Le stupratrici dello Zimbabwe

Maurizio Stefanini

Il governo dello Zimbabwe sostiene che esistesse una vera e propria “mafia delle stupratrici”, ma le tre imputate si difendono parlando di capri espiatori, e il codice penale dello Zimbabwe non contemplerebbe neanche il loro reato. Ad Harare si presenta quasi come il processo del secolo, per il paese dell'Africa Australe.

    Il governo dello Zimbabwe sostiene che esistesse una vera e propria “mafia delle stupratrici”, ma le tre imputate si difendono parlando di capri espiatori, e il codice penale dello Zimbabwe non contemplerebbe neanche il loro reato. Ad Harare si presenta quasi come il processo del secolo, per il paese dell'Africa Australe. Da un paio d'anni nello Zimbabwe si verificano violente aggressioni sessuali di uomini da parte di donne, tanto che la polizia ad aprile scorso ha dovuto emanare dei consigli per la popolazione maschile: evitare l'autostop e i passaggi in auto da sconosciuti, servirsi solo dei mezzi pubblici, evitare la bicicletta. In realtà, le autorità non sono ancora riuscite a ricostruire i motivi delle aggressioni. Tra la popolazione però, c'è la forte convinzione che le stupratrici raccolgano lo sperma per poi utilizzarlo in riti magici e propiziatori.  

    Le denunce sono molte, ma con vari punti in comune. Lo scorso luglio, per esempio, una delle vittime ha raccontato alla tv nazionale che tre donne gli avevano offerto  un passaggio in auto nella capitale Harare. Dopo essere salito sul veicolo, una di loro gli avrebbe versato dell'acqua in faccia e gli avrebbe iniettato una droga fortemente afrodisiaca:  “Hanno fermato la macchina e mi hanno costretto a fare sesso con ognuna di loro diverse volte, usando sempre il preservativo. Quando hanno finito, mi hanno abbandonato in una foresta completamente nudo. Alcuni contadini mi hanno aiutato a chiamare la polizia, e le forze dell'ordine mi hanno accompagnato all'ospedale per contrastare gli effetti della droga che mi avevano somministrato, visto che il desiderio sessuale non andava via”. Una storia molto simile era stata riferita ad aprile da un quotidiano locale. Un trentaduenne in viaggio dalla capitale era salito su un veicolo con delle donne a bordo. Le signore si erano mostrate molto interessate allo stato civile dell'uomo, evidentemente per verificarne la fertilità. Accertata la capacità riproduttiva dell'uomo, le tre gli hanno offerto del denaro in cambio di rapporti. Al suo rifiuto le donne lo hanno narcotizzato, gli hanno prelevato dello sperma e lo hanno lasciato in mezzo alla strada.

    A marzo era stato nella città di Koroi che un uomo era stato agganciato da una motociclista. Sembra che la donna lo abbia obbligato ad avere un rapporto sessuale minacciandolo con un serpente. A febbraio invece tre donne con larghe vesti bianche simili a quelle della setta religiosa Apostolica, nella città di Beatrice, avevano abusato di un ventisettenne rapito alla fermata degli autobus. In quella occasione era stata usata anche una bevanda energetica tra un accoppiamento e l'altro, come “aiutino” per l'uomo. Sempre a febbraio, due altri uomini erano stati costretti ad accoppiarsi ripetutamente con un gruppo di quattro donne per due giorni di seguito. E l'anno scorso era stato un quindicenne a essere sequestrato da tre uomini, che lo avevano poi costretto ad avere un rapporto sessuale con una donna. “Una valanga di aggressioni preoccupante e scioccante”, avevano commento le autorità. E la cosa  è resa particolarmente grave dal fatto che lo Zimbabwe ha il tasso di diffusione di Aids più alto del mondo: un malato ogni sette abitanti, che alcune stime portano però addirittura a un abitante su tre. L'impressione è inoltre che la maggior parte delle violenze non venga neanche denunciata per la vergogna degli interessati.

    All'inizio di novembre tre donne
    sono state arrestate a bordo di un'auto nei pressi di Gweru, a duecentosettanta chilometri a sud di Harare. A bordo dell'auto, un imbarazzantissimo corpo del reato: ben trentuno preservativi ancora pieni di sperma. Nel processo che si sta svolgendo la loro difesa è chiara: sono prostitute (che non “avevano avuto il tempo” per buttare gli attrezzi del mestiere). Ad ogni modo il reato di stupro di un uomo da parte di una donna non esiste nel Codice penale dello Zimbabwe, per questo le autorità sono state costrette a imputargli l'aggressione, l'atto osceno, il sequestro di persona e la violenza privata, ma non quella sessuale.