Come i Maya temevano l'addio del sole, la sinistra avrà nostalgia del Cav.

Umberto Silva

La sinistra invoca il governo tecnico perché in caso di elezioni non c'è partita. Se il Cavaliere provvisoriamente glielo concede è solo per darle un vantaggino che se no non si diverte. La campagna elettorale, infatti, è in atto da diciassette anni e non occorre che il Cavaliere faccia e dica alcunché; fanno tutto loro, gli oppositori, menandosi l'un con l'altro, imboccando strade differenti e fingendo di non conoscersi.

    La sinistra invoca il governo tecnico perché in caso di elezioni non c'è partita. Se il Cavaliere provvisoriamente glielo concede è solo per darle un vantaggino che se no non si diverte. La campagna elettorale, infatti, è in atto da diciassette anni e non occorre che il Cavaliere faccia e dica alcunché; fanno tutto loro, gli oppositori, menandosi l'un con l'altro, imboccando strade differenti e fingendo di non conoscersi.

    Non è un buon metodo per vincere le elezioni, gli italiani hanno imparato a diffidare dei masochisti che cercano di trascinarli nel cupio dissolvi. La campagna elettorale è in realtà finita ancora prima di cominciare, tutto quello che andrà in scena è solo per rispettare il regolamento, il democratico costume. Ne ho le prove: una settimana fa i sondaggi di Repubblica avevano assegnato all'opposizione una nettissima vittoria sul Cavaliere. Per verificare ho alzato il telefono e composto un numero a caso. Mi ha risposto un tizio che effettivamente mi ha confermato di simpatizzare per l'opposizione, anche se si è affrettato a precisare che mai la voterà. Gli ho chiesto perché e mi ha detto: “Be', per potere continuare a simpatizzare per lei”.

    Dal canto suo se per vincere il Cavaliere non ha bisogno di batter ciglio, una cosa la deve pur fare. Se non proprio al governo, al potere deve andarci e agire di conseguenza, innanzitutto con un gesto di conciliazione nazionale venendo incontro al desiderio più intimo dei suoi oppositori: bastonarli duramente, sicché essi possano lamentarsi e accusare a iosa. Solo così il Cav. può farli felici e nel contempo giovare all'Italia. Il Cavaliere può anche ritirarsi tra le quinte e lasciare la ribalta a qualche sua epi(al)fania, ma non può eclissarsi del tutto, non può privare l'opposizione della sua terapeutica presenza, sarebbe un vero delitto, un mandare mezza popolazione al manicomio, con gravi conseguenze per l'intero paese.

    L'opposizione ha bisogno di lui, il suo vero demiurgo, colui che la compatta e le dà un senso; il Cav. non sarà uno psicanalista ma uno psicofarmaco sicuramente sì. E come tale genera dipendenza e crisi d'astinenza. Ricordiamo l'angoscia che catturò la sinistra quando mandò il Cavaliere all'opposizione: si vergognò profondamente e fece di tutto per ritornarci e restituire la sovranità al legittimo re. Si sentiva usurpatrice, indegna, fin ridicola; eppure non ballava il bunga bunga, non faceva le corna ai capi di stato. Faceva di peggio: con un doppio salto mortale D'Alema compì parricidio e suicidio pur di restituire al Cavaliere il suo posto. Meno teatrale ma più astuto il secondo Prodi vinse le elezioni in modo tale da perderle.

    Costoro non ce la fanno a essere padri, preferiscono il ruolo dei figli risentiti. Hanno eletto il Cav. a proprio destino e non lo molleranno neppure quando si ritirerà in Namibia. Lui si nasconderà sulle montagne tibetane e loro, angosciati come i Maya che temevano che il sole tramontando più non ritornasse, faranno ricorso a dosi massicce di Tavor e Serenase, Prozac e Dormiglion. “Ma non è la stessa cosa”, si lamenteranno incontrandosi in farmacia.