Occupy Africa
La Casa Bianca ci ha messo una certa enfasi pubblicitaria nell'annunciare l'invio di cento soldati combat-ready in Uganda (con libertà di sconfinare) per andare a stanare la Lord's Resistance Army, un gruppo armato che da una ventina d'anni falcidia vari popoli in vari stati dell'Africa centrale. L'esercito ribelle (che non è nella lista delle organizzazioni terroristiche) è guidato da Joseph Kony, autoproclamato "portavoce di Dio" e personaggio di cui nessuno in America aveva mai sentito parlare prima che Barack Obama desse risalto a questo tassello della sua campagna africana.
La Casa Bianca ci ha messo una certa enfasi pubblicitaria nell'annunciare l'invio di cento soldati combat-ready in Uganda (con libertà di sconfinare) per andare a stanare la Lord's Resistance Army, un gruppo armato che da una ventina d'anni falcidia vari popoli in vari stati dell'Africa centrale. L'esercito ribelle (che non è nella lista delle organizzazioni terroristiche) è guidato da Joseph Kony, autoproclamato "portavoce di Dio" e personaggio di cui nessuno in America aveva mai sentito parlare prima che Barack Obama desse risalto a questo tassello della sua campagna africana; evidentemente tutti erano distratti nel 2009, quando Russ Feingold ha presentato al Congresso una proposta di legge per contrastare Kony e i suoi, controfirmata dal presidente nel maggio del 2010.
Ma perché ora l'America ha improvvisamente voglia di parlarne? Perché nell'Africa centro-orientale stanno succedendo un mucchio di cose che messe in fila assomigliano a un nuovo fronte di guerra, una guerra "ombra" nel più classico stile obamiano. L'Amministrazione ha piazzato droni in Uganda e Burundi per colpire i militanti di al Shabab in Somalia, una mossa non certo priva di rischi, visto che i qaedisti somali hanno già dimostrato di poter colpire senza troppa fatica anche i quartieri buoni di Kampala. In cambio del favore, dunque, l'America manda un centinaio di soldati scelti in territorio ostile a cercare un banda che si è divisa almeno in cinque gruppi e pianifica di attaccare civili in massa.
Non c'è dubbio che gli operativi americani ne approfitteranno per fare report molto dettagliati al Pentagono anche su altri fattori di rischio. Nel frattempo il Kenya ha mandato truppe di terra in Somalia a combattere Shabab, che promette un bagno di sangue. Nairobi è l'hub fondamentale per gli americani, la zona franca dove Hillary Clinton può stringere la mano al cattivissimo (e ripulito a forza) Sheikh Sharif Sheikh Ahmed e dove Biden può andare a negoziare una costituzione laicista e ultrasecolarizzata per compiacere il primo ministro, Raila Odinga, interlocutore privilegiato di Obama in Africa. Senza contare l'appoggio americano all'indipendenza del Sud Sudan, i movimenti in Congo, dove si prepara un novembre elettorale di fuoco, la cooperazione militare con il Burundi e tutto quello che succede su a nord, Libia compresa. E' il "quinto fronte" della Casa Bianca, quello che Bush aveva aperto a suon di aiuti umanitari e che Obama tiene vivo con droni e anfibi. Rimane però un punto oscuro: come farà Obama a dare credibilità alla campagna d'Africa se contemporaneamente minaccia di tagliare il budget d Africom?
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