Utile promemoria per riforme economiche immediate in stile Mario Draghi
La crisi del nostro debito pubblico con livelli dei tassi mai visti mostra che non è vero che l'annuncio di dimissioni di Silvio Berlusconi ha tranquillizzato i mercati. Al contrario ora si è diffusa la preoccupazione che a questo governo, riluttante a causa della Lega nord, circa l'aumento delle età di pensione, ne subentri uno denominato come tecnico o di larghe intese che non voglia fare alcuna riforma del mercato del lavoro e che non abbia il coraggio di tagliare la spesa e di attuare maggiori privatizzazioni.
La crisi del nostro debito pubblico con livelli dei tassi mai visti mostra che non è vero che l'annuncio di dimissioni di Silvio Berlusconi ha tranquillizzato i mercati. Al contrario ora si è diffusa la preoccupazione che a questo governo, riluttante a causa della Lega nord, circa l'aumento delle età di pensione, ne subentri uno denominato come tecnico o di larghe intese che non voglia fare alcuna riforma del mercato del lavoro e che non abbia il coraggio di tagliare la spesa e di attuare maggiori privatizzazioni.
Berlusconi ha fatto il famoso passo indietro richiesto per calmare i mercati. Ma ciò ha generato incertezza sulla volontà dell'Italia di mettere in ordine i conti pubblici e di attuare la politica di crescita, con le forze del libero mercato. Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa cosa perde, ma non sa cosa trova. L'incertezza politica spiega per il 50-60 per cento l'anomalo aumento dello spread sui nostri titoli. L'altro 40-50 per cento può essere spiegato con vendite di determinati operatori effettuate per forzare la situazione verso un governo di emergenza, che può servire a qualcuno per essere poi ricambiato.
Queste azioni non avrebbero un grande effetto, se non ci fosse il primo fattore. Dunque occorre varare al più presto la legge di stabilità. La discussione può essere rapidissima, perché si tratta di inserire nella legge di bilancio gli effetti del decreto approvato ad agosto aggiungendovi un maxi emendamento preparato dal governo, per realizzare la prima tappa degli impegni presi con Bce e Ue. Il maxiemendamento illustrato da Giulio Tremonti al Senato risponde solo in parte alle domande rivolte il 4 novembre da Bruxelles ed è in gran parte estraneo a ciò che è pertinente alla legge finanziaria, che deve avere una rilevanza diretta per i dati delle entrate e delle spese.
La parte di natura “ordinamentale” e non finanziaria va stralciata e trasformata in decreto legge. Ciò renderà più trasparente la manovra di finanza pubblica e più chiaro il suo contenuto. Finora al cattivo andamento dei nostri titoli ha non poco contribuito la nebulosità della nostra politica finanziaria e la scarsa comunicazione sull'andamento dei conti pubblici. La Commissione europea ci chiede di confermare l'impegno a misure aggiuntive specifiche nel caso di deterioramento del bilancio. Occorre farlo col maxiemendamento, tramite una clausola di salvaguardia automatica. La Commissione chiede di chiarire che le privatizzazioni per 5 miliardi l'anno annunciate dal governo (che non trovo nelle 60 pagine del maxiemendamento, forse per un difetto di lettura) sono al netto dei minori dividendi e del maggior costo per affitti generati dalla cessione. Anche questo andrebbe inserito nel maxiemendamento.
Ci si chiede di specificare come si intende ridurre il debito con l'assistenza di un apposito comitato. Anche questo va aggiunto al maxiemendamento. Sulle età pensionabili, Bruxelles si limita a chieder di chiarire se le misure attuali sono sostenibili. Il tempo stringe, ma questa è una lacuna che andrà colmata, fuori dall'emendamento. Idem per l'impegno a introdurre nella Costituzione il pareggio e su come si pensa di operare per spostare la tassazione dal lavoro ai consumi e alla proprietà immobiliare (riordino delle aliquote ridotte Iva e revisione degli accertamenti catastali).
All'utilizzo dei fondi comunitari risponde il maxiemendamento. Così pure lo fa per l'incentivo al lavoro delle donne. E per una parte degli incentivi per le aree arretrate e per le alienazioni di imprese locali e per le infrastrutture. I costi della politica sono già trattati nella legge di stabilità. Il maxiemendamento interviene ampiamente per le semplificazioni, le liberalizzazioni delle professioni e le loro tariffe, per gli uffici pubblici, per i tempi della giustizia. Ma questi temi vanno messi nel decreto legge, perché ordinamentali, non finanziari. Per la flessibilità del lavoro, il governo deve varare al più presto un disegno di legge mentre nel maxiemendamento ci sono gli incentivi fiscali.
Ci sono quindi lacune, ma solo il Pdl per ora ha un programma che combacia con le richieste della Commissione e della Bce finora inevase. E' un paradosso che sia il partito di Berlusconi il solo che, lasciato libero di farlo, potrebbe agire come chiede l'Europa perché si tratta del suo programma riformista?
Il Foglio sportivo - in corpore sano