Lavorìo tecnico
I tecnoministri iniziano lentamente a fare politica
I tecnoministri iniziano lentamente a fare politica. La discussione sul ribattezzato decreto “salva Italia” alla Camera inizierà domani, con le modifiche sull'indicizzazione delle pensioni che ieri sera si stavano limando dopo un confronto tutto “politico” con i sindacati, ma nei principali ministeri si guarda oltre il decreto Monti. Oggi il Consiglio dei ministri assegnerà le deleghe a viceministri e sottosegretari.
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I tecnoministri iniziano lentamente a fare politica. La discussione sul ribattezzato decreto “salva Italia” alla Camera inizierà domani, con le modifiche sull'indicizzazione delle pensioni che ieri sera si stavano limando dopo un confronto tutto “politico” con i sindacati, ma nei principali ministeri si guarda oltre il decreto Monti. Oggi il Consiglio dei ministri assegnerà le deleghe a viceministri e sottosegretari. Al dicastero del Welfare, su impulso del ministro Elsa Fornero, si pensa già a come introdurre in Italia la flexsecurity alla danese, sulla scorta delle idee del senatore pd, Pietro Ichino.
L'obiettivo è quello di prevedere un rapporto stabile per i nuovi assunti con maggiore flessibilità in uscita e il risarcimento invece del reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa, con forme di reddito minimo garantito in caso di disoccupazione. Una sorta di indennità universalistica a chi resta senza impiego che fa mugugnare l'ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che la giudica un tradimento del programma del Pdl. Nel centrodestra, comunque, si scrutano con attenzione le mosse del viceministro del Lavoro, Michel Martone, che a settembre sul Sole 24 Ore difese l'articolo 8 dell'originaria manovra governativa elaborata da Sacconi che prefigurava il superamento dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori attraverso la contrattazione aziendale e territoriale. Ma l'ex ministro ds del Lavoro, Cesare Damiano, la scorsa settimana in commissione alla Camera ha già annunciato l'indisponibilità di una larga parte del Pd ad appoggiare queste posizioni.
Un altro ministro su cui si appuntano le attenzioni di imprenditori, grandi gruppi e osservatori è quello allo Sviluppo economico e alle Infrastrutture, Corrado Passera. Sulla vicenda del beauty contest per l'assegnazione delle frequenze tv, Passera si è limitato a un “sto approfondendo”. Repubblica e Fatto, nonostante gli incalzanti inviti, vedono che finora l'ex ceo di Intesa non sta accogliendo gli auspici dei due quotidiani. Ma non è l'unico tema sul quale Passera ha evitato di esprimere un giudizio.
Venerdì scorso, nell'accennare alle linee programmatiche del suo ministero in commissione Trasporti della Camera, Passera ad esempio non ha risposto ai deputati che gli chiedevano un parere sull'eccessiva espansione di Poste Italiane in campi extrapostali. Anzi, Passera ha difeso il Bancoposta, una delle creazioni di Passera quando guidava il gruppo statale. Comunque, anche su sollecitazioni di Bankitalia, l'esecutivo studia liberalizzazioni più ampie dei servizi postali. Mentre su una delle innovazioni passeriane contenute nel decreto Monti (il passaggio all'Autorità dell'energia delle competenze sui trasporti) ieri l'ad delle Fs, Mauro Moretti, si è chiesto perché anche i trasporti su gomma non debbano avere un'autorità indipendente di settore. Come dire: anche i concessionari autostradali siano vigilati.
In verità Passera nei primi passaggi più “politici” ha suscitato reazioni contrastate. Ieri a Bruxelles ha rimarcato che la Torino-Lione resta prioritaria e in commissione venerdì l'ex banchiere di Intesa ha criticato la proliferazione degli scali: “Basta aeroporti in ogni provincia”, ha detto. Un'impostazione che si rintraccia in uno studio di Kpmg che allo Sviluppo economico circola dalla gestione di Paolo Romani. La frase di Passera, che già fa discutere in Romagna per l'antagonismo fra gli scali di Rimini e Forlì, è stata letta da Giorgio Santilli del Sole 24 Ore come una sconfessione indiretta del via libera che l'ex ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, aveva dato all'aeroporto di Viterbo. Uno scalo sul quale punta molto Adr, la società degli Aeroporti di Roma controllata da Gemina.
Se i media tallonano Passera, al ministero dell'Economia c'è un sottosegretario che senza smanie comunicative è diventato ormai il dominus della parte fiscale. E' Vieri Ceriani della Banca d'Italia, in passato consigliere di Vincenzo Visco e poi coordinatore di uno dei comitati voluti da Giulio Tremonti. Ceriani da giorni indice riunioni a iosa alle Finanze. L'obiettivo? Incardinare a breve quella riforma del sistema tributario spesso evocata da Tremonti.
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