La nuda protesta

Maurizio Stefanini

La prima fu Lady Godiva: la nobildonna anglosassone nell'undicesimo secolo cavalcò vestita solo dei suoi capelli per le strade di Conventry, per protestare contro le troppe tasse imposte da suo marito, il conte Leofrico. L'ultimissima è Aliaa Magda el Mahadi: la ventenne “laica, vegetariana, femminista, individualista ed egiziana”, studentessa di Comunicazione e media alla American University del Cairo, che ha pubblicato sul suo blog tre foto in cui è vestita solo di calze autoreggenti e scarpette rosse.

    La prima fu Lady Godiva: la nobildonna anglosassone nell'undicesimo secolo cavalcò vestita solo dei suoi capelli per le strade di Conventry, per protestare contro le troppe tasse imposte da suo marito, il conte Leofrico. L'ultimissima è Aliaa Magda el Mahadi: la ventenne “laica, vegetariana, femminista, individualista ed egiziana”, studentessa di Comunicazione e media alla American University del Cairo, che ha pubblicato sul suo blog tre foto in cui è vestita solo di calze autoreggenti e scarpette rosse. “Ho scattato io stessa la foto nella casa dei miei genitori”, ha detto Aliaa, “il mio è un grido contro la società della violenza, del razzismo, della molestia sessuale e dell'ipocrisia”. Dicendo di ispirarsi “ai modelli nudi che posavano all'Accademia di Belle Arti negli anni Settanta”, ha fatto subito centomila visitatori.

    Quasi in contemporanea sul Web
    si è diffusa l'immagine senza veli di Sara Tommasi. Bocconiana ed ex protagonista di intercettazioni sul “bunga bunga”, si è lasciata convincere a spogliarsi dal giurista napoletano Alfonso Luigi Marra, per attirare l'attenzione sul tema del signoraggio bancario e chiedere ai contribuenti di agire in giudizio per farsi restituire “i soldi che le banche vi hanno rubato”.

    Lo striptease come forma di protesta è un'immagine non proprio nuova. Già alcune canzoni contro il fisco dell'Italia ottocentesca evocavano immagini di contribuenti “cu l'occhi chini e la panza vacanti/ 'na manu darrèri, e l'autra davanti”. E Churchill l'intera protesta gandhiana per l'indipendenza indiana l'aveva bollata come la follia di “un nudo fachiro”. L'inizio moderno del fenomeno si deve però soprattutto allo streaking: fenomeno statunitense di gente che si metteva all'improvviso a correre nuda nei posti più impensati. All'inizio lo streaking era un fenomeno di semplice controcultura, ma poi si evolse in un sistema di protesta consapevole. Quindi tutti nudi a “chiedere la nuda verità sul Watergate”, “contro la guerra in Vietnam, più oscena di una donna nuda”. Già nel 1974, quando Loredana Bertè intitolò “Streaking” un suo trentatré giri con testi espliciti e corredato all'interno con foto sue ancora più esplicite, il movimento si era ridotto al fenomeno goliardico che ancora oggi nel mondo anglosassone imperversa soprattutto in occasione dei grandi eventi sportivi.

    Nei tardi anni Settanta, però, la marce nudiste divennero una tecnica di protesta abituale dai giovani di estrema sinistra svizzeri, quando il clima lo permetteva. Nel 1980 venne fondata la Peta, un'organizzazione animalista con oltre ottocentomila membri in tutto il mondo. Una delle forme di sensibilizzazione preferite della Peta è la foto di vip nudi che dicono di preferire l'esibizione della pelle propria a quella di animali uccisi. I Bare Witness, invece, si spogliano per protesta contro i cibi modificati geneticamente. Quasi simili nel nome, i Baring Witness disegnano invece con i loro corpi nudi slogan pacifisti. I Baring Witness contarono diverse imitazioni, come quella dei No Global che al vertice Wto di Cancún del 2003 formarono nudi uno slogan anti-globalizzazione. Più recente ma ormai famoso in tutto il mondo è il gruppo ucraino delle Femen, fondato nel 2008 da studentesse universitarie tra i 18 e i 20 anni che volevano usare il topless come arma di protesta contro il turismo sessuale e il sessismo. In seguito si sono mobilitate a livello continentale e su un ventaglio sempre più largo di temi, da Piazza San Pietro a Roma all'appoggio all'ex premier ucraina Julija Timoshenko.

    E ancora. Nel 2005 quattro ragazze di un centro sociale
    si erano presentate vestite solo di passamontagna con i colori della pace a una sfilata militare a Reggio Emilia. Nel 2006, la reginetta di bellezza argentina Evangelina Carrozzo restò in biancheria intima davanti a un vertice di presidenti latinoamericani per protestare contro una cartiera uruguayana accusata di inquinare oltreconfine. Nel 2008 un'altra giovane musulmana, la tunisina Hanane Zemali, ha posato nuda in segno di protesta contro il maschilismo: anche affidandosi a un fotografo piuttosto che al web, e non dalla sua patria ma dall'Italia, dove vive. Tornando ai fondamentali dello streaking, nel 2009 24 studenti filippini erano corsi nudi per le strade di Manila, per protestare contro l'aumento dei costi d'iscrizione all'Università. Cinque donne vestite solo di cappucci hanno protestato nel marzo del 2010 davanti al Congresso messicano contro la politica di “violenza di genere” imputata al governo del presidente Calderón.

    Lo scorso dicembre la signora Tammy Banovac
    si mise in reggiseno e slip all'aeroporto di Oklahoma City, in polemica con i controlli cui stavano sottoponendo la sedia a rotelle su cui è costretta.  Lo scorso marzo la pornostar Hot Milena si è presentata nuda davanti alla sede della Federcalcio argentina per protestare contro le troppe sviste arbitrali ai danni della sua squadra del cuore. Quest'estate la nudità è comparsa anche tra gli indignados spagnoli, alcuni dei quali hanno pedalato nudi contro la visita del Papa. Nudi stanno manifestando alcuni partecipanti alle proteste studentesche in Colombia, in qualche caso assieme a professori anch'essi in costumi adamitici.