Narcos contro blogger

Ma Zorro con chi sta?

Maurizio Stefanini

Los Zetas contro i blogger; i nuovi Zorro contro Los Zetas. Davanti al monumento a Cristoforo Colombo di Nuevo Laredo, nello stato di Tamaulipas, al confine con il Texas, è stato ritrovato sabato scorso il corpo seminudo e decapitato di María Elizabeth Macías Castro, una giornalista di 39 anni a capo della redazione di un quotidiano locale, e che firmava con lo pseudonimo NenaDLaredo un blog di denuncia dei narcos. Assieme al cadavere una tastiera di pc e un messaggio: “Sono qui per i miei reportages”.

    Los Zetas contro i blogger; i nuovi Zorro contro Los Zetas. Davanti al monumento a Cristoforo Colombo di Nuevo Laredo, nello stato di Tamaulipas, al confine con il Texas, è stato ritrovato sabato scorso il corpo seminudo e decapitato di María Elizabeth Macías Castro, una giornalista di 39 anni a capo della redazione di un quotidiano locale, e che firmava con lo pseudonimo NenaDLaredo un blog di denuncia dei narcos. Assieme al cadavere una tastiera di pc e un messaggio: “Sono qui per i miei reportages”. Dieci giorni prima sempre a Nuevo Laredo erano stati trovati i cadaveri appesi di due giovani, con l'avvertimento che lo stesso sarebbe successo a chiunque avesse usato le reti sociali per denunciare i narcos. Dal 2000 a oggi sono 68 i giornalisti assassinati in Messico, il paese, secondo Reporter senza frontiere, più pericoloso di tutto il continente americano per gli operatori della stampa. Nel 2007 un avvertimento era stato depositato a Veracruz accanto a una testa umana: “Questo è un regalo per i giornalisti, altre teste rotoleranno”. Quest'ultima escalation contro blogger e internauti è stata attribuita al cartello dei Los Zetas, che si è fatto ormai la fama del più feroce. Sono stati i Los Zetas, ad esempio, a massacrare 72 immigrati clandestini nell'agosto del 2010 nello stato di Tamaulipas. Sempre i Los Zetas hanno ucciso 52 persone in un casinò lo scorso 25 agosto a Monterrey.

    Ma proprio a Veracruz, mercoledì scorso la polizia ha trovato 35 cadaveri in due camionette parcheggiate vicino a uno dei centri commerciali più frequentati della città: 23 uomini e 12 donne, seminudi e con segni di torture, alcuni con la testa avvolta in sacchetti di plastica. I morti erano tutti pregiudicati: sequestro, estorsione, omicidio, spaccio di droga. Si trattava di Zetas, ragione per cui la strage è stata attribuita al rivale Cartello del Golfo, che contende la zona agli stessi Zetas e Familia Michoacana. Nelle 48 ore successive, altri 11 cadaveri sono stati ritrovati in varie zone di Veracruz. Gran finale, domenica 25 settembre è apparso su YouTube un video in cui cinque uomini corpulenti e incappucciati che si autodefiniscono gli ammazza Zeta “Los Mata Zetas”: un “braccio armato del popolo” con “l'unico obiettivo di farla finita con il cartello dei Los Zetas”. Ammettono di stare fuori dalla legge, ma spiegano che “solo lottando con eguaglianza di condizioni se potrà arrivare a sradicare il cartello dei Los Zetas”. “La società si rassicuri e abbia fede che noi, Los Mata Zetas, non facciamo estorsioni, non sequestriamo, e non toccheremo il patrimonio personale o della nazione, che rispettiamo in poteri esecutivi federale, statali e municipali nella loro lotta contro la delinquenza organizzata”.

    E' tornato Zorro? Per la verità, i Mata Zetas avevano già diffuso a luglio un video in cui mostravano un gruppo di incappucciati armati fino ai denti, in cui dicevano di far parte del Cartello di Jalisco. E nel 2009 la sigla era stata già usata da un esponente del cartello del Pacifico del Sud, ora in carcere. Insomma, c'è la forte possibilità che in realtà i Mata Zetas siano una replica dei Ppp: i “Perseguitati da Pablo Escobar” che si unirono alla lotta contro il capo dei Medellín, già messo all'angolo dal governo colombiano e americano, e che poi si scoprì essere la proiezione del rivale cartello di Cali. Alcuni analisti ritengono invece che davvero potrebbe trattarsi di un gruppo paramilitare genuino, magari appoggiato da autorità o imprenditori stanchi del crimine organizzato. Né mancano i gruppi di cittadini che stanno effettivamente organizzando ronde per conto proprio e società di sicurezza americane, come la Blackwater, hanno mandato in Messico contractors. Maurcio Fernández da sindaco del municipio di San Pedro Gaza García (il più ricco del Messico) si era vantato di aver pagato una milizia privata, per farne anche il più sicuro. Il governo federale l'ha costretto a scioglierla e vari suoi membri si sono rivelati contigui ai narcos.

    “Sradicheremo alla radice il nemico, i Los Zetas non sono invincibili”, assicurano. Ovviamente, il governo messicano prende le distanze: “Non c'è posto per la manifestazioni o azione di persone, gruppi o organizzazioni che attentino o facciano violenza allo stato di diritto, indipendentemente dalla causa, motivazione o fine”. Il bello è che gli stessi Zetas erano nati per difendere l'ordine pubblico. Le sue origini risalgono al Grupo Aeromóvil de Fuerzas Especiales (Gafe) che l'esercito messicano aveva creato per proteggere i mondiali del 1986, facendolo addestrare da esperti americani, francesi e israeliani. Ma negli anni '90 molti di questi militari d'élite avevano disertato, accettando la ben più remunerata offerta di lavoro di Osiel Cárdenas Guillén: capo storico del cartello del Golfo, che voleva usarli contro i cartelli rivali. Quando il loro datore di lavoro fu arrestato i Los Zetas decisero di trasformarsi da milizia di un cartello in un cartello autonomo, che si è fatto spazio a colpi di violenza inaudita, arrivando ormai a invadere anche l'America centrale.