Il Cav. scelga il terreno sul quale aprire la crisi, può ancora farlo, ma subito
Diceva il Bonaparte che con una baionetta si può fare di tutto tranne che sedercisi sopra. Al Cav. è rimasta in mano soltanto una baionetta: potere scegliere quando, come e su quale terreno aprire formalmente la crisi. Perciò non perda tempo e passi all'atto, prima che dalle mani gli tolgano anche questo. Non serve a molto passare le notti con il fido Verdini davanti al pallottoliere. In questa situazione, la conta, persino la languida telefonata personale produce l'effetto contrario: rafforza l'indeciso nella convinzione di essere indispensabile, gli fornisce dunque nuove armi per fare pressione e accelera la sua defezione.
Diceva il Bonaparte che con una baionetta si può fare di tutto tranne che sedercisi sopra. Al Cav. è rimasta in mano soltanto una baionetta: potere scegliere quando, come e su quale terreno aprire formalmente la crisi. Perciò non perda tempo e passi all'atto, prima che dalle mani gli tolgano anche questo. Non serve a molto passare le notti con il fido Verdini davanti al pallottoliere. In questa situazione, la conta, persino la languida telefonata personale produce l'effetto contrario: rafforza l'indeciso nella convinzione di essere indispensabile, gli fornisce dunque nuove armi per fare pressione e accelera la sua defezione.
Esitare, lo dicono i sacri testi dell'arte della guerra, è il modo migliore per far implodere i gruppi dirigenti e dissolvere le truppe. E' di corto respiro anche il vecchio trucco, cominciare il dibattito sulla fiducia al Senato dove la maggioranza è meglio messa, contando che un voto favorevole a Palazzo Madama spinga nella buona direzione anche alla Camera. E sul fatto che con due maggioranze diverse nelle due Camere, lo scioglimento anticipato del Parlamento sarebbe un passaggio quasi obbligato. Sono sotterfugi della tattica che non dovrebbero avere più senso. In democrazia la metà più uno dei voti è sufficiente a governare quando la guida è ferma, la meta condivisa e la rotta visibile.
Questa storia che più i problemi sono gravi più grande debba essere la maggioranza è una delle tante enormità messe in giro da illuminati che volentieri metterebbero tra parentesi i partiti e la politica, cioè il giudizio del popolo, per connivenza con interessi sovra-determinati. Il problema del Cav. dunque è uno solo: la guida. C'è ancora? Se la sente ancora di stare al posto e chiudere in modo il più possibile degno la lunga parabola? Se no, vada al Quirinale oggi stesso e lasci la politica. Se sì, se se la sente come ripete in modo tonico e addirittura senza tradire stanchezza, allora vada in Parlamento. E ponga la fiducia. Su cosa? Mi viene l'orticaria quando penso alle tante occasioni perse dall'Italia e alla tanta insipienza franco-tedesca che abbiamo dovuto sopportare, ma la risposta è scontata: sull'Europa, proprio su questa mal nata Europa e su tutto quanto ci chiede. Sono misure che indubbiamente potrebbero fare meglio alla maggioranza che alle opposizioni.
Che dicono di sì a Bruxelles e a Francoforte se serve a sbalzare di sella il premier ma poi nel foro interiore le giudicano misure da incubo, semplice macelleria sociale. Ma perché non sia un anemico surrogato, un lifting che venga giù in poche ore, occorre che in questo ormai famoso ma ignoto maxi emendamento ci sia davvero qualcosa. Non ci sono la riforma delle pensioni né quella del mercato del lavoro, ci sia almeno qualcosa di dignitoso, che mostri di nuovo una rotta e le ritrovate capacità di un timoniere che in sei mesi di crisi non ha mai parlato al paese. Se il Cav. avrà la fiducia bene. Se no, lui e l'ex maggioranza non troveranno mai nulla di meglio che potere andare al voto come modernisti certo a fasi alterne ma comunque caduti in un grave incidente sul lavoro.
Il Foglio sportivo - in corpore sano