Dal Rio delle Amazzoni allo spazio
Non è Steve Jobs: nessun monumento edificato sul suo nome e poche frasi memorabili alla "stay hungry stay foolish". E neppure Mark Zuckerberg. Lo attestano la fronte stempiata e, soprattutto, la carta d'identità. Eppure Jeff Preston Bezos, fondatore di Amazon, può vantare meriti del tutto simili ai due mostri sacri delle nuove tecnologie, e assieme ai fondatori di Apple e Facebook, incarna alla perfezione il mito americano del "self-made man".
Non è Steve Jobs: nessun monumento edificato sul suo nome e poche frasi memorabili alla "stay hungry stay foolish". E neppure Mark Zuckerberg. Lo attestano la fronte stempiata e, soprattutto, la carta d'identità. Eppure Jeff Preston Bezos, fondatore di Amazon, può vantare meriti del tutto simili ai due mostri sacri delle nuove tecnologie, e assieme ai fondatori di Apple e Facebook, incarna alla perfezione il mito americano del "self-made man".
Anno dopo anno, Amazon vive stagioni di soli alto, imponendosi definitivamente come il più grande colosso mondiale del commercio elettronico. Ma i sogni di Jeff Brezos viaggiano a quote vorticose prive di confini, o quantomeno inferiori all'atmosfera terrestre. Di fatto, non c'è solo la Virgin Galactic di Richard Branson a lavorare intensamente per i voli commerciali nello spazio. Anche la Blu Origin di Bezos, fondata nel 2004, è ben determinata a spartirsi il business. Grazie ai ventidue milioni di dollari ricevuti come finanziamento dalla Nasa, la compagnia aerospaziale del creatore di Amazon è già in grado di collegare – ancora in maniera sperimentale – terra e termosfera con un lancio di oltre centoventi chilometri.
Il primario progetto di Brezos nasce letteralmente sulla strada, tra sigarette ed idee al chiar di luna, e non tarda a evolversi in qualcosa di molto più che reale: nel 1994 tutto si concretizza nella prima vera compagnia di commercio elettronico al mondo, con caratteristiche talmente orientate al futuro da risultare – con qualche variazione – attuali ancora oggi. Nasce così Cadabra.com, che stenta a decollare fino a che alcuni utenti non fanno notare a Jeff la somiglianza sonora del suo dominio con la parola "cadaver", facilmente traducibile in diverse lingue, ma con significato altamente inquietante.
Traendo ispirazione dal fiume più lungo del mondo, quel Rio delle Amazzoni che taglia orizzontalmente tutto il Brasile, Bezos incanala il flusso creativo sotto un nuovo marchio, che presenta incontestabili pregi sotto varie angolazioni. Amazon, come il fiume sudamericano, a simboleggiare il moto di movimento, il flusso eracliteo che regola il divenire. Il marchio, oggi anche quotato al Nsdaq con i big del settore (Apple, Ebay, Microsoft), ricorda in maniera subdola anche la parola "amazing": meglio ancora, per un perfezionista come Jeff, se la parola è particolarmente adatta alle logiche dei primi e rudimentali motori di ricerca.
Amazon – dopo un lungo pellegrinaggio da costa a costa per gli Stati Uniti – vede la luce nel garage di casa, luogo simbolicamente assurto dall'immaginario collettivo a officina di idee rivoluzionarie. Dopo un anno sabbatico dovuto a pratiche e motivazioni legali, l'azienda da ufficialmente inizio alla sua attività, bruciando in pochissimo tempo tutte le tappe che – nell'immaginario di Jeff e dei suoi pochi collaboratori – rimangono a separare il sogno dalla realtà.
“Bezos è una persona che non solo ha cambiato il modo in cui facciamo le cose, ma che ha anche contribuito a lastricare la strada per il futuro”. Con queste parole, messe nero su bianco nel 1999 dall'allora direttore del settimanale “Time” Walter Isaacson, il mito del fondatore di Amazon si consacra con il premio di "”Uomo dell'anno 1999”. Non male, considerando che l'anno precedente nientemeno che Bill Clinton, in pieno sexgate, fu costretto a condividere il premio con il procuratore speciale Kenneth Starr.
Cos'è rimasto, in definitiva, del Jeff Bezos bambino? A segnare il suo carattere intraprendente, gli anni giovanili trascorsi al ranch di famiglia a Cotulla, in Texas. Sotto la disciplina rigida del nonno, ex direttore della Commissione per l'energia atomica statunitense e unica vera presenza maschile nella vita di Jeff, sviluppa l'intuizione immediata tipica del genio ed impara il rigore del sacrificio.
Si dice che, da piccolissimo, era solito intrattenere gli ospiti con i suoi maldestri tentativi di smontare la culla con un cacciavite, ingraziandosi le simpatie di tutti i presenti. Non appena si voltavano, il tintinnio dei bulloni attirava la loro attenzione: Jeff ce l'aveva fatta, ancora una volta.
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