Il cortile dei gentili è aperto ma ben sorvegliato. Chi entra?

Maurizio Crippa

“Proclamare al Parlamento tedesco che, quando sono in gioco questioni di fondo, la fonte ultima del diritto non è lo stato, che esiste un diritto naturale che non è soltanto una pretesa dei cattolici (‘una dottrina cattolica piuttosto singolare'), dire ‘come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente?'. Ecco, pensa quanto sarebbe importante questo coraggio intellettuale, questa libertà, anche nel nostro dibattito.

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    “Proclamare al Parlamento tedesco che, quando sono in gioco questioni di fondo, la fonte ultima del diritto non è lo stato, che esiste un diritto naturale che non è soltanto una pretesa dei cattolici (‘una dottrina cattolica piuttosto singolare'), dire ‘come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente?'. Ecco, pensa quanto sarebbe importante questo coraggio intellettuale, questa libertà, anche nel nostro dibattito. Ad esempio quando si parla  dell'articolo 29 della Costituzione, quello sulla famiglia, quanto sarebbe importante riconoscere che è nato da una grande intuizione antropologica, e non da una posizione di parte. Esattamente come avvenuto per la Costituzione tedesca, scritta, come ha detto il Papa parlando alla comunità musulmana, ‘in un'epoca storica radicalmente diversa, in una situazione culturale quasi uniformemente cristiana' eppure ‘ancora adatta alla Germania di oggi'. E questo per il fatto ‘che i padri della Legge fondamentale ebbero la piena consapevolezza, in quel momento importante, di dover cercare una base veramente solida, nella quale tutti i cittadini potessero riconoscersi'. Io credo che di questo papato, della sua forza, della sua lungimiranza ancora oggi in molti, soprattutto tra i politici non si siano resi conto”.

    In effetti, è vano cercare echi profondi di un viaggio importante come quello in Germania di Benedetto XVI sui grandi giornali laici, che invece l'hanno trattato con sufficienza provinciale. Più facile trovare un guizzo di attenzione sull'Unità, che ieri ospitava un commento di Edoardo Patriarca, segretario del comitato scientifico e delle Settimane sociali dei cattolici, a lungo portavoce del Forum del terzo settore. Nel suo commento, Patriarca notava innanzitutto come questo viaggio abbia offerto spunti ricchissimi per animare quel “cortile dei gentili” che lo stesso Papa ha proposto come luogo di dialogo aperto tra credenti e laici: quegli “agnostici”, ha detto domenica a Friburgo, che “a motivo della questione su Dio non trovano pace”  e  che “sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli di routine”. Conversando con il Foglio, Patriarca approfondisce il suo giudizio: “Benedetto XVI ha parlato a cattolici pensosi e a non credenti pensosi. Ha posto domande che interrogano tutti, ha parlato di libertà, non intesa come forma di narcisismo ma come forma di impegno e di responsabilità. Ha detto che ci sono argomenti su cui il criterio della maggioranza non è sufficiente a distinguere il bene dal male. Credo sia stato davvero un grande viaggio. E' triste che questi temi nel nostro dibattito non abbiano cittadinanza, e a volte anche nell'ambito cattolico, spesso piuttosto attardato”.

