L'Agenda di Bankitalia per tecnoministri e banchieri irritati

Michele Arnese

Al governo consiglia riduzioni fiscali equilibrate, riforma del lavoro e liberalizzazioni estese. Alle banche ricorda di non eccedere nelle critiche alle decisioni dell'Eba, l'autorità europea di settore, per puntare anche a dismissioni di attività per rafforzare il patrimonio.

    Al governo consiglia riduzioni fiscali equilibrate, riforma del lavoro e liberalizzazioni estese. Alle banche ricorda di non eccedere nelle critiche alle decisioni dell'Eba, l'autorità europea di settore, per puntare anche a dismissioni di attività per rafforzare il patrimonio.

    La moral suasion della Banca d'Italia, ora governata da Ignazio Visco, non lambisce solo gli istituti di credito ma anche l'esecutivo. Ieri Visco, nell'audizione in Parlamento sul decreto ribattezzato dal premier Mario Monti “salva Italia”, ha elogiato le misure di contenimento dei conti pubblici, che però avranno “effetti restrittivi sul pil pari a mezzo punto percentuale nel prossimo biennio”, ricordando peraltro anche l'azione positiva del precedente governo: “Tenendo conto anche degli interventi adottati in estate, la correzione nel 2013 è pari a 76 miliardi di euro”. L'obiettivo del pareggio di bilancio per il 2013 sarà quindi raggiunto, ma visto che il pacchetto di misure si basa per due terzi su nuove entrate la pressione fiscale salirà al 45 per cento, ha ricordato il governatore della Banca d'Italia. Il principale apprezzamento di Visco è per l'unica riforma davvero strutturale contenuta nel decreto: quella previdenziale, che conclude “la lunga fase di adeguamento del nostro sistema alle mutate prospettive socio-demografiche e di sviluppo economico”.

    Adesso è giunta l'ora di misure per la crescita. Certo, ha detto Visco, sono positive quelle già contenute nel decreto come lo sgravio Irap e alcune accelerazioni delle procedure per le infrastrutture, ma non bastano. Occorre intervenire in tre settori: lavoro, fisco sviluppista e liberalizzazioni. Il primo intervento urgente è la riforma del lavoro. Occorre da un lato “rendere possibile un accesso al lavoro da parte dei giovani più facile e sicuro” e dall'altro prevedere un nuovo assetto “universalistico” degli ammortizzatori sociali con “politiche attive di riqualificazione e reinserimento professionale”. Nessun riferimento all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Sul fisco, ha detto Visco, occorre “un disegno complessivo, organico, chiaro e credibile”.  Nessuna patrimoniale, però: “La parola mi lascia perplesso, genera sentimenti forti, la paura dell'esproprio dei risparmi sudati per una vita”, ha aggiunto il governatore. Bankitalia piuttosto auspica che il governo Monti non indugi nelle liberalizzazioni, mentre le privatizzazioni non sono contemplate nell'Agenda di Palazzo Koch.

    Bene l'ulteriore apertura del mercato nel settore delle farmacie, ma serve un ulteriore passo in avanti: Visco consiglia “l'adozione di misure che consentano di incrementare il numero delle farmacie sul territorio nazionale”. Bankitalia ha apprezzato l'istituzione dell'autorità indipendente sui trasporti, ma invita l'esecutivo a estendere le liberalizzazioni “ad altri settori poco esposti alla concorrenza, quali ad esempio i servizi per la mobilità urbana e i servizi postali”.

    Nessun accenno alla decisione dell'Eba, che due giorni fa chiedendo alle banche europee ricapitalizzazioni più consistenti ha irritato i banchieri di quasi tutto il Vecchio continente. Ma Bankitalia dice indirettamente agli istituti italiani che i rafforzamenti patrimoniali possono essere anche raggiunti vendendo “specifiche attività”. Non solo aumenti di capitale, dunque, ma anche utili non distribuiti, restrizioni sui bonus aziendali emissioni presso investitori privati di strumenti di debito convertibili in azioni. Ma c'è chi in ambienti delle fondazioni, in primis quella senese, vagheggia interventi salvifici, anche sotto forma di garanzia, della statale Cassa depositi e prestiti controllata al 70 per cento dal ministero dell'Economia, che al momento è contrariata e infastidita per l'ipotesi evocata da Siena.