“Dicaaa…”. I Soliti idioti arrivano al cinema e noi siamo già pazzi di loro
Una dritta per un film di successo? Chiedetela al figlio di Pietro Valsecchi (sempre che il papà produttore non abbia provveduto lautamente a comprare il suo silenzio). E' stato lui a suggerire Checco Zalone, che con “Cado dalle nubi” e poi con “Che bella giornata” ha sbancato i botteghini. Ed è stato lui a suggerire “I Soliti idioti”, che con la Taodue hanno appena finito di girare un film dopo tre anni di successi su Mtv (uscirà a novembre).
Una dritta per un film di successo? Chiedetela al figlio di Pietro Valsecchi (sempre che il papà produttore non abbia provveduto lautamente a comprare il suo silenzio). E' stato lui a suggerire Checco Zalone, che con “Cado dalle nubi” e poi con “Che bella giornata” ha sbancato i botteghini. Ed è stato lui a suggerire “I Soliti idioti”, che con la Taodue hanno appena finito di girare un film dopo tre anni di successi su Mtv (uscirà a novembre).
Confessiamo una passione scoppiata in ritardo. La prime volte, ci scontravamo sempre con il pestifero bambino Niccolò che esce di casa per combinare guai: di tutti gli sketch e i personaggi inventati e incarnati da Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli, il meno sorprendente, il più banalmente cattivo, quello fornito di dialoghi meno convincenti. Mancavano la signora “Dicaaa…”, ovvero la quintessenza della burocrazia in twin set e filo di perle false. Appena il malcapitato di là dallo sportello avanza una richiesta, lei gorgheggia “un attimo e sono subito da lei”, afferra la cornetta del telefono e si dedica alle sue faccende personali (nell'impiegata, ritroviamo un po' di Fantozzi e un po' della signora Cecioni).
Mancavano i due tennisti vestiti anni Sessanta, con racchette e porta racchette, gonnellina a pieghe, tergisudore in spugna. Passeggiano, imbattendosi di volta in volta in una coppia di lesbiche o in un povero. Lei è terrorizzata, lui minimizza e vorrebbe allungare un soldino al barbone che fruga nella spazzatura. Lei con perfetta allure radical chic si oppone: “Mica lo vorrai offendere? Io mi offenderei se uno sconosciuto mi desse dei soldi”. Ognuno ha la sua lista di preferiti, si arriva fino a Garibaldi e a Cavour che si sollazzano con le signorine facili del tempo loro. Ci sono gli sketch più surreali, alla Monty Python: due tifosi che cercano di civilizzare il calcio portando in tribuna un trio d'archi al posto delle vuvuzela.
Ci sono gli sketch più politicamente scorretti: papà che accusa il figlio di essere come lo sgrullo, la goccetta di piscio che non se ne va mai per quanti sforzi uno faccia. Non fate vedere ai promotori del matrimonio gay la gag dei due maschi che vanno al corso di preparazione al parto (lui con pancione, l'altro lui sempre attaccato al telefono) e quando l'insegnante invita “carezzatevi, più o meno nella posizione in cui avete concepito”, l'incinto si mette a pecora e si fa massaggiare i fianchi. Non fate vedere agli schifiltosi “L'amante del chirurgo” che arriva in sala operatoria con qualcosa di appiccicoso che le pende dalla guancia (ricordate il gel per capelli di Cameron Diaz, in “Tutti i pazzi per Mary”?, ecco) e ricorda le volte che ha dovuto “chinare il capo ingoiando bocconi amari”. Non fate vedere a chi ha criticato gli spot di Sky – che mettevano insieme le due più sincere passioni degli italiani, il calcio e i miracoli – il “garaoke” di padre Boi e di padre Giorgio (in arte “Boi Giorgio”). Né il loro tentativo di risollevare la popolarità di Gesù tra i giovani lanciandolo come il capo degli zombie, per aver detto al defunto Lazzaro: “Alzati e cammina".


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