Bertolaso sollecita un processo tv, arriva una insufficienza di prove

Marina Valensise

La prima udienza del processo  per corruzione a Guido Bertolaso sarà il 23 aprile 2012. Ma l'ex capo della Protezione civile ha paura che l'accusa cada in prescrizione e vuole una sentenza. Perciò per sottoporsi al giudizio dell'opinione pubblica ha scelto il tribunale di “Matrix”, la trasmissione di Alessio Vinci, con Carlo Bonini di Repubblica e Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera nel ruolo di pm, e il vicedirettore di Panorama, Maurizio Tortorelli alla difesa. La strana udienza, registrata martedì, andrà in onda stasera su Canale 5.

    La prima udienza del processo per corruzione a Guido Bertolaso sarà il 23 aprile 2012. Ma l'ex capo della Protezione civile ha paura che l'accusa cada in prescrizione e vuole una sentenza. Perciò per sottoporsi al giudizio dell'opinione pubblica ha scelto il tribunale di “Matrix”, la trasmissione di Alessio Vinci, con Carlo Bonini di Repubblica e Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera nel ruolo di pm, e il vicedirettore di Panorama, Maurizio Tortorelli alla difesa. La strana udienza, registrata martedì, andrà in onda stasera su Canale 5. “Per due anni sono stato massacrato dai mezzi di informazione”, esordisce Bertolaso citando calunnie come le ville a Montecarlo, il passaporto greco e le notizie sulla cricca di Diego Anemone e dell'Ing. Balducci. “Lei vuole l'assoluzione piena?”, domanda Vinci. “Se mi fossi voluto difendere (grettamente, ndr) avrei evitato di dare le dimissioni, sarei rimasto al mio posto, come ha fatto il comandate dei Ros, accusato di traffico di stupefacenti”, replica l'ex sottosegretario-semplice cittadino “per meglio tutelare la Protezione civile”. Parte il servizio di Gaetano Savatteri sulla parabola di questo specialista di malattie tropicali che ha gestito le emergenze di governi di ogni colore. Due anni fa era all'apice della popolarità, al terzo posto dopo Obama e Napolitano e prima del Papa. “Direttore lei mi sta uccidendo. Se ha un po' di considerazione per me, metta tutto in archivio, dissi a Carelli quando seppi del sondaggio di Sky”.

    Plana così la tesi di un complotto
    ai danni di Superman. “Dove ha sbagliato?”, incalza la cronista del Corsera, che cita “la leggerezza dei suoi rapporti con Anemone in conflitto col ruolo istituzionale” Idem Bonini: “La doppia autorità, amministrativa e politica, rappresenta un conflitto rispetto all'imparzialità, alla trasparenza, all'autonomia del ruolo”. Segue la cronologia delle accuse, nel servizio di Pietro Suber, appalti in cambio di soldi e favori sessuali. Le prove? Gli incontri con le massaggiatrici che si inferiscono dalle intercettazioni telefoniche col factotum di Anemone. Affidate a voci fuori campo, entrano in scena “la ripassatina” , “il sopralluogo” al Salaria Sport Village, e il “dei preservativi non c'è traccia” constatato dall'alter ego del factotum. “Stando a queste intercettazioni avrei incontrato la fisioterapista brasiliana una dozzina di volte, e invece è agli atti che l'ho incontrata solo una volta”, contrattacca l'ex sottosegretario. “Come mai non fate sentire la telefonata tra questa ragazza e la sua amica, parlano portoghese, ma quando lei dice ‘gli ho fatto vedere le stelle' allude al mal di schiena, non ad altro”. La regia l'accontenta subito e Bertolaso, soddisfatto, cita la retromarcia dei magistrati nell'ultima requisitoria. Bonini scalpita però: “Non voglio trasformare questo studio in un'aula giudiziaria”, avverte. “Lo fate da anni, stasera non ne avete bisogno”, ribatte Bertolaso e sono scintille. “Il problema è di etica, di deontologia”, insiste il cronista del partito di Repubblica.

    “Possibile che il capo della Protezione civile debba parlare in codice?”. Ma Bertolaso contrattacca: “Bonini dovrebbe farsi un'altra domanda: Che cosa avrebbe fatto un magistrato serio di fronte a certe accuse? Avrebbe convocato questa Monica per interrogarla: è vero che lei ha fatto questo e quest'altro con Guido Bertolaso? E invece questa Monica non l'hanno mai interrogata, pur essendo residente a Roma. E Francesca, la mia fisioterapista, l'hanno interrogata solo per le mie insistenze”. Conclusione: “Non una sola accusa che regga”. A sostegno del complotto, Bertolaso cita persino una visita del direttore del Corriere della Sera, “con lei siamo stati molto cattivi, mi disse, ma sa, si temeva che prendesse il posto di Berlusconi”. La Sarzanini non ci crede. “Dubito De Bortoli possa aver fatto questo”. Bertolaso insiste: “Vogliamo sentire la registrazione?”. La giornalista biasima i rapporti amichevoli tra chi dà e ottiene gli appalti pubblici, ma l'imputato invoca il tutto in regola della Commissione europea. Segue la gogna mediatica di Repubblica, “che (a firma di Gad Lerner ndr) dava a Bertolaso del puttaniere senza alcuna certezza” ricorda Tortorella. “Col caso DSK nessuno ha mai pensato di mettere sul banco degli imputati il New York Times”, nota Bonini.

    L'ultimo servizio tira fuori
    “Don Bancomat”, la tangente di 50 mila euro e la casa di via Giulia, col “non sapevo la pagasse Anemone” e il “avete mai chiesto un favore a un amico?”. Bertolaso indica il suo sito (www.guidobertolaso.net) e si mette a nudo: “Non volevo che mia moglie pensasse che volessi farmi un'altra vita, mi rivolsi al Cardinale Sepe, che mi mise in un convento coi seminaristi, dopo due mesi di telefonate alle tre di notte, mi diede le chiavi di Via Giulia. I miei referenti erano lui e il professor Silvano del Bambino Gesù”. A nulla serve, però. “Quanti alzano il telefono e chiamano Sepe? E' una questione cruciale che lei non  sembra percepire”, infierisce Bonini.