi c'è chi crea l'immagine, colui che stabilisce la fisionomia dei personaggi principali. Non tutte le puntate però sono disegnate da lui.
Più che del romanzo, anche nella sua declinazione popolare, il fumetto è un succedaneo del cinema. Come il film è un prodotto collettivo. C'è l'autore del personaggio e dell'architettura narrativa. Costui può essere, ma anche non essere, l'autore del soggetto di ogni singola puntata. Il quale soggettista non è necessariamente sempre colui che scrive la sceneggiatura e i dialoghi. Poi c'è chi crea l'immagine, colui che stabilisce la fisionomia dei personaggi principali. Non tutte le puntate però sono disegnate da lui. Ci sono anche coloro che si occupano di scrivere materialmente le battute, di rendere i rumori eccetera, che si dedicano cioè al lettering, ovvero a tutto quello che in un fumetto corrisponde al sonoro di un film. I cultori sanno distinguere lo stile di un disegnatore da un altro disegnatore, riconoscere la mano del lettering.
Come nel cinema, negli albi, soprattutto in quelli della Sergio Bonelli Editore, i crediti sono sempre molto dettagliati. Nell'elenco non compare però una figura analoga a quella del produttore, di qualcuno cioè in grado di armonizzare i diversi talenti per garantire una coerenza narrativa e stilistica. Alla Sergio Bonelli Editore quella figura coincideva con quella del titolare e del direttore della casa editrice, cioè con Sergio Bonelli in persona.
Come nel cinema il ruolo di regista e di produttore sono spesso interscambiabili, anche Sergio Bonelli ha firmato come soggettista e sceneggiatore le vicende di eroi di grande successo (nei momenti migliori alcune le testate più famose sono arrivate a esaurire tirature di cinquecentomila copie), come Zagor e Mister No.
Se Sergio Bonelli ha poi abbandonato le creature del suo inchiostro è perché ha dovuto garantire l'unità di stile di tutta la sua famiglia di eroi che andava crescendo. Anche lo stesso capostipite richiedeva le sue cure. Tex Willer non era uno dei suoi figli, naturali o adottati. Era piuttosto un fratello minore. Era uscito nel 1949 (quando Sergio, nato a Milano il 2 dicembre 1932, stava ormai per finire le superiori), dalla penna di Bonelli padre (Gianluigi) e dalla matita straordinaria di Aurelio Galleppini. Era cresciuto buono, sano e forte, senza crepe e grinze, come ci si aspettava da uno di quegli eroi tutti d'un pezzo della letteratura popolare d'una volta. La serie infinita, le riedizioni e soprattutto il successo collezionistico, che faceva di certi numeri e di certe miniserie oggetti d'affezione, contesi a colpi di centinaia di migliaia di lire, non lasciavano intravedere la necessità di aggiustamenti di tiro. Eppure, per mettere anche il ranger benedetto da tutti i deboli e temuto dai prepotenti di ogni sfumatura d'epidermide, al passo dei suoi fratelli, nati nell'era della psicologia analitica, il produttore Bonelli instillò persino qualche dubbio, qualche incertezza nel ranger che assomigliava come una goccia d'acqua a Gary Cooper giovane.
Certo una vecchia quercia come Tex non poteva avere gli stessi i turbamenti del suo fratello minore Dylan Dog, che invece non solo era nato con la faccia bella ma un po' femminea di Rupert Everett, ma era stato battezzato con il nome e la clausola di un titolo (Portrait of the artist as a young dog) di un poeta maledetto gallese (Dylan Thomas); né avvertire gli sconcerti di un Nathan Never, costretto a giostrare contro cattivi di ogni gradazione tra l'umano e la macchina, in una città multistrato che avrebbe procurato una frezza bianca anche a eroi di lui ben più solidi. Di quelli e di altri eroi (Martin Mister, Julia ecc.) parliamo al passato non perché siano destinati a esaurirsi, ma perché Sergio Bonelli è morto ieri mattina.
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