Piccoli scismi crescono, anche la chiesa del Belgio se ne va da Roma
Dopo l'Austria del primate Christoph Schönborn, il Belgio dell'arcivescovo di Malines-Bruxelles André-Joseph Léonard, due uomini di chiesa di forte sensibilità ratzingeriana. Non c'è pace per le chiese cattoliche del nord e centro Europa. Il vento della ribellione di clero e fedeli contro Roma e il papato soffia senza sosta e arriva a scuotere il paese la cui chiesa fino a pochi mesi fa era in mano al cardinale Godfried Danneels, prestigioso primate del Belgio divenuto in poco tempo “il grande orco” che i media vogliono abbia lavorato per offrire copertura ai preti pedofili.
Dopo l'Austria del primate Christoph Schönborn, il Belgio dell'arcivescovo di Malines-Bruxelles André-Joseph Léonard, due uomini di chiesa di forte sensibilità ratzingeriana. Non c'è pace per le chiese cattoliche del nord e centro Europa. Il vento della ribellione di clero e fedeli contro Roma e il papato soffia senza sosta e arriva a scuotere il paese la cui chiesa fino a pochi mesi fa era in mano al cardinale Godfried Danneels, prestigioso primate del Belgio divenuto in poco tempo “il grande orco” che i media vogliono abbia lavorato per offrire copertura ai preti pedofili. Come in Austria, anche in Belgio sono più di duecento i preti ribelli che, supportati da migliaia di fedeli laici, chiedono con tanto di documento scritto l'ammissione dei divorziati risposati alla comunione, l'ordinazione di donne e uomini sposati e prediche affidate ai laici. Tra i firmatari dell'appello belga ci sono persone di spicco del cattolicesimo del paese: Roger Dillemans, rettore onorifico della Università cattolica di Lovanio, Paul Breyne, dal 1997 governatore in carica della provincia delle Fiandre occidentali (1,2 milioni di abitanti), Trees Dehaene e Agnes Pas, ex presidente del Consiglio pastorale interdiocesano e infine eminenti sacerdoti come John Dekimpe, Ignace Dewitte e Staf Nimmegeers. La richiesta, nata dal basso, vuole contare su “ampio sostegno in tutte le nostre diocesi”. Perché, dicono i promotori dell'iniziativa, “siamo convinti che, se come credenti prendiamo la parola, i vescovi ascolteranno e saranno pronti a portare avanti il dialogo su queste riforme urgentemente necessarie”.
L'appello arriva in un momento in cui le gerarchie della chiesa belga sono particolarmente sotto pressione. Dopo lo sventramento avvenuto nel 2010 da parte della polizia belga della tomba del prestigioso cardinale Léon-Joseph Suenens alla ricerca di carte segrete, un clamoroso sfondamento della cultura secolarista all'interno della cattolicità, le sortite sono continuate costanti fino all'ultima, lo scorso settembre: una settantina di vittime di preti pedofili aveva denunciato pubblicamente al tribunale di Gand la Conferenza episcopale belga e il Vaticano per non aver fatto nulla per prevenire i presunti crimini avvenuti nella diocesi di Bruges. E' anche in forza di queste accuse che parte del clero e dei fedeli chiede riforme: il celibato sacerdotale, in particolare, è visto come la molla scatenante degli abusi. Il Vaticano chiede a Léonard fermezza ma non è facile. Due mesi fa fu il New York Times a riportare la notizia secondo la quale a Buizingen, a sud ovest di Bruxelles, era nato un movimento alternativo alla chiesa ufficiale dove a dire messa non ci sono più i preti ma i laici. Nella chiesa di don Bosco, infatti, deceduto il parroco, non si è trovato alcun giovane sacerdote in grado di sostituirlo. E così i fedeli hanno dato vita a un nuovo movimento cattolico, in cui a celebrare le funzioni sono i laici.
Il Foglio sportivo - in corpore sano