Love & Capital

La vita privata ai tempi di Marx e Engels

Annalena Benini

Ha la copertina rossa. Come la rivoluzione e come l'amore. Per entrare nella vita privata di Karl Marx (senza intercettazioni il risultato non è sufficientemente morboso, senza le interviste alla governante di vent'anni i particolari sono solo immaginabili) con l'intenzione chiara di raccontare qualcosa di scandaloso, o magari soltanto di umanizzare il mito (come disse Françoise Giroud, autrice di una biografia della moglie di Marx).

    Ha la copertina rossa. Come la rivoluzione e come l'amore. Per entrare nella vita privata di Karl Marx (senza intercettazioni il risultato non è sufficientemente morboso, senza le interviste alla governante di vent'anni i particolari sono solo immaginabili) con l'intenzione chiara di raccontare qualcosa di scandaloso, o magari soltanto di umanizzare il mito (come disse Françoise Giroud, autrice di una biografia della moglie di Marx, Jenny von Westphalen, “i marxisti l'avevano fasciato, una benda dopo l'altra, come si faceva con le mummie sacre”, e la Giroud cercò di togliere qualcuna di quelle bende, “certo, mostrandolo come un essere umano, si scoprono le sue magagne morali”, e rivelò ad esempio quanto Marx fosse seducente e snob, attratto dalle donne dell'aristocrazia).

    “Love and Capital”, di Mary Gabriel, è un libro pieno di passione. Quella politica, ma anche quella vitale. “Senza le donne nella vita di Marx non ci sarebbe stato Karl Marx, e senza Karl Marx il mondo non sarebbe come noi lo conosciamo”, scrive Mary Gabriel nell'introduzione, completamente avvinta dall'“uomo bambino”, un intellettuale bohémien della metà del Diciannovesimo secolo rapito da una bella aristocratica, “la giovane donna più desiderabile di Trier”. Che diede a Marx tutte le gocce del suo sangue, “il mio amato marito, la mia colonna”.

    Jenny lo adorava: quando andò a letto con Marx prima del matrimonio, gli scrisse: “Non ho nessun rimorso, quando stringo forte gli occhi posso vedere i tuoi occhi benedetti che mi sorridono…oh Karl… sono felicissima… ogni ora felice che ho vissuto la vorrei di nuovo”. Adorandolo, ne sopportò l'egoismo, la povertà, i tradimenti, il figlio segreto con la governante bionda, Lenchen, i bordelli in cui probabilmente lo portava Friedrich Engels, l'ego smisurato (Mary Gabriel lo descrive come un uomo attratto dai balli, dal lusso, dai pettegolezzi, che voleva piacere a uomini e donne). Sopportò anche il tradimento non erotico con Friedrich Engels, un bon vivant amante delle donne descritto così: “I suoi occhi blu scintillavano di fronte alla prospettiva di un'avventura – che fosse rivoluzionaria o, forse anche meglio, sessuale”. Engels fu perfino accusato dello stupro di una cameriera, come un qualunque Dominique-Strauss Kahn, ma invece di chiedere scusa per lo sbaglio morale, alzò le spalle e disse: “La rabbia di quella donna nei miei confronti è amore non corrisposto”.

    Secondo questo libro rosso, proprio mentre Jenny andava a implorare aiuto economico alla famiglia d'origine, Marx la stava tradendo, “stava facendo sesso con Lenchen in Dean Street”, non è chiaro se per la prima o per l'ultima volta. Il New York Times si chiede: proprio negli stessi quindici minuti? E non poteva essere la seconda o la ventesima volta? Ma la storia è fatta soprattutto di dettagli, l'importante è che siano inventati bene.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.