Parla Tabellini

Quattro liberalizzazioni e patrimoniale liberale per ripartire

Michele Arnese

Serve un consenso politico per riavviare la crescita con liberalizzazioni, riforme delle pensioni e del lavoro. E per costruire un consenso ampio, che coinvolga anche i sindacati dei lavoratori, si può pensare pure a una blanda patrimoniale per dimostrare che tutti devono partecipare al riscatto economico italiano. Il rettore dell'Università Bocconi di Milano, Guido Tabellini, non è un economista presenzialista che discetta sui temi più disparati, ma quando interviene nel dibattito di politica economica in Italia lo fa sempre in modo costruttivo.

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    Serve un consenso politico per riavviare la crescita con liberalizzazioni, riforme delle pensioni e del lavoro. E per costruire un consenso ampio, che coinvolga anche i sindacati dei lavoratori, si può pensare pure a una blanda patrimoniale per dimostrare che tutti devono partecipare al riscatto economico italiano. Il rettore dell'Università Bocconi di Milano, Guido Tabellini, non è un economista presenzialista che discetta sui temi più disparati, ma quando interviene nel dibattito di politica economica in Italia lo fa sempre in modo costruttivo. Per questo giorni fa, da economista liberale qual è, sul Sole 24 Ore ha scritto un editoriale in cui ha indicato uno schema di lavoro per la politica in cui contempla anche una patrimoniale non penalizzante sulla ricchezza ma finalizzata alle riforme e alla crescita. E negli scorsi giorni ha partecipato da tecnico esterno e indipendente alla prima riunione interministeriale del tavolo coordinato dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani.

    Il rettore della Bocconi, in una conversazione con il Foglio, ribadisce la posizione e indica anche le misure indispensabili per incardinare il rigore dei conti pubblici in un percorso sviluppista. Nessun auspicio, dunque, di patrimoniali aggressive, “anche perché un prelievo straordinario sulla ricchezza non potrebbe abbattere il debito molto sotto il 90 per cento del pil”. A quei livelli, l'Italia resterebbe un paese a rischio: “Il rischio – spiega – diventerebbe certezza se si pensa agli effetti recessivi e sulla fiducia dei cittadini. Già gli italiani hanno poco rispetto per le istituzioni nazionali”. Un prelievo a sorpresa, e di natura straordinaria, con un'aliquota media del 30 per cento o del 10 per cento sulla ricchezza delle famiglie, “anziché risolvere la situazione, potrebbe scatenare una spirale di sfiducia, recriminazioni, fuga verso l'economia sommersa o verso l'estero, dagli esiti imprevedibili e da cui sarebbe difficile riprendersi”.
    Tabellini ha calcolato che con un'aliquota media del 30 per cento il debito scenderebbe dal 120 per cento al 100 per cento. Ma anche con un livello di debito del 90 per cento del pil “l'Italia resterebbe a rischio”. Per questo il rettore dell'università privata milanese consiglia una patrimoniale ordinaria, non da botta secca: “Un prelievo regolare e con un'aliquota modesta, ad esempio il cinque per mille, nell'ambito di un progetto di riforme incentrato sul rilancio della crescita”. Con questa concezione, secondo Tabellini, l'imposta patrimoniale non avrebbe lo scopo principale di fare cassa per abbattere il debito, bensì di creare consenso politico intorno a un progetto complessivo di riforma dello stato e dell'economia.

    Il rettore della Bocconi è convinto che per rilanciare lo sviluppo occorre una profonda trasformazione dell'economia e della pubblica amministrazione, “ma alcune categorie devono rinunciare ai loro privilegi”. Un'imposta sulla ricchezza consentirebbe di spalmare i sacrifici su chi più di altri se li può permettere. La patrimoniale sarebbe in altri termini la disponibilità offerta a chi, come i sindacati dei lavoratori, chiede che ci sia il contributo anche degli italiani più abbienti in un percorso in cui quattro riforme sono urgenti per l'Italia. Non a caso ieri il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ha criticato l'ipotesi di un condono fiscale ma ha ribadito la necessità di una patrimoniale.

    Sono quattro le innovazioni sistemiche indispensabili, spiega Tabellini al Foglio. Innanzitutto un intervento sulla previdenza basato su tre pilastri: “Il metodo contributivo per tutti da subito; un allungamento dell'età di pensionamento in maniera flessibile; infine misure per scoraggiare il ricorso alle pensioni di anzianità”. Poi il rettore della Bocconi consiglia una “rimozione dei privilegi” anche nel mercato del lavoro, rivedendo “le rigidità esistenti in uscita, quindi rendendo più semplici i licenziamenti per giusta causa senza l'obbligo del reintegro ma con risarcimenti economici”, come consigliato peraltro dalla Bce nella lettera inviata al governo. Il terzo fronte riformatore è “la liberalizzazione ulteriore dei mercati dei prodotti e dei servizi”. Quarto, la riforma fiscale “che riduca i contributi sociali, e ponga le basi per un progetto di lotta all'evasione e all'economia sommersa imperniato sulle variazioni della ricchezza e non solo sugli accertamenti dei redditi”. In questa prospettiva, secondo Tabellini, ci sono ulteriori spazi per incrementare le aliquote Iva, in media tuttora più basse in Italia rispetto alla media europea. Tabellini indica anche il ripristino dell'Ici sulla prima casa affinché “il federalismo fiscale possa essere davvero funzionante per i comuni”.

    Ma con la patrimoniale il carico fiscale non diverrebbe insopportabile? “No, purché però l'aliquota rimanga contenuta”. In passato, ha scritto di recente Tabellini sul Sole, “altri paesi hanno introdotto imposte patrimoniali con aliquote progressive che crescevano anche molto rapidamente”. Il risultato è stato la fuga dei capitali all'estero, o l'elusione fiscale: “La Svezia, ad esempio, ha recentemente abolito un'imposta sulla ricchezza che arrivava fino al 2,5 per cento, perché il gettito era diventato trascurabile, e l'imposta ricadeva soprattutto sulle classi medie anziché sui grandi patrimoni”.

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