L'antisemitismo come deicidio

Umberto Silva

L'onore di un Parlamento è parlare di ebrei, è vigilare sull'antisemitismo, combatterlo in ogni modo. Attenzione, occhi aperti, le cose sono assai più complesse di quel che paiono. Tutte le motivazioni sbandierate per odiare gli ebrei, per disprezzarli o condannarli, per quanto siano inique e scellerate, risultano pudìche; dicono di un odiatore che ha timore del proprio stesso odio e deve travestirlo con vesti acconce. “Gli ebrei sono imbroglioni, avidi, sporchi, cattivi, assassini…”, insulti gravissimi, orrende menzogne, ma rientrano pur tuttavia nelle umane invidie e accidie, i popoli tra di loro si sono sempre scannati a parole e a fatti.

    Questa mattina, presso la Sala della Lupa di Montecitorio, è stato presentato il documento conclusivo del Comitato d'indagine conoscitiva sull'antisemitismo, presieduto dalla deputata del Pdl e giornalista Fiamma Nirenstein, approvando all'unanimità dopo due anni di lavori. Del comitato hanno fatto parte tra gli altri Umberto Silva, psicoanalista e scrittore; Charles Small, direttore dell'Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy, (Usa); Ugo Volli, semiologo dell'Università di Torino; Gert Weisskirchen della Coalizione Interparlamentare per combattere l'Antisemitismo (ICCA); Leone Paserman, presidente della Fondazione Museo della Shoah; Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione; Claudia De Benedetti, vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI). Di seguito, pubblichiamo il testo del discorso tenuto da Umberto Silva.

    L'onore di un Parlamento è parlare di ebrei, è vigilare sull'antisemitismo, combatterlo in ogni modo. Attenzione, occhi aperti, le cose sono assai più complesse di quel che paiono. Tutte le motivazioni sbandierate per odiare gli ebrei, per disprezzarli o condannarli, per quanto siano inique e scellerate, risultano pudìche; dicono di un odiatore che ha timore del proprio stesso odio e deve travestirlo con vesti acconce. “Gli ebrei sono imbroglioni, avidi, sporchi, cattivi, assassini…”, insulti gravissimi, orrende menzogne, ma rientrano pur tuttavia nelle umane invidie e accidie, i popoli tra di loro si sono sempre scannati a parole e a fatti. Nell'odio antisemita c'è dell'altro, molto di più, d'inconfessabile. Non un uomo è preso di mira, né un popolo; il bersaglio è più insigne e nominarlo mette paura, tanto che, nell'accusare gli ebrei, ci si mette spesso sotto la protezione di Costui. L'odio antisemita punta al bersaglio più grandioso che si possa immaginare, Dio, la “luce intellettual piena d'amore” che illumina e riscalda ciascuno.

    O-dio, una parola che incorpora Dio, come a volerlo soffocare… o a tenerselo stretto? Dio non muore, l'odiatore insiste ma non ce la fa; per questo insiste… o per altro, per trovare uno squarcio di luce? Dio è indistruttibile, gli ebrei sono odiati perché, a Sua immagine e somiglianza, nei secoli resistono. Devono resistere: non sono stati eletti da Dio a suoi favoriti, sono stati eletti da coloro che avrebbero dovuto esserne fratelli, eletti a capro espiatorio. Deicidi! Che insulto ridicolo, che blasfema sopravvalutazione, come se davvero l'uomo potesse uccidere Dio! Con questo epiteto a lungo furono bollati gli ebrei, per coprire tante scelleratezze compiute in nome di Dio; mentre nessuno come loro si distinse per l'audacia e la tenacia con cui beneficamente si riversarono in ogni paese del mondo. Le streghe furono uccise per la loro bellezza, gli ebrei per la loro ricchezza. Una ricchezza spirituale che traspare dai loro occhi mai domi, dalla loro incrollabile, violenta e delicata, resistenza al sopruso. Celebre è l'episodio in cui il padre di Freud raccoglie con umiltà il cappello che un arrogante ariano gli ha gettato nel fango. Una lezione di vita. Avesse Jacob, reagendo, onorato l'altrui imbecillità, forse non avremmo avuto Sigmund Freud, il più grande teologo del Novecento, colui che non si accontentò d'intellettualistiche prove dell'esistenza di Dio, ma frugando nei catarri delle isteriche e nelle feci degli ossessivi, in tutto ciò che il mondo e la filosofia avevano messo al bando, indicò come nessuno è padrone in casa propria, perché aldilà della sua volontà c'è Qualcuno di più forte, Uno che stana il desiderio con un errore, un malinteso, un tic, e glielo rivela. Quel Qualcuno è Dio, inconscio ma per niente absconditus, il cui primissimo comandamento suona: Obbedisci al tuo desiderio, seppur non lo conosci;  e sempre ricordati che il desiderio è di vita; né mai cedere alle voglie, sempre sanguinarie. Quel Qualcuno è Dio che non sta nei cieli ad attenderci per punirci o premiarci, ma lo fa fin da subito; contrariamente a quel che si spaccia per far pubblicità al male, il cattivo non può essere felice. Dio sta nel lapsus ove ogni delirio d'onnipotenza incontra il riso e  la verità del reale.

