Potenti, ambiziosi, smarriti e scaduti nel medioevo del governo Monti

Annalena Benini

Mentre sui social network si contendono una battuta sulla lista del nuovo governo Monti (“Niente da fare per la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare”, in onore della giovinezza e dei cognomi per nulla altisonanti dei ministri), mentre chi può fa telefonate di auguri, rivanga vecchie conoscenze, si inchina con zelo, racconta, entusiasta, di avere sempre fatto beneficenza per Natale alla comunità di S. Egidio (vedi nuovo ministero per la Cooperazione internazionale ad Andrea Riccardi), nelle camere con vista il cambio di regime provoca devastazioni, smarrimenti e nuovi fremiti di ambizione.

    Mentre sui social network si contendono una battuta sulla lista del nuovo governo Monti (“Niente da fare per la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare”, in onore della giovinezza e dei cognomi per nulla altisonanti dei ministri), mentre chi può fa telefonate di auguri, rivanga vecchie conoscenze, si inchina con zelo, racconta, entusiasta, di avere sempre fatto beneficenza per Natale alla comunità di S. Egidio (vedi nuovo ministero per la Cooperazione internazionale ad Andrea Riccardi), nelle camere con vista il cambio di regime provoca devastazioni, smarrimenti e nuovi fremiti di ambizione.

    Le classi dirigenti fanno piroette, a volte verso il vuoto (Giancarlo Galan e Giulio Malgara ne sono mestamente consapevoli). Ci sono mogli che preparano le valigie per partire, altre immusonite perché ci avevano sperato, poi ci sono le prescelte: felici di arrivare a Roma e già bisognose di accoglienza, consigli, dimore con un salone adatto al nuovo mondo (che deve essere necessariamente percepito come sobrio), e comunque servirà anche una cameriera, santiddio trovarle brave è praticamente impossibile ormai. Le signore dei salotti romani si sbraneranno per inglobare queste anime sperdute e consigliare loro anche il parrucchiere perfetto, quello che fa méche che non sembrano affatto méche ma naturale luminosità di un matrimonio perbene. Ma le signore dei salotti sono adesso in piedi, di spalle, con l'agenda in mano, per la parte ingrata, ma necessaria, della loro missione: stanno depennando con passeggero struggimento nomi non più graditi.

    Tra i probabili disastrati ci sono Pier Francesco Guarguaglini e Giuseppe Orsi (a meno che non si sia messo d'accordo con quelli del Terzo polo), presidente e amministratore delegato di Finmeccanica. Guarguaglini, berlusconiano per tutte le correnti, avrebbe avuto speranza di resistere se nel governo fossero entrati Gianni Letta e Giuliano Amato (molti nella notte hanno pregato, sgranando rosari, di non restare senza copertura politica o amicale in un nuovo esecutivo, ma alla fine ci si è rassegnati al nuovo corso, soprattutto quelli che hanno una moglie ricca). Il destino di Guarguaglini a Finmeccanica sembra specchiarsi, comunque, in quello di Augusto Minzolini alla Rai.(segue dalla prima pagina)
    Minzolini, esponente limpido del berlusconismo, colpevole di avere annunciato un tg per il nuovo pubblico e dimezzato gli ascolti, verrà sostituito da qualcuno di meno entusiasta e meno sincero (molti i giornalisti in attesa, che hanno già dichiarato di essere pronti a mettersi il loden anche durante la conduzione serale).

    Il consiglio d'amministrazione della Rai, perfetto termometro del potere, è in scadenza e verrà azzerato: Lorenza Lei, signora perfetta per un cambio di regime all'interno dello stesso regime, rappresentava già la decadenza berlusconiana, e andrà ad aggiungersi alla lista degli scaduti. Ma non tutti gli scadenti (solo nel senso della scadenza) sono uguali: Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, troverà sempre un posto dorato dove accomodarsi (certo, Roma non gli è mai piaciuta, e la sua Milano confina con quella di Mario Monti ma non combacia: la moglie di Scaroni preferisce Saint Moritz di proprietà e gallerie d'arte in cui acquistare quadri, la moglie di Monti luoghi più prealpini in affitto). Anche Vittorio Grilli dalla direzione generale del Tesoro potrà graziosamente approdare alla Barclays Bank. E forse fra gli ambiziosi, quelli più adatti al cambio di regime, c'è il presidente di Eni, Giuseppe Recchi, anche se è sempre gentile e allegro e non si sa se il governo di tecnici veda con favore un'aria sorridente, che ricorda troppo il passato berlusconiano: il nuovo governo è sobrio, elitario e quindi drammaticamente pensoso (dicono però che se Corrado Passera ha rinunciato a uno stipendio favolistico nella sua banca per accontentarsi di quello pensoso da ministro, è perché ha intenzioni di fare il candidato premier, e comunque la bella moglie di nuovo in attesa di un figlio non vedeva l'ora di arrivare a Roma).

    Recchi, si diceva, ha sposato una principessa, proprietaria del castello di Bracciano dove sono state festeggiate le nozze di Tom Cruise, quindi anche Barack Obama è contento se resta. Per quanto riguarda la scadenza di Emma Marcegaglia, pare improbabile che Monti le consentirà di attribuirsi i meriti della creazione di questo nuovo governo, quindi tornerà leggiadra alla sua azienda. Infine, tra gli smarriti si segnala Lorenzo Bini Smaghi, ex consigliere esecutivo della Banca centrale europea (praticamente l'unico banchiere escluso dal governo Monti), che dovrà rassegnarsi a quell'incarico ad Harvard (che prestigio, ma quando si troverà là, davanti alla televisione con la famiglia, penserà a tutte quelle terrazze romane illuminate a festa). E Luca Cordero di Montezemolo che fa? Niente, lui aspetta che parta il (suo) treno.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.