    Indubbiamente Benedetto XVI ha dimostrato un'apertura mentale, e culturale, notevole, con un grande apprezzamento del pensiero liberale. “Il discorso al Bundestag va secondo me letto in correlazione con quello, pure magnifico, a Westminster un anno fa. Anche lì il tema era la politica, lo stato, la democrazia e la legge. Però purtroppo, tra i cattolici – e parlo per esperienza di tanti incontri cui partecipo – quando si parla di libertà, di responsabilità in senso liberale, anche di una dottrina sociale cattolica che deve evolvere nel senso di una responabilità di tipo liberale, come dice il Papa, si viene accolti da facce perplesse, da obiezioni attardate su una concezione del bene comune davvero rivolta al futuro. Credo che a volte ci sia grande distanza con le idee espresse, anche in questi giorni, da Ratzinger”. Una bella fatica, in questo contesto, a parlare di minoranze creative… Ma l'impressione è che per ridare fiato a tante battaglie pur giuste promosse dai cattolici, sul bene comune, sui valori non negoziabili, sia necessario “volare alto”, portarsi al livello delle domande che il Papa ha posto al mondo politico, culturale e religioso in questi giorni. “Vedi anche l'invito ad ‘aprire le finestre'  al pensiero ecologista. Lui ribadisce che l'uomo è ‘anche' natura, e quindi se parli di natura devi parlare dell'uomo tutto intero. Pensiamo a quale differenza di sensibilità ci sia fra i Grünen, che ad esempio sulla bioetica, le biotecnologie sono sempre stati attentissimi, e l'ecologismo italiano”.

    Non è sconsolante che nel dibattito politico e giornalistico italiano l'interlocuzione dei laici alla chiesa sia solo la richiesta moralista della bacchettata a Berlusconi – vediamo come viene ripresa proprio in queste ore la prolusione del cardinal Bagnasco – o sull'immigrazione, o se si ricostruisce il polo centrista oppure no? “E invece mi sembra che il Papa lasci ben capire, al Bundestag come a Westminster, che la chiesa deve pensarsi all'interno di una grande democrazia liberale, con un suo polo liberale conservatore, e uno liberale progressista, e che nel confronto con questa democrazia possa trovare il suo spazio pubblico. Anche in questo caso è una visione molto lungimirante, alta, moderna”.

    E' a questo livello, secondo Patriarca, che può nascere un vero dialogo con i laici, il “cortile dei gentili”. Ma, forse, non è facile trovare né gli “agnostici pensosi” pronti, e nemmeno dei cristiani sufficientemente liberi per una simile sfida: “La cosa grandiosa è che invece Benedetto XVI esce dalle strette. Dice: ‘Parliamo di cosa è l'uomo, di cosa fonda il diritto'. Spesso invece il presunto dibattito è ridotto alle accuse laiciste e moraliste contro una chiesa che negherebbe la libertà, antiquata”. Non è questo il “cortile” che chiede. Invece pare proprio che al Papa non interessi interloquire nemmeno con quei cristiani che hanno solo il problema della “routine”, come l'ha chiamata, o di un recinto da proteggere. “Mi sembra grandioso anche in questo, come quando ha detto che a chi è stato ferito dalla pedofilia fa bene ad andarsene.

    Grandissima libertà di fede, ma anche intellettuale. Lui, agnostico o credente, cerca un interlocutore che accetti di partire dalla profondità di sé, dalla ‘questione di Dio'”. Identica posizione di libertà su Lutero: “Poteva limitarsi ai convenevoli, alle schermaglie di dottrina, ha detto che quello credeva in Dio, e dunque, se i cattolici voglioni riformare la chiesa, credessero di più in Dio. Dimostra che non ha paura”. Questo è Agostino, ed è anche una idea profonda della riforma della chiesa, come ha detto ai laici: non sono le formule, ma la fede che riforma la chiesa. Ma quanti interlocutori può trovare, per un cortile intellettualmente così aperto, eppure anche così sorvegliato, sotto il profilo della buona dottrina, della buona cultura? “Purtoppo, almeno in Italia, non mi pare abbia grandi risposte. Guarda la recente polemica triviale sull'Ici, guarda le accuse alla chiesa di essere invasiva, di voler normare la vita sociale. Accuse poi che vengono dalle stesse sponde che poi spingono perché la chiesa dica le due o tre cosette moralistiche che servono. Mentre lui al Bundestag dice che il cristianesimo non ha imposto come legge la Rivelazione, e chiede di parlare di filosofia e diritto, non di teologia. A Berlino come a Londra. Sono due passaggi di grande lungimiranza e lucidità”.

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    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"