“Godete!” invece di indignarvi, costa meno fatica e rende molto di più
La cosa più importante, scrive Alessandra Di Pietro (giornalista e scrittrice), è onorare se stesse. E la via per onorarsi non passa necessariamente attraverso indignazione, arrabbiature, feroci incazzature, lamentazioni, anatemi, disgusti e lacrime, ma presuppone almeno un sorriso (a volte urla potenti di gioia liberata, meglio se con le finestre chiuse). E' “Godete!”, da oggi in libreria per Add editore (lo stesso di “Indignatevi!” di Stephen Hessel, ma il titolo stavolta mette, già da solo, molto più di buonumore), e offre una promessa decisiva sul retro di copertina.
La cosa più importante, scrive Alessandra Di Pietro (giornalista e scrittrice), è onorare se stesse. E la via per onorarsi non passa necessariamente attraverso indignazione, arrabbiature, feroci incazzature, lamentazioni, anatemi, disgusti e lacrime, ma presuppone almeno un sorriso (a volte urla potenti di gioia liberata, meglio se con le finestre chiuse). E' “Godete!”, da oggi in libreria per Add editore (lo stesso di “Indignatevi!” di Stephen Hessel, ma il titolo stavolta mette, già da solo, molto più di buonumore), e offre una promessa decisiva sul retro di copertina: rende molto, costa zero. La femminista Roberta Tatafiore ha insegnato ad Alessandra Di Pietro a fidarsi dello scandalo e non dei lamenti, ed ecco, in un momento complicato in cui fa spavento la divisione fra buone e cattive ragazze, e qualcuna ha scritto che portare le autoreggenti non è un reato ma è una brutta cosa, un libriccino rosa liberatorio. Sulle cose del sesso, e quindi anche sulla castità, sull'essere disinibite e non piegarsi a nessuna falsa rappresentazione, sul desiderio, la fedeltà, l'amore, la solitudine e l'energia che riempiono le nostre vite, su quello che ancora non sappiamo e che non vorremo nemmeno scoprire mai (chiedere a un'amica o a una zia di regalare un sex toy a mia figlia adolescente: forse no, preferisco ancora Jane Austen, e la paura e la voglia come nelle canzoni di Baglioni).
Alessandra Di Pietro, scrittrice contenta di chiamarsi femminista e quindi di partire sempre da sé, racconta nella postfazione di quando rubò un giornaletto porno a suo zio, a dieci anni (“imparo cinque parolacce, osservo tre posizioni di accoppiamento, di cui una affollata, scopro che il senso del gusto è versatile”): cominciò lì il viaggio esaltante, disastroso, irripetibile, in questa forza misteriosa, che non è facile raccontare e sottrarre al giudizio morale, anche dentro tutta la libertà del mondo. Lei lo fa, con un magnifico intento libertario, sovversivo e fiero, un modo allegro di sottrarsi anche a quella odiosa e antierotica dittatura della perfezione fasulla, la necessità di essere giovani, siliconate, perfette, levigate perfino dove si sfilano le mutande, “sarà obbligatorio correre, sudare, saltare, roteare attorno a un palo per essere ammirata e avvincente? Servirà il digiuno perenne per trovare una forma dignitosa? Potrà una simile tristezza compensarsi con addominali mai abbastanza piatti?” (se la risposta è, mestamente: sì, allora guardate per un secondo le impietose foto rubate a Madonna).
“Sarà vero che le donne vogliono le quote rosa in politica ma molte si accontenterebbero di avere un orgasmo a settimana”, e quindi anche gli uomini devono leggere questo libro rosa e farsi qualche domanda, prepararsi alla rivoluzione. “Ho dato confidenza a persone meravigliose e a grandissimi stronzi, preso due taglie e partorito due figli, saltato innumerevoli notti per allattarli pareggiando quelle che nella precedente vita da single avevo fatto in bianco per ballare, dire scemenze, godere o piangere”. E' la vita, e poiché “Godete!” è senza fine, e riguarda molte cose che stanno in cielo e in terra, è bello conoscerle con questo spirito gioioso, rifiutando sempre, e senza indignazione, di stare alle regole.
Il Foglio sportivo - in corpore sano