Il mistero bufala dei “16 miliardi” delle frequenze tv e la campagna di Rep

Marianna Rizzini

Il beauty contest per l'assegnazione delle frequenze digitali, Sky che improvvisamente si ritira denunciando “tempi incerti e regole discutibili”, la manovra Monti sulle pensioni e Repubblica che una mattina scodella la cifra dei miracoli: “Sedici miliardi” di euro che il governo potrebbe ricavare da un'eventuale asta competitiva di frequenze digitali televisive che sostituisca il “beauty contest” in corso (la gara che prevede l'attribuzione gratuita di frequenze a chi meglio soddisfa determinati requisiti).

    Il beauty contest per l'assegnazione delle frequenze digitali, Sky che improvvisamente si ritira denunciando “tempi incerti e regole discutibili”, la manovra Monti sulle pensioni e Repubblica che una mattina scodella la cifra dei miracoli: “Sedici miliardi” di euro che il governo potrebbe ricavare da un'eventuale asta competitiva di frequenze digitali televisive che sostituisca il “beauty contest” in corso (la gara che prevede l'attribuzione gratuita di frequenze a chi meglio soddisfa determinati requisiti). Giovanni Valentini ha scritto così: beauty contest uguale “regalo da sedici miliardi”. E il capogruppo pd in commissione Trasporti e telecomunicazioni della Camera, Michele Meta, l'ha seguito a ruota (ma nel corso della giornata di ieri i miliardi, nelle dichiarazioni dei politici, volavano impazziti: cinque, tre, quattro).

    “Sedici miliardi” da usare per l'indicizzazione delle pensioni, scriveva di nuovo Repubblica, lanciando una campagna di facile presa nel giorno delle lacrime e del sangue. E però, a guardar meglio, si scopre che la cifra ha un'aria farlocca: è ottenuta, sì, moltiplicando per i 320 megahertz residui di banda tv i 50 milioni di euro di valore teorico di un megahertz, ma “chi sarebbe in grado di sborsarli, nel settore?”, fanno notare gli insider. E insomma la questione appare più complicata di un drappo rosso che, agitato da Articolo 21, Walter Veltroni e Pd quasi al completo, nelle mani di Antonio Di Pietro sfiora la cantonata tecnica: il leader idv, infatti, cita i casi della Germania e degli Stati Uniti – aste rispettivamente “da quattro virgola quattro e da venti miliardi di euro”. Peccato “si tratti di frequenze per telecomunicazioni”, dice un esperto, mentre le frequenze televisive sono sempre state assegnate in via amministrativa a titolo non oneroso, non solo in Italia ma in tutta l'Europa e negli Stati Uniti (anche il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò, intanto, ha detto che la cessione gratuita di frequenze “avviene in tutta Europa”). La cifra dei sedici miliardi, insomma, “pare presa a spanne da un confronto approssimativo con l'asta competitiva nel settore contiguo (tlc) in cui una volta che hai le frequenze hai tutto, e non devi spendere per ripetitori e contenuti”, spiega un luminare Rai.

    “Sedici miliardi? E' molto più di quanto valgono, nell'insieme, Rai, Mediaset e Telecom”, dice, trasecolando all'idea “di un operatore che si mette a pagare miliardi di euro solo per entrare nel mercato, in un momento di risacca e con la pubblicità a zero, per giunta”. Anche se si resta su cifre meno altisonanti, i tre-quattro miliardi di cui ragiona il Pd, il problema resta: “Quanto valgono esattamente le frequenze non lo sanno neanche i nostri tecnici”, dicono a La7. Gina Nieri, del cda Mediaset, dice: “Noi broadcaster storici non abbiamo avuto nessun regalo: le frequenze le abbiamo sempre pagate. La procedura di beauty contest è stata chiesta dall'Europa per chiudere una procedura di infrazione, e il dividendo digitale è stato ottenuto attraverso la rinuncia di Rai, Mediaset e Telecom a una delle frequenze storiche regolarmente pagate. E ricordo che il passaggio al digitale è stato imposto”. Poi dice: “Si fa una gran confusione. L'asta competitiva, in tutto il mondo, riguarda soltanto le frequenze per telecomunicazioni”.

    C'è poi un fatto: Carlo De Benedetti, l'editore della Repubblica che lotta per “i sedici miliardi”, possiede due multiplex digitali (affittati a Sky), ma sembra puntare sulla web tv. Ecco un altro problema: il beauty contest, secondo un esperto, “arriva tardi e in un mercato già in evoluzione”. Nel comunicato di addio al contest di Sky, infatti, l'azienda di Murdoch parla di “futuro della televisione nel nostro paese; un futuro che in Italia, come in tutto il mondo, vede l'affermarsi di nuovi modelli di business basati anche su forme e tecnologie diverse dal digitale terrestre”. Sembra improbabile, dunque, che Sky rientri, anche in caso di nuova gara competitiva. Ma tra gli analisti c'è anche chi dice: “Sky sta facendo pressione, una tattica”.

    Sull'eventuale annullamento del beauty contest, poi, si addensano problemi giuridici. Calabrò dice: “L'Italia rischierebbe un'altra procedura di infrazione”. Par di capire che si rischierebbe di introdurre elementi di discriminazione tra chi in passato ha avuto le frequenze (senza pagare) e chi si affaccia ora sul mercato. Francesco Siliato, analista dei media e docente al Politecnico di Milano, pur convinto che a questo punto “l'annullamento del beauty contest convenga a tutti”, prevede “una giungla di ricorsi”. Massimo Scaglioni, docente di Storia dei media alla Cattolica, dice: “Difficile che si fermi il concorso, sarebbe un atto politicamente forte. Il paradosso è che la gara non la si può fermare, ma se la si porta avanti non si sana il vulnus iniziale”. Intanto il ministro Corrado Passera venerdì arriverà in commissione Trasporti e telecomunicazioni, dove il Pd, con Paolo Gentiloni, chiederà di azzerare il tutto.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.