Gentile ministro della Salute, ci liberi del vaccino più inutile che ci sia

Roberto Volpi

Gentile neoministro della Salute Renato Balduzzi, mi permetto di gettarle lì un paio di considerazioni sul vaccino contro il paillomavirus, in occasione dell'arrivo in Italia del virologo tedesco Harald zur Hausen, insignito non senza polemiche del Nobel per la Medicina nel 2008 per la scoperta del legame tra HPV e cancro della cervice uterina, per partecipare oggi col professor Umberto Veronesi a un convegno sul tema. L'Italia si appresta ancora una volta a tirare la volata al vaccino?

    Gentile neoministro della Salute Renato Balduzzi, mi permetto di gettarle lì un paio di considerazioni sul vaccino contro il paillomavirus, in occasione dell'arrivo in Italia del virologo tedesco Harald zur Hausen, insignito non senza polemiche del Nobel per la Medicina nel 2008 per la scoperta del legame tra HPV e cancro della cervice uterina, per partecipare oggi col professor Umberto Veronesi a un convegno sul tema. L'Italia si appresta ancora una volta a tirare la volata al vaccino? Lo ha già fatto, come lei saprà, quando fu il primo paese a pianificare una strategia di vaccinazione pubblica gratuita delle ragazzine dagli 11 ai 12 anni, fortemente voluta dall'allora ministro Livia Turco, e che prese le mosse già nel marzo 2008 per essere poi purtroppo confermata da nuovo ministro Ferruccio Fazio.

    Quell'anno andò meglio che nel 2009 e nel 2009 meglio che nel 2010: i risultati sono inesorabilmente declinanti e oggi si vaccina a malapena una undici-dodicenne su due, mentre fuori dall'area della gratuità non si vaccina pressoché nessuno. Un flop che non può che far piacere. Il punto, gentile ministro, è che il costo della vaccinazione è talmente alto (qualche milione di euro per ogni donna presumibilmente salvata da un tumore che conduce alla morte a un'età media di 68 anni e che può essere individuato dal regolare Paptest, comunque ineludibile anche per le vaccinate) che pure il suo scopritore, in una intervista alla Stampa del 16 novembre, se ne mostra preoccupato e propone un ruolo più attivo, vedi caso, proprio di “figure come il ministro della Sanità”. Un'intervista curiosa, dove si sostiene che “il vaccino ha contribuito notevolmente a contrastare l'insorgenza del tumore”.

    Ma quando mai?
    Trattandosi di virus dall'incubazione lunghissima, per valutare l'efficacia del vaccino si dovranno attendere 30-40 anni. Poiché, poi, il vaccino copre il 70 per cento delle forme neoplastiche verso le quali si indirizza, non si può neppure trascurare il rischio che la vaccinazione lasci spazio agli altri implicati nello sviluppo tumorale. Allora, gentile ministro, semmai trovasse sul tavolo la relativa pratica, faccia la cosa giusta: passi oltre.