Il coro della rivolta
C'è un cahier de doléances multiforme. C'è borbottio, inquietudine. Gente stupefatta, arrabbiata, gente che si annuncia disperata. Ci sono categorie da catalogo dei privilegiati che dichiarano frasi da sindacato duro e puro. Ci sono status quo messi in discussione, automatismi infranti. Non è ancora un nuovo blocco sociale, forse non lo sarà mai, ma intanto è una macchia di dissenso montante che si ritrova – eterogenea nelle forme – nell'opposizione alla manovra Monti. “Non ha rappresentanza politica”, questo magma, dice l'economista Guido Viale.
Leggi La cura del vivere all'epoca della riforma pensionistica del tecnogoverno - Leggi Com'era la vecchiaia prima dell'invenzione delle pensioni?
C'è un cahier de doléances multiforme. C'è borbottio, inquietudine. Gente stupefatta, arrabbiata, gente che si annuncia disperata. Ci sono categorie da catalogo dei privilegiati che dichiarano frasi da sindacato duro e puro. Ci sono status quo messi in discussione, automatismi infranti. Non è ancora un nuovo blocco sociale, forse non lo sarà mai, ma intanto è una macchia di dissenso montante che si ritrova – eterogenea nelle forme – nell'opposizione alla manovra Monti. “Non ha rappresentanza politica”, questo magma, dice l'economista Guido Viale, firma del manifesto, “ma ha la potenzialità per farsi blocco sociale, come è accaduto nel caso dei referendum per l'acqua e il nucleare: se si offre a questo blocco rappresentanza politica, può diventare maggioranza e saldarsi con il no degli indignados alla subordinazione dei governi alla finanza internazionale”.
La manovra Monti esce dalla nebbia in cui era avviluppata e tanti piccoli e diversi dissensi prendono forma. Si arrabbiano, è ovvio, i pensionati comuni, il grado zero delle lacrime e del sangue, e al grido di “ci stanno uccidendo” inondano i forum del Corriere della Sera, le pagine di Repubblica, le bacheche di Facebook (e per bocca di Carla Cantone, segretaria Spi-Cgil, urlano “manovra iniqua”). Ma si arrabbiano pure i mai visti (in piazza) diportisti: la tassa sulle barche “ammazza il turismo nautico”, dicono. Si arrabbiano i medici: “Indegna stangata sulle pensioni di anzianità”, dice l'Anaoo, associazione dei medici dirigenti, mentre la Cisl del camice bianco dice “abbiamo già dato”. Si arrabbiano, per motivi opposti, farmacie e parafarmacie, investite dalla liberalizzazione dei farmaci di fascia C (e Federfarma prefigura l'apocalisse: “Le farmacie che operano nelle aree più disagiate non potranno sostenere questa perversa e iniqua manovra… molte saranno costrette a chiudere i battenti”). Si preoccupa per la “recessione” Confcommercio, e il presidente Carlo Sangalli, oltre a fare opposizione preventiva agli “ulteriori” incrementi dell'Iva, fa capire di non gradire né il massiccio ricorso alla moneta elettronica – “commissioni troppo alte” – né la “deregulation” totale sugli orari. Si intristiscono, non senza rancore, i proprietari di case su cui tornerà a incombere l'Ici (ora Imu), e il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani dice: “E' come una patrimoniale”. Ma in un angolo della protesta sociale ancora senza testa compare un preludio di politicizzazione. Si indignano infatti i rappresentanti delle province in “dieta Monti”: la casta non è qui, dicono, mentre il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti lamenta la vittoria “dell'antipolitica a tutti i costi” e della “voglia di dare qualcosa in pasto all'opinione pubblica”. E se la Cei (parole di monsignor Giancarlo Maria Bregantini) dice che la manovra “doveva essere più equa”, i Radicali italiani (Mario Staderini) rispondono “che faccia tosta” in nome dell'Ici sulle attività commerciali degli enti ecclesiastici – e Nunzia De Girolamo, dal Pdl, concorda.
Intanto il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli spera che la manovra “passi così com'è”, ma i consumatori, nei comunicati Codacons, si abbattono per la stangata sul carburante che si palesa assieme al superbollo. Si allarmano gli avvocati penalisti che non vogliono “forzature” in tema di “soppressione degli ordini”. Si infuoca Walter Veltroni (contro l'asta per le frequenze tv, ed è di nuovo la politica che fa capolino). “Fate saltare i miei piani”, scrive un cinquantenne su Repubblica. “Sono deluso”, scrive sul Corriere un ragazzo che sperava nel “taglio ai costi della politica” e nella “lotta all'evasione fiscale”. Ed erano queste, ieri, sui social network, le parole d'aggregazione. In piazza, per ora, andrà la triade Cgil-Cisl e Uil, divisa in due tronconi, il 12 dicembre. Venerdì, a Firenze, al Teatro Puccini, si riuniranno i movimenti “indignati”. E Nichi Vendola, da posizione extraparlamentare, annuncia la giornata di mobilitazione Sel. L'europarlamentare pd Sergio Cofferati, ex leader della Cgil ed ex sindaco di Bologna, vede nel prossimo futuro “ancora i sindacati come catalizzatore” di una protesta in cui “albergano sensibilità diverse”. “Ci saranno in campo dei movimenti”, dice al Foglio, “anche se è presto per capire a che cosa questo possa portare. E ci sarà un'esplicitazione di malessere in forme distinte, perché per la politica ora è difficile prendere distanze vistose da Monti, dopo aver dato l'assenso alla manovra”. Per il direttore generale del Censis Giuseppe Roma è invece “esagerato parlare di un nuovo blocco sociale. Dovremmo eliminare corporativismi, riavviare lo sviluppo. L'unico blocco sociale utile sarebbe quello di chi si mette a lavorare”. Il senatore Nicola Rossi (ex Pd), presidente del think tank liberale Bruno Leoni, dice che la vista dei tanti critici dovrebbe far “dire al premier: meno male, vuol dire che ognuno farà la sua parte. Io spero che la manovra passi in fretta, e senza emendamenti”.
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