Politica underground

Ecco la legge elettorale del Pdl

Salvatore Merlo

Emersione in superficie. Silvio Berlusconi ha deciso di accendere i fari, togliere i cappucci, illuminare quei coni d'ombra dove la politica si era accucciata nelle ultime settimane; d'altra parte il meccanismo si era già avviato (ma dalle parti di Pier Ferdinando Casini) e il Cavaliere ha solo deciso di anticipare avversari e alleati. “In una partita a carte è meglio essere il mazziere che il pollo”, così la decisione è presa: entro Natale il Pdl presenterà una proposta di riforma della legge elettorale.

    Emersione in superficie. Silvio Berlusconi ha deciso di accendere i fari, togliere i cappucci, illuminare quei coni d'ombra dove la politica si era accucciata nelle ultime settimane; d'altra parte il meccanismo si era già avviato (ma dalle parti di Pier Ferdinando Casini) e il Cavaliere ha solo deciso di anticipare avversari e alleati. “In una partita a carte è meglio essere il mazziere che il pollo”, così la decisione è presa: entro Natale il Pdl presenterà una proposta di riforma della legge elettorale.

    Mentre Casini invia ambasciatori nelle stanze del Pdl e trasforma Montecitorio nella Camera dei sussurri (Ferdinando Adornato lavora a una collaborazione tra la sua fondazione, Liberal, e la fondazione Rel di Fabrizio Cicchitto), il partito di Berlusconi riunirà la prossima settimana una commissione composta da venti elementi tra le prime file del Pdl e gli esperti tecnici che siedono alla Camera e al Senato. Obiettivo: scegliere un nuovo sistema elettorale da proporre a Pier Luigi Bersani e alla Lega (ma anche a Casini).

    Nessuno parla in pubblico, e la politica si rimette in moto con un riserbo che ben si accorda ai costumi dell'era Monti. Eppure, tra timidezze e timori, tutto ricomincia sempre un po' uguale a se stesso: “Non possiamo stare fermi, l'occasione va colta al volo”, dice Gaetano Quagliariello, il vicecapogruppo del Pdl in Senato. L'occasione sono le riforme di sistema. “C'è un'agenda che vede al primo punto la riforma elettorale e in seconda battuta la revisione dei regolamenti parlamentari, la riduzione del numero di deputati e senatori, il potere di licenziare i ministri attribuito al premier. Lo spazio per collaborare con Pd, Lega e Udc c'è”. Ed esiste anche un testo, una legge elettorale già approvata dal Pd ai tempi in cui Romano Prodi annaspava e trascinava avanti la sua litigiosa maggioranza parlamentare. Berlusconi e Walter Veltroni, fresco segretario, avevano chiuso un accordo segreto e dettagliato su una legge di tipo spagnolo ma corretta (in senso proporzionale) con la redistribuzione dei resti. E' da quella bozza, inedita, che il Pdl intende ripartire. La riforma che il partito del Cavaliere è orientato ad approvare piace agli esperti di sistemi elettorali del Pd, Salvatore Vassallo e Stefano Ceccanti. Si tratta di una modifica in senso maggioritario di una legge redatta proprio dal senatore e costituzionalista veltroniano Vassallo, che, in un report riservato del 2007, ne spiegava gli effetti: “Sovrarappresenta i grandi partiti (di almeno 5 punti), sottorappresenta lievemente i medi (di un punto), sottorappresenta molto o esclude i piccoli”.

    “I rapporti dentro il Palazzo sono improvvisamente più fluidi”, dice Quagliariello. “Il processo di riforma dei regolamenti parlamentari, che si era interrotto, è ripreso. Sto già lavorando a quattro mani con il mio omologo del Pd, Luigi Zanda”. Ma se Quagliariello rivela un canale aperto con il Pd, nel partito di Berlusconi gli ambasciatori sono tantissimi e molti sono indirizzati anche verso l'Udc. Ognuno coltiva la propria idea, le proprie ambizioni e i propri orizzonti, e il Cavaliere lascia il guinzaglio lungo a tutti, riservandosi – con Angelino Alfano – le decisioni finali e le strategie (quelle che non si comunicano ai giornalisti). Sarà Alfano il solo ambasciatore accreditato. E tra gli ex di An, ma anche tra gli ex di Forza Italia non democristiani, già si diffida di Casini sospettato di voler lanciare un'opa ostile al Pdl. “Il nostro interlocutore è il Pd”, ripete da giorni Ignazio La Russa.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.