Quel demonio del Cav. agita ancora il sonno dei sinceramente democratici
Come il codone di Godzilla, che nel film strisciava minaccioso tra i grattacieli, così la codina (democraticamente demoniaca) del Cav. toglie ancora il sonno e genera tuttora allarme. Ieri, a scorrere la prima pagina del Fatto parevano i giorni d'oro, satolli di escort e intercettazioni. Grido d'apertura: “Il ritorno del Caimano” – così che il giornale di Padellaro si fa morettiano, dal titolo del film, piuttosto che travagliano, che ha sempre optato per il più riduttivo Cainano.
Come il codone di Godzilla, che nel film strisciava minaccioso tra i grattacieli, così la codina (democraticamente demoniaca) del Cav. toglie ancora il sonno e genera tuttora allarme. Ieri, a scorrere la prima pagina del Fatto parevano i giorni d'oro, satolli di escort e intercettazioni. Grido d'apertura: “Il ritorno del Caimano” – così che il giornale di Padellaro si fa morettiano, dal titolo del film, piuttosto che travagliano, che ha sempre optato per il più riduttivo Cainano. Il quale Travaglio, però, ha l'editoriale lì a fianco intitolato: “Loro piangono, lui fotte” (e si capisce al volo chi con fervore nell'attività è intento). Vignetta a centro pagina: “Il Caimano 2”, ridotto a mostro verde e ben artigliato. E' che il Cav. non passa, e senza il Cav. non si sa come tirare avanti.
Pure l'infiacchimento televisivo di Benigni – che gira e rigira, dal corpo sciolto a Monti, sempre lì tornava: non sta lontano dal cuore, il Cav.; pure quando è lontano dagli occhi. Così che sull'Unità on line, essendo i lettori della stessa persino più convintamente seguaci del comico che di Bersani, il dibattito si fa mesto e crudele. “Benigni, il pubblico lo stronca. Senza Berlusconi non ‘buca'”, per il giornale di Sardo – e lo stesso molti si schierano risentiti in difesa del premio Oscar, “Benigni è un grande artista, al di là del Caimano”, casomai puntano il dito contro la presunta desacralizzazione, “l'Unità potrebbe impegnarsi un po' di più… eddai, basta Benigni… attivatevi per riprorre ‘Max e Tux'…”. C'è in giro aria di grande nostalgia: non c'è un vero accanito nemico del Cav. che, al contrario dei suoi amici, non preveda un rapido e vorace ritorno. Appena un paio di settimane e Berlusconi già manca più agli antiberlusconiani che ai berlusconiani stessi. E nei più si avverte questo strazio interiore – comici con intere sceneggiature da riscrivere, libri che rischiano il macero, giornali che non ne possono più di tirare avanti con la “Lode al loden”, meglio e più martellante di quella di Brecht al Partito. Pure Aldo Grasso, sulla prima pagina del Corriere, annota l'identica sensazione riportata dall'Unità: “E Benigni restò orfano di Berlusconi”, definendolo “un po' spento”, mentre Marco Giusti spiega: “Questi ultimi diciotto anni berlusconiani ci hanno profondamente cambiati, logorati e invecchiati. In qualche modo l'invecchiamento di Benigni ieri sera, la sua stanchezza (…) erano il nostro invecchiamento e la nostra stanchezza”.
Ecco, l'ultima beffa del Cav. – ai suoi profondi detrattori, e quindi ai suoi amatori più carnali: trasformarsi in una sorta di Dorian Gray che uscendo di scena porta sotto le luci, al proprio posto, il ritratto terribilmente invecchiato di quelli che negli ultimi due decenni delle sue azioni (e, si capisce, delle sua cattive azioni) si sono nutriti. E tutti a domandarsi cosa mai il Cav. stia tramando (secondo il Sole 24 Ore pare che nientemeno “il Cavaliere stia lavorando a un patto con Mario Monti e soprattutto con Corrado Passera”). Così, tutti ancora intorno al Cav., come se il Cav. fosse ancora dov'era – un vero incubo, la sua fine. Nel parapiglia, pareva persino che lo stesso commento sull'Unità (“Mai più senza le donne”) fosse suo: il tema c'era tutto, ma l'azzardo era davvero esagerato.
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