Bagnasco parla, i giornali scrivono il contrario. Grottesca mistificazione

Maurizio Crippa

Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, lunedì mattina a Todi ha detto alle associazioni cattoliche che non è in discussione la creazione di un nuovo partito cattolico e che il loro impegno “prepolitico” deve basarsi sull'“etica della vita che fonda l'etica sociale”, come ha scritto in prima pagina Avvenire. Sul governo attuale, ça va sans dire, nemmeno una parola.

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    Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, lunedì mattina a Todi ha detto alle associazioni cattoliche che non è in discussione la creazione di un nuovo partito cattolico e che il loro impegno “prepolitico” deve basarsi sull'“etica della vita che fonda l'etica sociale”, come ha scritto in prima pagina Avvenire. Sul governo attuale, ça va sans dire, nemmeno una parola. La cortina fumogena per occultare contenuto e senso delle sue parole si è messa in moto subito, principalmente sui siti dei due giornali che nella campagna di etero-direzione politica dei cattolici negli ultimi tempi hanno investito di più, Repubblica e il Corriere della Sera. Quest'ultimo, lunedì, addirittura con un editoriale di Ferruccio de Bortoli che aveva il tono (e di fatto ne ha svolto la funzione) di una vera e propria “controprolusione di minoranza” rispetto al discorso tenuto da Bagnasco. Chi sperava che la mattina dopo il fumo fosse caduto, è stato deluso. Sulla maggior parte dei quotidiani di ieri il nebbione ideologico ha trionfato, spinto al punto di ribaltare, oltre che occultare e minimizzare, i fatti. Un'operazione che ha pochi precedenti, soprattutto nei confronti di un discorso ufficiale di un capo della Cei, e che ha ovviamente una sua logica. Perversa.

    Il Corriere della Sera, che già si era molto esposto
    , ha titolato in prima pagina “Cattolici in campo chiedono una svolta”, mentre il vaticanista Gian Guido Vecchi provava a smorzare come una pallina da tennis il contenuto-fucilata di Bagnasco. Così Todi diventa “l'incontro più atteso dei cattolici” – tutti? – mentre Bagnasco sarebbe stato semplicemente “bene attento a non sbilanciarsi in ‘benedizioni e progetti di sorta'”. Il commento è però affidato a un vecchio riservista del martinismo militante come Marco Garzonio, tuttora influente sulla linea ecclesiastica di Via Solferino, nei mesi scorsi protagonista di due campagne tanto irrilevanti quanto gonfiate – per Valerio Onida alle primarie di Milano e per il TTS (Tutti Tranne Scola) in curia – del giornale. Garzonio parla a prescindere da Bagnasco, traccia il solco delle “sfide dei cattolici” partendo dalla “moralità dei comportamenti privati”, dalla “attenzione alla convivenza e giustizia ridistributiva”, le “misure di riequilibrio sociale” e il “dialogo e intesa su concezioni dell'uomo”. Cita pure un documento della Cei del '91, “Educare alla legalità”. Bagnasco ha parlato? Peggio per lui, come non l'avesse fatto.

    E peggio per lui è anche la linea degli altri giornali. Sull'Unità Domenico Rosati, ex sindacalista ed ex presidente delle Acli, spiega che “Todi andrà ricordata per l'esplorazione delle possibili prospettive di una ricomposizione dei cattolici” (il downgrading della Dc riporta evidentemente in auge un altro mantra defunto, la “ricomposizione del mondo cattolico”). L'imbarazzo a sinistra è palpabile, il Riformista titola spericolatamente “Bagnasco spiazza il Pdl sui principi non negoziabili”, sostenendo che “le intenzioni della vigilia sono state ribadite”. E si aggrappa disperatamente a De Bortoli e alla richiesta di un “tratto più marcatamente conciliare che chiuda con l'era Ruini”, di cui a Todi non si è avuta notizia. Al titolo a corso forzoso sulle parole di Raffaele Bonanni ricorre disperata anche Europa: “I cattolici dicono basta: Berlusconi se ne vada”. Ma soprattutto si affida a un commento, guarda un po', dell'articolo di De Bortoli, idealmente contrapposto a Bagnasco (in prima di Europa c'è la foto di De Bortoli, ma non quella del cardinale, una chicca per gli intenditori della controinformazione).
    Sul Fatto Marco Politi, un altro vecchio pasdaran della “chiesa del no”, quella che vuole che tutti trombino come gli pare, tranne il Cav., è costretto a scrivere che l'unica “ammissione politica della giornata” è stata l'uscita sul governo di Bonanni, peraltro imbarazzato. E a registrare laconicamente, nascondendolo in fondo al pezzo, che “del bilancio del conclave di Todi fa anche parte l'estrema prudenza del cardinale Bagnasco”. Il quale ha compiuto “passi indietro rispetto alla recente prolusione” in cui aveva affermato la necessità di “un soggetto cattolico che dialoghi con la politica”. E invece a Todi, ciccia.

    Politi scrive sul Fatto, ma è l'ex vaticanista di Repubblica e l'umore e la tecnica mistificatoria sono le stesse della casa madre. Rep. si lancia in uno spericolato “La rivolta non si ferma a Todi. A dicembre torna il Family day per dare l'ultima spallata a Silvio”. Forse dimenticando che il Family day era stato uno spottone per il centrodestra. Ma è l'editoriale di Agostino Giovagnoli il fuoco della questione. Anche il professore è costretto a nascondersi dietro alla dichiarazione di Bonanni, a fare un lungo e traballante preambolo sul “nuovo motivo di unità e convergenza dei cattolici” attorno all'urgenza di ridare “alla politica la forza e l'autorevolezza perdute”. Gli serve per nascondere un po' la notizia, infilata con tentativo di ribaltamento a metà articolo: “La presenza del cardinal Bagnasco, in apertura, ha sottolineato l'importanza dell'iniziativa, anche se egli non è voluto entrare nel merito dei problemi e non ha poi partecipato al dibattito”. Non ha voluto? Giovagnoli è uno storico del partito cattolico, e ovviamente sa valutare molto bene quel che Bagnasco ha detto. Invece prosegue come nulla fosse: “Nel corso della giornata, i cattolici hanno parlato senza difficoltà di nuovo soggetto politico o di nuovo movimento politico da loro animato”. E se non è nato un partito, “si è realizzato comunque un passaggio politicamente significativo”. Come si chiama, nel metodo storiografico, l'occultamento delle fonti?

    Per il resto, provoca un certo sconcerto l'infortunio del Giornale, che non ha bucato l'evento ma la notizia sì, e titola al di là di ogni irragionevole dubbio “Bagnasco evoca il ritorno alla Dc”. Meno male che su Libero c'è Antonio Socci (potete ascoltarlo anche in audio qui), che il tema del Corriere etero-direttore dei cattolici l'ha messo nel mirino da un pezzo, e scrive radicalizzando: “Bagnasco contro il Corriere”. E viva infine il manifesto, giornale snob della sinistra pura che non ha rinunciato a pensare, e che avendo riconosciuto con sana dialettica materialista che a Todi non è accaduto nulla di politicamente rilevante, non ha scritto neanche una riga. Neanche una.

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    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"