Spread per talk-show

Maurizio Crippa

Per quanto depressiva sia la manovra da Arsène Lupin che ci hanno fatto sotto gli occhi, sospensione con destrezza di democrazia; per quanto irritante sia avere più banchieri che flanelle al governo, e tacchi più bassi della bassa crescita che i tecnici ci apparecchiano. Per quanto essere diventati l'unica democrazia occidentale senza più classe politica provochi un senso di apnea. Di una cosa però, fin d'ora, siamo grati al consiglio di Facoltà dei civil servant e al suo magnifico rettore. Il primo ricasco liberatorio del loro illiberale insediamento è l'eutanasia dei talk-show.

    Per quanto depressiva sia la manovra da Arsène Lupin che ci hanno fatto sotto gli occhi, sospensione con destrezza di democrazia; per quanto irritante sia avere più banchieri che flanelle al governo, e tacchi più bassi della bassa crescita che i tecnici ci apparecchiano. Per quanto essere diventati l'unica democrazia occidentale senza più classe politica provochi un senso di apnea. Di una cosa però, fin d'ora, siamo grati al consiglio di Facoltà dei civil servant e al suo magnifico rettore. Il primo ricasco liberatorio del loro illiberale insediamento è l'eutanasia dei talk-show. E questo sì che è servizio pubblico. E non solo perché il conduttore eponimo delle incoscienze, alla prima senza l'unico contenuto che sia riuscito a mettere insieme in una vita di carrierazza, il Cav., è andato sotto il 10 per cento di share, seicentomila dei suoi ex che l'hanno sfanculato già alla terza puntata. Santoro costretto a iniziare con l'“idraulico” Monti che tampona le falle (che grinta, che graffio).

    Possono fregare tutti i ripetitori che vogliono, ma non possono ridurci al silenzio”, ha detto l'ingenuo. Ma se sono zittiti? Se si sono ammutoliti da sé? Se va avanti così, tra un po' non ci va più manco Travaglio. Santoro. E tutti che hanno vissuto di strilli, di teatro dei pupi, di bastonatori di marionette mascherati da opinionisti, e persino da classe politica. Tutti quelli che hanno campato lo share a grufolare le Daddario, a trasformare la fuffa in fatti. E' finita. Ora c'è la serietà tecno-silenziatrice al potere. Disperati, non sanno già più chi invitare. L'opposizione non c'è più, è già tutto un “dica lei che è più tecnico di me”, tutti a sciroppare giulebbe, pure Tonino e Vendola. Tra poco anche Flavio Tosi la smetterà di andare da Gad. A che fare? Già, Gad Lerner: che farà senza la puntata mensile sul corpo della ragassa? E' già tv del dolore. L'altra sera il teatrino speciale del capocomico, con Mucchetti e il resto della compagnia, sembrava senz'audio. L'unica cosa che il video emanava era un fantasma, il fantasma di Banca Intesa.
    Floris è disperato, non sa più chi invitare. Gli tocca presentare il libro di Lupi per poter dire “sembra di essere a ‘Ballarò'”.

    Nostalgia canaglia. Non verrà più manco Casini, il mercante di tessere morte che è vissuto un decennio grazie alla respirazione artificiale del teatrino tv (l'unica vittoria bioetica dei cattolici di centro, a pensarci), ora dice che non andrà più “nel pollaio”. Per i tenitori dei salotti video la più metafisica delle nemesi. Se la meritano. Giorgio Merlo, del corpo dei pompieri del Pd, ha già chiesto che “con l'archiviazione definitiva della lunga, e triste, stagione berlusconiana, anche nella Rai devono cessare le opposte tifoserie”. Pensa ai fessi che gridavano al regime. Ora invece che mandarli in Bulgaria gli hanno tolto la voce e la bruta materia.

    Senza più i talk-show, i sondaggi, gli urlatori professionali, il circo e il conduttore unico; senza i professionisti dell'ospitata al talk di destra e a quello di sinistra, ostentando come cravatte il più becero indifferentismo politico; senza tutto questo, adesso, la sera staremo felicemente a casa. Come prima. Ma invece di sentir strillare quelli che millantavano Kant, ascolteremo Brahms. Tanto, dice il Cav., d'ora in poi ci sarà una grande presenza del Pdl, ai talk-show. Giù i ripetitori, per favore.

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"