    I nazisti li chiamavano ratti,
    ma li ammazzarono perché li vedevano dei. Troppo intelligenti, ingegnosi, colti, tanto affascinanti le donne ebree che i tedeschi neppure osarono toccarle: si sentivano ratti e si affrettarono a gasarle. Sant'Agostino, che nel De Civitate Dei dedicò memorabili pagine alle dame romane stuprate dai barbari, avrebbe detto a proposito parole altrettanto illuminanti. Troppo onore avete fatto a quella gente, signori dell'inferno! Gli ebrei non sono Dio, ma suoi umili figli, scintille divine che con il loro Dio ci ridono e  lo  provocano, come già fece il primo uomo, Adamo. Solo per gli antisemiti restano dèmoni, per non dire dei; parlarci è rischioso, potrebbero sedurre con la loro parola, potrebbero fare innamorare. Un faro è sempre puntato addosso all'ebreo per metterne in luce la nullità; con gran dispetto trovandovi invece sempre qualcosa! Non resta che spegnere le loro vite. I fari dei lager sono sempre puntati; se gli ebrei un giorno dovessero lasciare Israele e ritirarsi in Groenlandia, non si preoccupino della solitudine artica, sempre si troverà il modo di inseguirli: fa troppo comodo avere qualcuno su cui proiettare tutti i nostri luridumi che non osiamo ammettere. L'inquisizione non da scampo: sei colpevole perché fai quella cosa ma anche se non la fai; sei colpevole di esistere perché l'esistenza è il crimine più sporco, e tu, ebreo, non perdi occasione di ostentarla e goderne. Risorgi da Auschwitz e ti permetti di creare un luogo di civiltà nel deserto?! Vergognati! Ancora le macerie dell'immane conflitto non erano state rimosse che gli ebrei furono subito nuovamente perseguitati, e i tedeschi aiutati e incensati. “Ma quanto sono precisi, nelle camere a gas come nelle camere a scoppio, e che bei razzi!”. Addirittura qualche anno dopo, manco fossero la Madonna di Lourdes, operarono un miracolo, il famoso miracolo economico tedesco, osannato a esempio di vita e pensiero da quegli europei che solo qualche anno innanzi ebbero le città e le famiglie distrutte dai panzer. Ci s'identifica con quelli che si buttano tutto alle spalle per sfoggiare faccioni rassicuranti e sorridenti; e che gli schiavi del faraone restino tali. Come si permettono di liberarsi dalle catene?! Come si permettono ora, in terra d'Israele, di mostrarci giorno dopo giorno come, provocati fino allo sfinimento da popoli senza Legge affinché anch'essi si decidano ad abbandonare la propria, resistono strenuamente alla tentazione di diventare diavoli? Gli ebrei sono da Dio incessantemente creati per mettere ciascuno di noi alla prova, per testare la nostra umanità; così come gli antisemiti testano quella ebraica, semmai dovessero cedere alle lusinghe di Satana e diventare un popolo di terroristi, di opportunisti, con capi che pensano solo a mandare miliardi all'estero. Semmai diventassero come loro, forse a quel punto ci sarebbe la pace, la spartizione dei beni.

    I fari del Web sono puntati sugli ebrei, neppure c'è bisogno di scendere in piazza con le kefiah in testa come si faceva nel Sessantotto, oggi i giovani vogliono stare comodi per insultare, al caldo, davanti al computer e alla birra. Poveri ragazzi che si accontentano di far gruppo, di spalleggiarsi, di sentirsi al sicuro - nessun posto è sicuro quanto l'inferno del partito preso, città dolente che non riserva sorprese, gironi sempre eguali, fatiche di Sisifo. Si accampano attorno a un capro sacrificale, ignari che in tal modo costui diventa Dio, e questa è la beffa che la presunta vittima rilascia in ultima istanza al suo carnefice. Poveri ragazzi che si costringono all'idiozia; possibile che la solitudine dell'idioma, il suo vivificante enigma, faccia così paura? Poveri ragazzi senza Dio, o almeno tali vogliono credersi, per estremo negazionismo, perché Dio è anche in loro, l'odio indicando proprio questo, che non ci si può disfare dell'Io né di Dio, anche se ci esercita come la SS a amare un gattino per un mese per poi strappargli gli occhi. In uno spettrale trapianto, avrà sempre quegli occhi su di sé.

    Insultare gli ebrei, ucciderli,
    è sempre stato il modo per spurgarci delle nostre impotenze, e giustificarle, e nobilitarle, e dare loro uno scopo. In un sacrificio rituale che continua nei secoli si versa il sangue ebreo per purificare i propri peccati, una blasfema imitatio della Crocefissione di Cristo. La Shoah fu un immenso Calvario, mai come allora Cristo fu frustato e maledetto, mai come allora incontrò la gloria. Perché ben sanno della gloria degli ebrei dei campi, i polacchi e gli ucraini che li sterminarono ancora oggi li odiano; perché allora non poterono odiarli, metà italiani oggi li odiano, e molti altri praticano un'indifferenza che è ancora peggiore dell'odio. Occorre amare Dio, occorre amare l'ebreo; un nome che non viene dal sangue, dalla terra,  e nemmeno dalla religione, ma un titolo onorifico che si conquista giorno per giorno, così come titolo onorifico sono il nome donna e il nome bambina, soprattutto in certi paesi come la Cina, dove le bambine sono sacrificate vive sugli altari della demografia. Ecco di cosa è fatto l'incredibile incremento del Pil cinese, Prodotto interno lordo di sangue! Amare gli ebrei, amare le donne e i bambini, distingue un uomo da un satana.