Ristorazione abusiva fissa nel comune di Milano

Maurizio Milani

Come ragazzo mi sono buttato nella ristorazione abusiva. Fisso a Milano (visto anche un certo clima permissivo del comune), in mezzo a un parco. Bombola di gas e griglia, faccio sia carne che pesce (anche bollito). La provenienza della carne è dalla macellazione abusiva di mio zio; il pesce non so, me lo vende uno mascherato, me lo consegna tutte le mattine al casello di Agrate (A4). La frutta, rigorosamente ogm, la rubo direttamente io (vado una volta alla settimana in un magazzino nel bresciano e faccio razzia).

    Come ragazzo mi sono buttato nella ristorazione abusiva. Fisso a Milano (visto anche un certo clima permissivo del comune), in mezzo a un parco. Bombola di gas e griglia, faccio sia carne che pesce (anche bollito). La provenienza della carne è dalla macellazione abusiva di mio zio; il pesce non so, me lo vende uno mascherato, me lo consegna tutte le mattine al casello di Agrate (A4). La frutta, rigorosamente ogm, la rubo direttamente io (vado una volta alla settimana in un magazzino nel bresciano e faccio razzia). I funghi e le rane provengono dall'oasi protetta del parco Adda sud. Gli ortaggi me li dà un nomade. Il resto lo compro. Chiaramente non ho partita Iva, non sono iscritto agli ambulanti, non ho il permesso dell'ufficio Igiene. Per questo motivo somministro anche alcolici e superalcolici. Bevo anch'io insieme ai miei clienti. Tanti sono drogati, altri solo pederasti.

    Lavoro molto bene, il comune di Milano tollera: “C'è di peggio, sono ben altre le cose da perseguire: i grandi speculatori finanziari, i grandi sfruttatori e trafficanti internazionali…”. Questo lo dicono gli attuali amministratori comunali ai cittadini barricati in casa che si lamentano chiamando le televisioni locali. Cittadini: “Basta! Vergogna! E' ora di finirla!”. Esponenti della giunta: “Calma, adesso vediamo”. Intanto che loro vedono io vado avanti a far da mangiare. Chiaramente tasse non ne pago. La prossima elezione voto ancora per confermare l'attuale sindaco. Non per egoismo, ma perché credo nel progetto. Firmato: un cittadino contentissimo.

    ***

    Tanti lettori mi scrivono: “A che età vanno in pensione i nomadi?”. Essendo nomade rispondo con precisione. Noi nomadi andiamo in pensione a 59 anni esatti. Questo in funzione dei vari contributi (bollini Inps) che i comuni in cui siamo stati accampati ci versano. A volte l'età della pensione slitta (in avanti o in dietro). Questo perché tanti comuni, per sbolognarci il prima possibile dal loro territorio, ci versano bollini doppi. Io per esempio sto verificando all'Inps la mia situazione: su 250 comuni in cui come nomade mi sono accampato, ben 80 non mi hanno versato i bollini per la pensione. A questo punto faccio causa. C'è però un comune che oggi si fa carico di ciò: a tutti i nomadi come me, che gli mancano le marchette per la pensione, dice: “Amici nomadi, venite a metter giù tende e tendoni nel nostro comune e vi paghiamo tutti i contributi che vi mancano”. Il nome del comune non lo dico, altrimenti arrivano tutti e va in bancarotta. Anche i cittadini poi tendono a diventare nomadi fissi.

    Un'altra domanda dei lettori è: “Quando vanno in pensione i domatori di circo?”. Rispondo volentieri: i trentuno domatori di circo ancora in attività vanno in pensione a 75 anni, oppure devono avere maturato 26.000 numeri a far saltare i leoni e 23.000 numeri a far alzare la zampa agli elefanti. Per le tigri non esiste numero. Altra domanda: “A che età vanno in pensione i domatori nomadi?”. Risposta: le due pensioni non sono cumulabili. Altra domanda: “A che età vanno in pensione i tecnici del comune di Milano che misurano le polveri sottili?”. Rispondo subito: essendo una misurazione che fanno da poco, i tecnici assunti hanno tutti venticinque anni esatti. Andranno in pensione quando ci andrà Britney Spears (ottant'anni circa).