Non si dimetta alla chetichella come un qualunque pierferdinandocasini
Ci sarebbe mancata anche questa. Che l'Amor nostro si fosse dimesso alla chetichella come un pierferdinandocasini qualsiasi, come in un sistema proporzionale qualsiasi, come se il bipolarismo fosse una novità trascurabile, senza chiedere una sfiducia ufficiale e senza che gli italiani potessero assistere all'ultimo spettacolo degno di questo nome.
Ci sarebbe mancata anche questa. Che l'Amor nostro si fosse dimesso alla chetichella come un pierferdinandocasini qualsiasi, come in un sistema proporzionale qualsiasi, come se il bipolarismo fosse una novità trascurabile, senza chiedere una sfiducia ufficiale e senza che gli italiani potessero assistere all'ultimo spettacolo degno di questo nome.
Ci sarebbe mancato anche che ci avesse privato del melanconico godimento di vedere quelli che lo odiarono da subito, e che odiarono da subito ciò che avrebbe potuto fare e non ha saputo, votargli contro sostenendo che l'Europa avrebbe forse qualche ragione, e lui con essa, ma aveva scopato troppo e malamente, lui, d'altra parte. Con ciò disonorando il suo paese e facendogli perdere di credibilità presso i cherubini della finanza internazionale e dei titoli subprime, i quali, come si sa, fremono all'idea stessa dell'esistenza di Playboy.
Ci sarebbe mancato anche di non poter sentire, in Parlamento, una voce che ricordasse a ciascuno l'impegno solenne, da ciascuno preso e ribadito mille volte, non una, mille, di governo o di opposizione che quel ciascuno fosse (vero, Fini, Rutelli e Casini?), secondo cui quando un governo cade si rivota subito, senza pastrocchi. Ci sarebbe mancato anche che gli elettori di gennaio, o di marzo, o di quando sarà, dovessero inquinarsi all'idea che Giorgio Napolitano potesse aver ridotto il Quirinale a quel luogo di traffici e di faziosità che aveva ereditato da Oscar Luigi Scalfaro. Che avesse ceduto, sotto sotto, a camarille e a porcherie.
Ciò che non è stato e che è giusto si sappia attraverso un percorso lineare, trasparente, dove chi perde, perde nell'istituzione, e il Quirinale lo registra. Ci sarebbe mancato anche di dover essere privati del ricordo prezioso, e tanto più prezioso perché squisitamente parlamentare, di una frase importante: “E così contro di me sono state deliberatamente alimentate nei mesi scorsi violente campagne denigratorie, di tale brutalità e di tale natura, da non avere precedenti, almeno fino a questo momento, in tutta la storia della Nazione”.
Venne pronunciata diciotto anni fa da una persona molto diversa da Berlusconi, eppure odiata in modo simile. Solo che, allora, Claudio Martelli si propose come quello che avrebbe potuto restituire l'onore a un partito. Votiamo, e facciamolo in fretta. Perché a restituirci quello della Nazione, è stato delegato oggi Paolo Cirino Pomicino, andreottiano.
Il Foglio sportivo - in corpore sano