Addio Santa Alleanza

Claudio Cerasa

Nell'attesa che il Pd sciolga la sua riserva sulla linea da adottare per accelerare la fine del berlusconismo (elezioni? Governo tecnico? Governo di decantazione?), c'è una questione importante con cui il maggior partito d'opposizione si è ritrovato improvvisamente a dover fare i conti. La questione – sempre più cruciale vista anche la precarietà dimostrata ieri dal governo alla Camera – è presto detta.

Leggi L'occasione di Bersani

    Nell'attesa che il Pd sciolga la sua riserva sulla linea da adottare per accelerare la fine del berlusconismo (elezioni? Governo tecnico? Governo di decantazione?), c'è una questione importante con cui il maggior partito d'opposizione si è ritrovato improvvisamente a dover fare i conti.

    La questione – sempre più cruciale vista anche la precarietà dimostrata ieri dal governo alla Camera – è presto detta: se questo esecutivo dovesse cadere, e se il presidente della Repubblica dovesse convocare nuove elezioni dopo aver sciolto le Camere, il Pd sarebbe costretto a presentarsi di fronte ai propri elettori non con la tanto auspicata mega coalizione “progressisti-moderati” (traduzione: alleanza con il Terzo polo) ma bensì con la famosa formula del “patto di Vasto” (Pd, Idv, Sel più comunisti vari).

    Ma come, si dirà? Ma non era stato proprio Casini a dire due giorni fa che “senza il Pd non si ricostruisce l'Italia”? Vero. Ma vero anche che il ragionamento del leader dell'Udc si riferiva a un contesto legato a un governo emergenziale, e dunque a uno scenario diverso rispetto a quello elettorale. “In effetti – dice Roberto Rao, deputato dell'Udc vicino a Casini – rebus sic stantibus certamente sì: se si vota il Terzo polo alle elezioni andrà da solo”.

    I vertici del Pd sanno che le ragioni della “incompatibilità” elettorale tra Terzo polo e Patto di Vasto sono legate anche all'approccio scelto dai progressisti rispetto ai contenuti della lettera della Bce; e non è un mistero che, al contrario di quanto invece fatto da Casini, in questi mesi Bersani, Vendola e Di Pietro hanno sempre risposto con un “no grazie” ai suggerimenti offerti dalla Banca centrale europea.

    Naturalmente, la scelta del Terzo polo ha spiazzato i teorici della Santa Alleanza (D'Alema in primis) che fino a poco tempo fa davano per scontato che in caso di voto ci sarebbe stato l'accordo con i moderati. “Al prossimo giro sono certo che Casini starà con noi”, aveva detto un mese fa l'ex segretario Dario Franceschini. Le cose oggi sono invece cambiate e magari non è un caso che anche in vista di questo scenario il leader del Pd abbia smesso improvvisamente di chiedere le elezioni.

    Leggi L'occasione di Bersani

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.