Elsa Fornero, ministro tecnico di brughiera con scorza politica (dura)

Marianna Rizzini

In principio fu la brughiera, quella attorno a San Carlo Canavese, provincia di Torino, luogo di nascita di Elsa Fornero, neo ministro tecnico del Lavoro alle prese con ben poco tecnici scambi di battute tra partiti, sindacati e ministeri. Poi fu ancora brughiera, ché Elsa Fornero, da ragazzina, oltre ad andare in Vespa tra cascine e torrenti con il papà operaio e la sorella, in tre sul sellino, leggeva molti gialli di Agatha Christie, dove le brughiere abbondano almeno quanto le ambientazioni esotiche. Infine fu sempre brughiera, ha raccontato il ministro a Vera Schiavazzi di Repubblica, in un'intervista del 2009.

    In principio fu la brughiera, quella attorno a San Carlo Canavese, provincia di Torino, luogo di nascita di Elsa Fornero, neo ministro tecnico del Lavoro alle prese con ben poco tecnici scambi di battute tra partiti, sindacati e ministeri. Poi fu ancora brughiera, ché Elsa Fornero, da ragazzina, oltre ad andare in Vespa tra cascine e torrenti con il papà operaio e la sorella, in tre sul sellino, leggeva molti gialli di Agatha Christie, dove le brughiere abbondano almeno quanto le ambientazioni esotiche. Infine fu sempre brughiera, ha raccontato il ministro a Vera Schiavazzi di Repubblica, in un'intervista del 2009: lunghe passeggiate nella campagna inglese con il marito economista Mario Deaglio, lei giovanissima lui assistente universitario, lei rigida nel declinare inviti per il tè, lui assiduo nel corteggiarla con discrezione. E alla fine passeggiarono talmente tanto, su e giù dai treni intorno a Londra, che si ritrovarono sposati e poi genitori (figlia medico, figlio artista) e poi economisti con vista sull'ambiente della “liberal-gauche torinese”, come dice una conoscente, e con carriera parallela ma non confliggente (“non si davano aiuto né ombra”, dice un amico; “Elsa ci teneva a raggiungere il marito sui giornali”, dice un non-amico). Sia come sia, per un Mario Deaglio ex direttore del Sole 24 Ore ed editorialista della Stampa, c'è una Elsa Fornero editorialista del Sole.

    “Ma non è quella che faceva la scarpetta con il mio sugo?”, ha detto l'anziana ex tata della moglie di Franco Debenedetti a Franco Debenedetti, davanti alla tv che rimandava l'immagine di Elsa Fornero intenta a giurare da ministro – “in realtà era un piatto di carote arrosto a tocchetti”, dice Debenedetti definendo Elsa Fornero “donna di sicurezza mai ostentata perché tranquillamente posseduta”. E insomma Fornero ha cementato in cucina varie amicizie, da Mario Monti (gli parlava di economia mentre girava il risotto) a Giovanni Bazoli (discettava di ricambi ai vertici di Intesa durante un cambio di portate – pare dell'avvicendamento Enrico Salza-Andrea Beltratti). E però al ministro “non piace mangiare”, dice un'amica, “preferisce gli acquisti in profumeria, si alza all'alba, cammina, legge libri e stop”.

    Non è un ministro politico, Elsa Fornero, dicono, ma alla fine degli anni Novanta è stata consigliere comunale per Alleanza per Torino. Non è un ministro politico, ma la politica entrava e usciva dalle stanze di Banca Intesa di cui, fino a ieri, era vicepresidente (ora si è dimessa, ma i cultori di conflitti di interesse la inseguono con scenari di futuri inghippi).

    Non ha potuto approfondire gli studi in America, il ministro, e se ne dispiace al punto da insegnare in inglese a Torino. Sorride dalla pagina web dell'Università, abbronzata nel tailleur da combattimento arancione, e ricorda a ogni occasione che lei ce l'ha fatta pur non avendo fatto il liceo classico – ha studiato ragioneria, quinta B dell'Istituto Luigi Einaudi di Torino, compagna di banco dell'ex ministro pd del Lavoro  Cesare Damiano, ed erano anni in cui si andava in quelli che il ministro Fornero ha chiamato “locali per giovani” (ma lei accumulava borse di studio). “Uh, Elsina”, dice Damiano interpellato dal Foglio: “Era la prima della classe, io no. Discutevamo molto di noi, del futuro e del mondo”. Un altro mondo, quello di “Elsina”, dall'universo altoborghese in cui si è formato il marito Mario, e però il ministro ha sempre detto a tutti che è stato meglio così, e che senza ragioneria non sarebbe arrivata a studiare Economia. “Ha preso una strada e l'ha seguita con una determinazione leggibile oggi sul suo volto concentrato e nella sua posa mai sciolta”, dice un amico (“ma quando ride, con quel caschetto di capelli castano-rossi, assomiglia un po' alla Piperita Patty dei fumetti Peanuts”, dice una cronista parlamentare).

    La strada da seguire, per Elsa Fornero
    , passava dalla scelta del maestro (il professor Onorato Castellino) e del campo di specializzazione (previdenza e risparmio delle famiglie), percorso in tutti i conseguenti incarichi, dall'Università di Maastricht alla Banca Mondiale. “E' femminista”, dice una conoscente, e qualche tempo fa Fornero ribadiva il suo concetto di femminismo, in tv, a “Buongiorno economia”: “Le quote rosa devono essere una còòòsa transitoria”, diceva con “r” dura e “o” piemontese, stringendosi nella giacca squadrata. Di sicuro le mise di Elsa Fornero non sono in linea con i toni bassi delle “madame del giro collinare” che il ministro, dice una conoscente, “ha frequentato spesso in città: mogli di pezzi grossi Fiat, talvolta Evelina Christillin”. Franco Debenedetti, invece, inserisce la coppia Fornero e Deaglio in “quell'intellighenzia uscita dall'esperienza del '93 torinese: si era alla prima prova di elezioni diretta del sindaco e la vittoria di Valentino Castellani fu un momento unificante e motivante per un'intera classe dirigente”.

    “Il potere non mi interessa”, diceva Elsa Fornero
    qualche anno fa, quando ancora poteva descriversi come “nonna di tre nipoti” che si dà al giardinaggio nel weekend, anche se la sua carriera procedeva intanto in Università, al Cerp del Collegio Carlo Alberto (centro studi cui tiene sopra ogni cosa) e ai vertici della Compagnia di San Paolo. Oggi a Torino si chiedono “come mai Elsa abbia lasciato posizioni molto più redditizie di questo ministero impopolare che già le mette ansia”. E insomma quando Susanna Camusso dice (con mezzo Pd dietro) che i quarant'anni di contributi sono “intoccabili”, Fornero risponde: “Le misure saranno incisive, ma improntate al rispetto del criterio di equità tra generazioni”. E però è a un passo dal punto in cui – tra Monti, Corrado Passera e  i sindacati – dovrà pensare a quanto e se virare dalle posizioni tenute da docente.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.