Up with the gnocca. Lo dice anche una sociologa femminista inglese

Marina Valensise

Forza gnocca? Il Cav. sembra seguire le tendenze profonde. A teorizzare la seduzione femminile come strumento di promozione sociale non è solo Terry De Nicolò, l'amica frequentatrice delle notti a Palazzo Grazioli (suo l'icastico “se sei racchia e fai schifo te ne devi stare a casa”). Ora lo dice anche una stimata sociologa della London School of Economics, fresca autrice di un promettente saggio intitolato: “Honey Money: The Power of Erotic Capital” (Allen Lane, 20 sterline).

    Forza gnocca? Il Cav. sembra seguire le tendenze profonde. A teorizzare la seduzione femminile come strumento di promozione sociale non è solo Terry De Nicolò, l'amica frequentatrice delle notti a Palazzo Grazioli (suo l'icastico “se sei racchia e fai schifo te ne devi stare a casa”). Ora lo dice anche una stimata sociologa della London School of Economics, fresca autrice di un promettente saggio intitolato: “Honey Money: The Power of Erotic Capital” (Allen Lane, 20 sterline). Catherine Hakim si dichiara femminista, ma è convinta che il capitale erotico – e cioè il mix di bellezza, abilità sociale, competenza sessuale, vitalità, sensualità, apparenza – produca potere e sia uno strumento di autopromozione indispensabile nelle società avanzate di oggi, iperfemminilizzate ma ormai dimentiche della “virtù” femminile.

    Nelle donne, sostiene la Hakim, questo capitale erotico è maggiore che negli uomini, non perché ormonalmente più dotate, ma per il semplice fatto che le donne ci lavorano di più, anche grazie alla tecnologia che adesso ha dischiuso per loro orizzonti impensabili fino a pochi anni fa, con steroidi, liposuzione, fitness, botox. L'unico problema è che pur godendo di un capitale erotico maggiore degli uomini, le donne ne fanno un uso minore, perché intrappolate nel patriarcalismo che nega l'esistenza di questo stesso capitale e ne deprezza il valore, proprio per garantire che le donne non lo usino a loro vantaggio. E' per questo, tra l'altro, che il pregiudizio della “bella donna sì, ma completamente oca” è ancora saldo persino nei cervelli femminili, che pure dovrebbero esserne esenti e invece vi si conformano per compiacere quelli maschili.

    Ma qui casca l'asino. Quantunque femministe ed emancipate, le donne di Ms Hakim continuano a essere vittime dell'oppressione, negandosi l'uso di bellezza e sessualità come punti nei confronti degli uomini. Così la sperequazione continua. E' vero che le belle donne guadagnano in media il 12 per cento in più delle altre, ma a parità di mansioni vengono pagate il 17 per cento in meno degli uomini, e spesso rinunciano a posti di prestigio, sacrificandosi per mariti e figli. Contro il patriarcalismo dovrebbero sfruttare meglio il loro capitale erotico, andando più spesso a letto col nemico. Per quanto culturalmente suggestiva, la tesi della sociologa femminista incontra dure critiche economiciste a sinistra. In Francia, dove in fatto di erotismo e seduzione non sono secondi a nessuno, Libération, il quotidiano della gauche caviar, accusa l'autrice di una logica improntata al più bieco profitto: visto che la libido femminile è più fredda, e la domanda sessuale dei maschi frustrati più alta, Hakim istigherebbe le donne a manipolare l'uomo. In Italia, Terry e le sue amiche si sentono già in cattedra.