Contro il paradigma declinista

Stefano Cingolani

Il “fanatismo dell'Apocalisse”, come lo chiama Pascal Bruckner, nemico giurato dell'antiumanista ideologia della Terra, ha aggiunto al suo vocabolario escatologico un'altra espressione: i “licenziamenti facili”. Che la usino come schermo i sindacati e i partiti del no, è ovvio. Sembra invece un autogol se entra nel lessico del governo. Nota Franco Bruni sulla Stampa: “Menzionare la facilitazione del licenziamento dei lavoratori a tempo indeterminato è inutilmente provocatorio”.

    Il “fanatismo dell'Apocalisse”, come lo chiama Pascal Bruckner, nemico giurato dell'antiumanista ideologia della Terra, ha aggiunto al suo vocabolario escatologico un'altra espressione: i “licenziamenti facili”. Che la usino come schermo i sindacati e i partiti del no, è ovvio. Sembra invece un autogol se entra nel lessico del governo. Nota Franco Bruni sulla Stampa: “Menzionare la facilitazione del licenziamento dei lavoratori a tempo indeterminato è inutilmente provocatorio”.

    E nella provocazione cade Tito Boeri, studioso dei mercati del lavoro imperfetti, il quale ora sostiene che ci vuole flessibilità solo “in entrata”, al contrario di quel che hanno invocato a più riprese il neo presidente della Bce, Mario Draghi, e il neo governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Errori di comunicazione, dunque, che richiedono probabilmente un vero rovesciamento di prospettiva. Perché il dibattito pubblico è viziato da un equivoco di fondo, una debolezza analitica dalla quale derivano a cascata fraintendimenti e confusioni. Che cos'è la politica del rigore? Un percorso purificatorio che coinvolge l'intera società?

    Forse per i penitenti della “grande regressione ascetica”, i seguaci della decrescita felice alla Latouche. Per tutti gli altri, per la gente comune che lavora, appare come un incubo da Day after: il Grande Gelo, l'Austerità. In realtà, si tratta di un percorso a ostacoli (ieri lo spread Btp/Bund è salito oltre i 384 punti e il rendimento del Btp decennale ha battuto ogni record dall'introduzione dell'euro) e per buona parte sconosciuto, il passaggio a nord ovest che apre una nuova strada, una gigantesca, e quindi ardua, riconversione del modo di lavorare, di consumare, di vivere, provocata non dalla natura autodistruttiva del capitalismo, ma dal fatto che miliardi di uomini, usciti dalla fame e dalla sudditanza, vogliono i nostri stessi diritti e il nostro stesso benessere. Per questo, dobbiamo produrre cose nuove che piacciano al mondo, organizzare diversamente il lavoro, rimboccarci le maniche.