Il feldmaresciallo parla come Mubarak
Ieri sera il capo del Consiglio supremo delle forze armate, il generale Mohamed Hussein Tantawi, ha parlato in televisione dopo tre giorni e mezzo di violenze nel centro del Cairo. Il discorso in teoria avrebbe dovuto essere rivolto ai manifestanti che occupano Piazza Tahrir e che continuano a scontrarsi con gli agenti delle forze di sicurezza chiedendo le sue dimissioni.
Ieri sera il capo del Consiglio supremo delle forze armate, il generale Mohamed Hussein Tantawi, ha parlato in televisione dopo tre giorni e mezzo di violenze nel centro del Cairo. Il discorso in teoria avrebbe dovuto essere rivolto ai manifestanti che occupano Piazza Tahrir e che continuano a scontrarsi con gli agenti delle forze di sicurezza chiedendo le sue dimissioni. Così non è stato. “Al Mushir”, il feldmaresciallo, com'è chiamato dagli egiziani, considera chi partecipa alle proteste una causa persa e si è rivolto al resto del paese, per dirsi disponibile a sottoporsi a una sfida di popolarità sul suo ruolo e su quello dei militari al governo: “Siamo disponibili ad ascoltare la volontà del popolo sulla nostra continuità alla guida del paese, anche se questa volontà fosse espressa in forma referendaria”.
Il generale sceglie la via plebiscitaria perché sa che l'esercito – unico elemento stabilizzante nella vita del paese – gode in ogni caso del favore della maggioranza silenziosa degli egiziani. Poi ha giocato la carta del disastro economico: “I sit in e le manifestazioni hanno influenzato negativamente l'economia del paese, hanno fermato la produzione e messo a repentaglio l'economia dell'Egitto”, ha detto Tantawi. Le notizie dei disordni stanno facendo sprofondare la Borsa del Cairo e stanno spaventando gli investitori internazionali, come se dopo la rivoluzione di febbraio c ene fosse ancora necessità. Il messaggio sottinteso del generale è: egiziani, chi sta con la piazza vi sta rendendo ancora più poveri di quanto non foste sotto il regime. Non ha annunciato il passaggio di poteri immediato a un presidente civile, anche se è stato dato il termine del prossimo giugno. Assieme alla nuova legge che impedisce agli ex appartenenti al partito di Mubarak di correre alle elezioni di martedì prossimo – così vengono eliminati una sessantina di aspiranti parlamentari – è un pacchetto per placare le proteste. Ma ieri sera piazza Tahrir era piena come non lo era finora mai più stata dai tempi delle dimissioni di Mubarak, e questo, assieme all'attesa per il discorso di Tantawi, creava un'ovvia sensazione di deja vù.
In tutto questo, i Fratelli musulmani manovrano: le proteste sono ottime per mettere pressione ai generali perché si facciano da aprte e consegnino tutto il potere, ma non devono essere così sanguinose da annullare la giornata del voto ormai vicina. Ieri però potrebbero avere sbagliato e peccato di eccessiva prudenza non unendosi alla protesta a Tahrir.
Segui la diretta da piazza Tahrir su Twitter
Il Foglio sportivo - in corpore sano