I pensieri segreti dei bazoliani

Michele Arnese

“Una classe politica da commissariare”. No, non è un titolo di un editoriale del Fatto Quotidiano. E non è neppure la conclusione di un commento di Repubblica. Certo, alcune tesi – “politici spesso improvvisati e privi di preparazione e integrità” – compaiono da tempo in analisi anti casta che pervadono giornali e tv. Ma questi concetti, così poco accademici, sono il frutto del pensatoio bazoliano chiamato FondazionEtica.

    “Una classe politica da commissariare”. No, non è un titolo di un editoriale del Fatto Quotidiano. E non è neppure la conclusione di un commento di Repubblica. Certo, alcune tesi – “politici spesso improvvisati e privi di preparazione e integrità” – compaiono da tempo in analisi anti casta che pervadono giornali e tv. Ma questi concetti, così poco accademici, sono il frutto del pensatoio bazoliano chiamato FondazionEtica.

    “Una classe politica da commissariare”, è il titolo della newsletter che la Fondazione presieduta da Gregorio Gitti, avvocato e genero di Giovanni Bazoli, ha inviato domenica scorsa a soci, sostenitori e simpatizzanti: “Restiamo increduli rispetto a quanto sta accadendo in queste ore in Italia – scrive il centro fondato tra gli altri dal notaio Piergaetano Marchetti, presidente della Rizzoli-Corriere della Sera, e dal costituzionalista Valerio Onida – e non ci riferiamo ai numeri allarmanti che arrivano dai mercati finanziari”. A preoccupare il pensatoio è “lo spettacolo che non ci risparmiano i politici”. Non tutti, ma molti: “La nave sta affondando e loro ancora litigano su quale cabina cercare di accaparrarsi, come se ancora potessero disporne”. Beninteso, “il problema non è Berlusconi, che si è arreso di fronte all'ineludibilità delle dimissioni, bensì quel sottobosco di interessi particolari, anzi personali, che affolla il Parlamento”.

    La FondazionEtica, costituita anche dal finanziere Romain Zaleski, si diletta poi in una sorta di pagella ai partiti: “Colpisce in particolare il comportamento della Lega: sino a ieri lacerata da divisioni interne, oggi ricompattata sul no al governo Monti. In calo nei sondaggi, i leghisti contano di rimontare rimettendosi in fretta i panni della protesta”. Critiche anche a dipietristi e vendoliani: “Sull'altro fronte, hanno tenuto un comportamento speculare Idv e, in parte, anche Sel”. La conclusione della Fondazione (apartitica e pure anti casta) non difetta di chiarezza: “E' uno spettacolo che gli italiani non possono più ignorare: questa classe politica ha dato prova di non sapere gestire le sorti del paese, neppure adesso che è vitale farlo”. E con una similitudine berlusconiana, si dice: “In ogni grande azienda la strada sarebbe quella del commissariamento. E se gli elettori fossero azionisti, avrebbero già revocato la fiducia non solo al governo ma alla gran parte dei parlamentari”. Ma, “fortunatamente, siamo in democrazia e i cittadini non possono sfiduciare i rappresentanti quando vogliono”.
    La soddisfazione dei bazoliani per le dimissioni di Silvio Berlusconi si rintracciano nella precedente newsletter, vergata nel primo fine settimana di novembre. Quando i vertici della Fondazione si rammaricavano del fatto che “l'attuale governo continua a restare in sella”, “in barba alle stroncature e agli espliciti inviti alle dimissioni dei più autorevoli organi di informazione nazionali e internazionali”.

    Dall'altra parte, “l'opposizione italiana rimane ripiegata su se stessa e tesa solo alla ricerca mediatica del taumaturgo capace d'un sol colpo di risollevarne le sorti”. A chi si riferisce? A Matteo Renzi? A LCdM? A Nichi Vendola?
    Chissà, di sicuro per il think tank bazoliano, che tra i sostenitori annovera pure la Fondazione Cariplo presieduta da Giuseppe Guzzetti, “non è più il momento di uomini (o donne) soli al comando”. Morale del pensatoio, “apartitico”, beninteso: “Se continuiamo a cercare con chi vincere, anziché per cosa vincere, vuol dire che il ventennio berlusconiano non ci ha insegnato nulla”.