Inganno di stato
I media vicini ai militari egiziani rimuovono la strage di cristiani
La donna telefona alla tv di stato, dice che offre solidarietà all'esercito e le condoglianze al generale Tantawi per la perdita dei suoi uomini. E' il colmo per l'Egitto dove domenica sera i militari hanno esagerato con la repressione e ora tentano di coprire con distorsioni e balle la strage di 24 manifestanti copti disarmati. Questione centrale: non si sa ancora davvero quanti soldati siano morti domenica sera. Sono passati tre giorni, ma il numero dei soldati caduti negli scontri, sbandierato come giustificazione della reazione brutale, è incerto.
Il Cairo, dal nostro inviato. La donna telefona alla tv di stato, dice che offre solidarietà all'esercito e le condoglianze al generale Tantawi per la perdita dei suoi uomini. E' il colmo per l'Egitto dove domenica sera i militari hanno esagerato con la repressione e ora tentano di coprire con distorsioni e balle la strage di 24 manifestanti copti disarmati.
Questione centrale: non si sa ancora davvero quanti soldati siano morti domenica sera. Sono passati tre giorni, ma il numero dei soldati caduti negli scontri, sbandierato come giustificazione della reazione brutale, è incerto. Domenica, secondo il bandone rosso che lampeggiava sullo schermo della televisione nazionale, erano diciannove: “Diciannove soldati uccisi dai manifestanti copti”. Poi sono scesi a quattro. Poi tre. Due. Forse, è la voce che circola con insistenza, non è morto neanche un soldato.
I media egiziani non aiutano a capire. In televisione sono passati servizi dettagliati sui militari feriti, intervistati mentre gemono su letti d'ospedale circondati da medici in ansia – a uno scappa “nasreni abna al kalb”, nasreni è un termine spregiativo che indica i cristiani, il resto vuol dire “figli di cane”. In tv non passano invece i video che mostrano i blindati dell'esercito passare sopra i manifestanti – anche se sono numerosi su YouTube. Non passano le interviste ai copti feriti. Anzi, dei copti non sono usciti nemmeno i nomi degli uccisi.
Domenica, passando davanti alla redazione di al Ahram, il quotidiano più vicino al governo, i copti in processione avevano lanciato un sasso contro la porta, a mo' di rimprovero simbolico della linea del giornale, che minimizza o ignora le violenze contro la minoranza cristiana. E ieri al Ahram nei suoi pezzi si riferiva a domenica usando il più neutro dei termini: “L'incidente di Maspiro”. Al Ahram parla positivamente del governo, con particolare attenzione alle tensioni religiose. Un pezzo è sull'esecuzione di un salafita che uccise sette copti.
Un altro pezzo è sulla proposta del primo ministro Essem Sharaf per parificare la disciplina per la costruzione dei luoghi di culto, che per i copti è il principale punto di discriminazione. Se passasse, non dovrebbero più chiedere l'autorizzazione per nuove chiese. Ma per adesso sembra un annuncio inteso a calmare la situazione. Un altro titolo da segnalare dice: “Nella manifestazione di domenica morti 24 tra copti e soldati”. “Tra” copti e soldati.
La terza pagina di al Dostour è occupata dall'allarme lanciato dai Fratelli musulmani, “L'America ha un piano per occupare l'Egitto aizzando lo scontro tra religioni”. L'articolo cita una dichiarazione del movimento che respinge l'offerta – mai esistita – del segretario di stato Hillary Clinton, pronta a mandare i soldati americani a proteggere le chiese in Egitto. “L'occupazione britannica nel 1882 cominciò nello stesso modo”, è il commento, e la Fratellanza teme che “il desiderio degli americani sia dietro ai tragici eventi di Maspiro”. Le critiche più forti arrivano contro l'appello agli egiziani lanciato dalla televisione di stato durante gli scontri a scendere in strada e a difendere i soldati contro l'aggressione dei copti. Il risultato è stato che davvero bande di cittadini sono arrivate impugnando machete, mazze e coltelli. Si è trattato di un appello senza precedenti, in diretta, corroborato da telefonate di ascoltatori – è impossibile accertare quanto fossero autentiche – che raccontavano di “cristiani armati, che si stanno scontrando con la polizia militare e hanno ucciso soldati”. Il ministro dell'Informazione, Osama Heikal, ha giustificato gli anchorman, dicendo che erano sotto “stress emozionale”, e li ha invitati a “essere più equilibrati in futuro”. Fino a ieri, i due canali tv chiusi perché trasmettevano immagini da Maspiro sono rimasti in silenzio, senza dare la propria versione dei fatti.
Il Foglio sportivo - in corpore sano