Lo spread Btp-Bund scende fino a 375 punti
I mercati approvano il decreto italiano d'impronta tedesca
Lo spread, il nuovo spettro che s'aggira per l'Europa, ha abbassato le penne. E di parecchio. La differenza dei rendimenti tra Btp e Bund è scesa al 3,8 per cento, quindi i tassi sono tornati sotto quota 6, allontanandosi dalla linea del Piave che la Banca d'Italia ha indicato all'otto per cento. Il mostro è domo o si prende solo una pausa? Dipende da quel che accadrà al vertice europeo di giovedì e venerdì, preparato ieri dall'incontro tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Intanto, il decreto Monti ha superato la prima prova.
Lo spread, il nuovo spettro che s'aggira per l'Europa, ha abbassato le penne. E di parecchio. La differenza dei rendimenti tra Btp e Bund è scesa al 3,8 per cento, quindi i tassi sono tornati sotto quota 6, allontanandosi dalla linea del Piave che la Banca d'Italia ha indicato all'otto per cento. Il mostro è domo o si prende solo una pausa? Dipende da quel che accadrà al vertice europeo di giovedì e venerdì, preparato ieri dall'incontro tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Intanto, il decreto Monti ha superato la prima prova. La stangata dei professori era in gran parte attesa, ma due novità sono state apprezzate in particolare dalla Borsa. Innanzitutto la rinuncia a colpire i redditi medio-alti con un rincaro dell'Irpef: sono loro che investono in titoli, da lì proviene l'alimento che poi, in un circuito virtuoso (tutto da ricostruire), porta il risparmio verso l'investimento. Il secondo sospiro di sollievo è il sostegno statale ai bond bancari che ha fatto balzare i titoli più sofferenti, a cominciare da Montepaschi (ha segnato un rialzo record al 12 per cento), Unicredit e Intesa.
L'attacco al cuore delle pensioni di anzianità è stato apprezzato soprattutto a Francoforte. Era questa la prova di rigore chiesta dalla Germania. Nel giro di un anno i lavoratori italiani andranno in pensione alla stessa età di quelli tedeschi, con assegni ancora mediamente superiori, ma in discesa verso quella copertura media pari alla metà del salario che rappresenta il minimo comune denominatore del welfare state, in ritirata in tutta Europa.
E i mercati festeggiano. Pensano al beneficio per le compagnie di assicurazione, che potranno rilanciare i loro piani previdenziali integrativi. In Italia sono ancora in fasce anche perché la pensione pubblica sembrava garantita. Invece, tutto cambia e tutti, non più solo le nuove generazioni, dovranno correre ai ripari. Restano sullo sfondo liberalizzazioni, mercato del lavoro, privatizzazioni, tutti temi cari alle Borse che questa volta s'accontentano delle promesse.
I mercati europei ieri si sono mossi in territorio positivo, ma molto meno dell'euforica Milano che ha chiuso con un rialzo di tre punti. La piazza di Francoforte è rimasta sotto l'un per cento, Parigi poco sopra, Londra ha salutato con un +1,5 il tête-à-tête tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel all'Eliseo. L'ottimismo europeo ha fatto bene a Wall Street, ma le grandi banche restano prudenti. Secondo Société Générale, “l'austerità di per sé non basta a riportare la fiducia nel mercato del debito sovrano, perché si è fatto concreto il rischio di recessione”. Il rigore, per la prima banca francese, “resta necessario, ma ha bisogno di essere accompagnato da un'azione politica nucleare a sostegno dell'euro, con la Bce meglio attrezzata dei governi con la tripla A”. Deutsche Bank scommette nella svolta di politica monetaria subito dopo l'accordo al vertice europeo su una politica fiscale coordinata e la punizione dei peccatori. E' il progetto di Berlino che dovrebbe “lastricare la strada a un colossale intervento sul mercato dei titoli sovrani”.
Intanto, ci si attende che giovedì Mario Draghi, con in mano i rapporti sulla congiuntura, tagli i tassi di un altro quarto di punto. “La Bce deve agire al più presto per evitare la recessione che s'avvicina in Europa, senza risparmiare nemmeno la Germania”, spiega Annalisa Piazza, senior economist a Newedge Strategy. La Banca d'Inghilterra dovrebbe annunciare una nuova iniezione di liquidità attraverso un'altra tranche di quantitative easing. Un quadro che consente alle Borse europee di puntare al rialzo.
La golden rule per armonizzare le politiche dei bilancio, una regola che dovrebbe entrare nel nuovo trattato, accompagnata da sanzioni automatiche, ammorbidisce la posizione tedesca sulla Bce più interventista. La Merkel ottiene quel che vuole e può offrirlo all'opinione pubblica. Con politiche fiscali restrittive, l'onere di evitare una nuova caduta dei redditi e della produzione grava sulle spalle delle Banche centrali. Lo ha detto anche Monti alla Camera: “L'Italia ha fatto la sua parte, ora tocca a Ue e Bce”.
Il Foglio sportivo - in corpore sano