Checco Zalone resta umile
Checco Zalone ha già pronta per stasera la trasformazione in Michele Misseri, l'autoproclamatosi omicida di Avetrana, il tizio che va in tutte le trasmissioni televisive a dire: “Sono stato io”, e racconta i particolari. C'è qualcosa di più scorretto della parodia di un assassino di quindicenne? Forse la parodia di Roberto Saviano. Forse la frase: “Anche le femmine con le tette piccole devono avere il diritto di voto”.
Checco Zalone ha già pronta per stasera la trasformazione in Michele Misseri, l'autoproclamatosi omicida di Avetrana, il tizio che va in tutte le trasmissioni televisive a dire: “Sono stato io”, e racconta i particolari. C'è qualcosa di più scorretto della parodia di un assassino di quindicenne? Forse la parodia di Roberto Saviano. Forse la frase: “Anche le femmine con le tette piccole devono avere il diritto di voto”. Forse tutte quelle parolacce, che lui ha promesso di cominciare a sparare anche prima delle dieci di sera. E il corpo di ballo che si chiama “Seconda chance”, perché sono le ragazze scartate da Gianpi Tarantini nei suoi casting (a proposito, dice Checco Zalone che continuare a nutrirsi di Silvio Berlusconi è un po' pigro ormai, soprattutto adesso che il governo è caduto, ma “comunisti, non vi preoccupate, guardatemi: ci saranno ancora molti riferimenti a Berlusconi”).
Mettersi sul divano, seduti scomposti, davanti a Checco Zalone, è tornare a respirare, con la libertà di ridere su tutto, di prendere in giro tutti, senza il dovere di rispetto verso le fasce protette, senza trattare nessuno come un panda: il corpo delle donne, la lotta contro la camorra, l'impegno civile, le minoranze etniche, gli omosessuali, gli assassini, i difetti di pronuncia (Zalone /Nichi Vendola dice spesso “ossimoro” e “sussultare”). Non ridere di alcuni significherebbe escluderli dalla platea della vita, mentre prenderli in giro regala molta più dignità di qualunque inchino o quota rosa (e davvero non si capisce perché Giulia Innocenzi, la giovane aiutante di Michele Santoro, si sia arrabbiata in anticipo per la parodia della valletta gnocca ma intelligente – ma era un'arrabbiatura da cliché, credeva di essere ancora in un mondo berlusconiano, con il dovere dell'indignazione a getto continuo; ha poi ammesso che lo sketch, con valletta con kefiah che intervista nel pubblico due ragazze costrette a emigrare per trovare lavoro, fa ridere: una è bella, allora Zalone si indigna per la fuga di cervelli, l'altra è bruttina e Zalone la guarda disgustato e dice: “Sei costretta ad andare a Londra? Beh, Londra non è male”).
Non c'è rete, carineria, reverenza, nemmeno promozione del proprio disco per i cantanti che vanno ospiti al “Resto umile world show” (infatti molti hanno rifiutato l'invito. Commento di Zalone: “Forse gli davamo poco”): c'è la ridicolizzazione democratica, quella che spetta a tutti e non risparmia neanche le canzoni di beneficenza post catastrofe (che vengono sempre brutte perché si fanno dopo le catastrofi, invece bisogna prepararle prima, come “Maremoto a Porto Cervo”, con Al Bano che canta la disperazione di chi non rimorchia più perché il maremoto ha spazzato via le bellone (“In Sardegna / tornerà la fregna” in bocca ad Al Bano è la rima più indecente immaginabile al mondo). “L'importante è restare umile: se uno fa i soldi e resta umile non li dichiara. In fondo, caro Monti, l'evasione è una forma di timidezza”. Il “Resto umile world show”, stasera su Canale5, non è la risposta al gran varietà di Fiorello (“La risposta a Fiorello è Maria De Filippi”, ha detto Zalone), ma una cosa più semplice e crudele, al profumo di calzone pugliese alla cipolla, con molto sesso, anche, che a questo punto, più che un tabù, è un ricordo.
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