Ci volevano i compagni della Ferrotubi per dare due sberle agli incazzados

Stefano Di Michele

Ci fossero stati i compagni portuali di Livorno, quelli della Tortuga: glielo toglievano loro, il casco ai cretini delinquenti. Gli edili e i vigili del fuoco di Roma. I metalmeccanici di Milano, sezione “Ferrotubi” (ed è tutto dire) – nei giorni gloriosi del '68 chiamati a soccorso dai compagni della sezione universitaria persino in difesa di Dante. Proprio quello della “Divina Commedia”. Per dire: a volte tocca difendere il compagno dirigente, a volte il tranquillo transito di Virgilio per l'inferno. Andò così: i gruppettari contestavano un professore della Statale, iscritto al Pci, colpevole di “dedicare troppe lezioni a Dante”.

    Ci fossero stati i compagni portuali di Livorno, quelli della Tortuga: glielo toglievano loro, il casco ai cretini delinquenti. Gli edili e i vigili del fuoco di Roma. I metalmeccanici di Milano, sezione “Ferrotubi” (ed è tutto dire) – nei giorni gloriosi del '68 chiamati a soccorso dai compagni della sezione universitaria persino in difesa di Dante. Proprio quello della “Divina Commedia”. Per dire: a volte tocca difendere il compagno dirigente, a volte il tranquillo transito di Virgilio per l'inferno. Andò così: i gruppettari contestavano un professore della Statale, iscritto al Pci, colpevole di “dedicare troppe lezioni a Dante”, anziché a qualche scemenza rivoluzionaria di ultimo grido. Una volta. Due volte. La terza volta, ecco la sorpresa: trovarono le prime file dell'aula occupate da una ventina di ben piazzati operai della “Ferrotubi” – “stavano tutti lì, con l'aria minacciosa e ciascuno con una copia della ‘Divina Commedia' tra le mani”. Basta poco a capirsi – e abbandonarono mesti il campo. Dopo l'ennesima devastazione – certo colpa della delinquenza nerovestita, ma pure effetto del fru fru organizzativo degli Indignati, ché il servizio d'ordine per carità!, tutti sfarfalleggianti di qua e di là si deve andare!, indignazione a ruota e strada libera!, così che il buono, a cuor leggero, finisce con l'infilare la testa nelle fauci del teppista. C'era una volta il servizio d'ordine – oltre gli sbirri, si capisce. E che con polizia e carabinieri benissimo s'intendeva. Quello del Pci – con il Pci andato in liquidazione. Anzi, parecchio prima: una mattina di febbraio del '77, quando insieme con il servizio d'ordine della Cgil non riuscì a impedire la cacciata di Lama dall'università. E però quello della Cgil – che ancora resiste, e infatti in ogni comunicato di gruppi e gruppuscoli, No Tav o no qualcos'altro, sempre viene preso di mira e contestato, e sempre d'intesa con gli sbirri viene identificato. La saggezza del servizio d'ordine, e la sua necessità, ieri veniva evocato tanto da Diliberto (toh, chi si rivede!), come da Giulietto Chiesa – e appena sei anni fa la Stampa titolava a proposito di una nostalgia da parte dell'allora ministro dell'Interno: “E Pisanu rimpianse il servizio d'ordine della Cgil”. Che quando c'è, egregiamente funziona. Come è stato per il Social Forum a Firenze del 2002, che s'annunciava tempestoso, e invece si fecero le giuste ricognizioni e tutto filò liscio.

    Dalla cronaca del Corriere: “Una telefonata alla Cgil di Livorno: ‘Possiamo contare sulla Tortuga?'. Risposta immediata: ‘Come sempre. I compagni sono pronti'…”. Parola d'ordine – e sarebbe stata perfetta pure in mezzo al disastro di sabato scorso: “Per difendere la democrazia, isolare i violenti e organizzare quei cordoni cuori e muscoli capaci di fermare tutti, anche il blocco nero”.

    E cosa un servizio d'ordine può ancora fare, se ne ebbe prova alla grande manifestazione di Roma a difesa dell'articolo 18: tre milioni in piazza, neanche una fioriera rotta. Perché la “rivoluzione è una cosa seria”, e chi sta in piazza deve essere tutelato da chi in piazza la porta. Sì, certo, se serve si allungano anche le mani – meglio così che far allungare gli artigli. “Se non ti scansavi iniziavano a spingerti – ha raccontato Lucia Annunziata, che nel '77 stava col sampietrino in mano – Quindi partiva uno schiaffo, un pugno sul naso o una manata sull'orecchio, perché sull'orecchio senti un dolore pazzesco…”. Tutta opera che sarebbe venuta bene due giorni fa. In anni più gloriosi, chi a una festa dell'Unità avrebbe mai osato lanciare lacrimogeni sul leader Cisl o impedire al presidente del Senato di parlare? Ora, “i pacifisti pensano a un servizio d'ordine”. Ma che sia d'ordine davvero: petto saldo, mano netta, pedata pronta. Con gli sbirri – e persino meglio degli sbirri.