Gli emendamenti meno noti di B. Franklin su come farsi un'amante

Annalena Benini

Adesso non è prudente scrivere “Consigli per scegliere un'amante”: si provocherebbe subito una giusta, dolorosa e intransigente indignazione. Si verrebbe paragonati, con un po' di fortuna, a Dominique Strauss-Kahn (rispetto al quale Libération ieri si chiedeva se lo scambismo sia diventato lo stadio supremo del socialismo), o a maniaci sessuali qualunque, produttori di sub cultura mercificatoria.

    Adesso non è prudente scrivere “Consigli per scegliere un'amante”: si provocherebbe subito una giusta, dolorosa e intransigente indignazione. Si verrebbe paragonati, con un po' di fortuna, a Dominique Strauss-Kahn (rispetto al quale Libération ieri si chiedeva se lo scambismo sia diventato lo stadio supremo del socialismo), o a maniaci sessuali qualunque, produttori di sub cultura mercificatoria.

    Grazie al cielo Benjamin Franklin è morto da qualche secolo, e non è più possibile eliminarlo per indegnità dai Padri fondatori degli Stati Uniti. “In tutte le tue tresche dovresti privilegiare le donne di una certa età anziché le giovani”, scriveva nel 1745, e tra le motivazioni razionali che dovrebbero portare alla scelta di un'amante agée (cosa peraltro perfettamente in linea con il senso più profondo della democrazia americana) c'è questo punto: “Quando le donne cessano di essere belle, si industriano per diventare buone. Per mantenere la propria influenza sugli uomini sopperiscono alla diminuzione della bellezza con un aumento dell'utilità”.

    Servigi, anche infermieristici, piccoli e grandi favori, buonumore e dedizione (e “non v'è pericolo di figli che, illegittimamente prodotti, potrebbero dar luogo a molteplici inconvenienti”). Tralasciando le volgari considerazioni di Benjamin Franklin (nome nobile e rassicurante, come scrive il filosofo Simone Regazzoni nella prefazione di questo libretto pubblicato da il melangolo) sulle donne che al buio sono tutte ugualmente giovani, il “primo americano” sostiene anche, in un crescendo di entusiasmo che: il peccato è minimo e il rimorso è minimo (traviare e rendere infelice una vergine sarebbe più grave). Ultima e definitiva notazione: “Sono talmente riconoscenti!”.

    Sono parole terribili, offensive, scandalose, misogine, e forse bisognerebbe trovare il modo di cambiare il Primo emendamento, affinché venga impedito a certa gente di pronunciare frasi così scorrette, così poco rispettose della sensibilità altrui. Ben Franklin scrive anche le “regole grazie alla cui osservanza un uomo d'intelletto e cultura saprà far di sé un compagno sgradevole” (parlare sempre di sé, interrompere gli altri, contraddirli, sminuirli, criticare la loro grammatica, se fanno una buona considerazione sottolineare che era stata fatta prima da Locke), poi analizza nei minimi dettagli il potere smisurato della corte della stampa popolare (“può giudicare, condannare e infamare non solo privati cittadini con o senza inchiesta né processo”): poiché la libertà di stampa è sacra, Ben Franklin propone di restaurare, per il popolo che si senta offeso nelle reputazione, la libertà di clava: “Potete andare da lui (lo scrittore, ndr) e rompergli la testa”.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.