Money League / 33

Come finiranno gli ottavi di finale di Champions League

Francesco Caremani

Se i soldi fossero l'unica discriminante per determinare la forza di una squadra tra Real Madrid e CSKA Mosca non si dovrebbe nemmeno giocare per manifesta inferiorità. Il valore della rosa spagnola è attualmente di 531 milioni di euro, mentre quello dei russi di 135 (fonte transfermarkt.de), i primi sono i numeri uno in fatto di ricavi (438,6 milioni di euro) i secondi non compaiono nemmeno tra i primi venti club europei.

    Se i soldi fossero l'unica discriminante per determinare la forza di una squadra tra Real Madrid e CSKA Mosca non si dovrebbe nemmeno giocare per manifesta inferiorità. Il valore della rosa spagnola è attualmente di 531 milioni di euro, mentre quello dei russi di 135 (fonte transfermarkt.de), i primi sono i numeri uno in fatto di ricavi (438,6 milioni di euro) i secondi non compaiono nemmeno tra i primi venti club europei. Saprà Slutsky fermare Mourinho verso il doppio record (terza coppa con tre club diversi e decima per le Merengues)? Anche la tradizione dice Real, visto che da quando ci sono gli ottavi (2003-04) è sempre presente, anche se non ha mai vinto né è mai andato in finale. Per i russi questa è solo la seconda volta, nel 2010 superarono il Siviglia prima di sbattere contro l'Inter del triplete.

    Il saldo delle campagne acquisti degli ultimi cinque anni è positivo per il CSKA Mosca (14.710.000 euro) e negativo, ovviamente, per il Real Madrid (390.320.000); secondo logica la differente qualità delle due rose è abbastanza evidente e quindi anche la forza dei due club. Eppure Seydou Doumbia, ivoriano che è diventato famoso a Mosca, rappresenta quello 0,1 per cento di probabilità che tutto questo possa essere ribaltato, senza contare che al Monopoli del fair play finanziario i russi vincerebbero a mani basse.

    Ma nell'attesa di vedere all'opera le nuove regole e di capire se la Champions spinge o meno le società a indebitarsi per esserne all'altezza, i sorteggi ci hanno regalato degli ottavi di finale mosci, dove le sfide più interessanti (e non proibitive) sono proprio quelle delle tre italiane: Napoli-Chelsea, Milan-Arsenal e O. Marsiglia-Inter. I rossoneri hanno mancato l'appuntamento una sola volta dal 2003-04, per loro due finali e una coppa, per Wenger (sempre presente) una sola finale persa col Barcellona. Tutto questo con due filosofie di mercato opposte: considerando l'ultimo quinquennio il saldo degli inglesi è positivo per 50.665.000 euro, quello degli italiani negativo per poco più di 30. L'Arsenal ha raggiunto il pareggio di bilancio, ma sul campo i risultati scarseggiano e continuerà ad annaspare in assenza di regole finanziarie certe. D'altra parte c'è chi tratta Tévez e chi invece ha venduto sia Fabregas che Nasri, questione di priorità. Sui ricavi (235,8 contro 274,1) e sul valore delle rispettive rose (266 contro 291) non ci sono differenze enormi e in Champions il Milan è sempre il Milan, cioè la squadra che ne ha vinte di più dopo il Real Madrid. L'incognita? Ibrahimovic, l'uomo che generalmente si squaglia dopo i gironi.

    E se il colore dei soldi ha un senso ci spiega anche l'exploit del Napoli, che ha un saldo da campagna acquisti negativo per 155.135.500 euro (ultimi cinque anni). Ma proprio gli azzurri, sul campo, hanno dimostrato che si può battere e relegare all'Europa League (novello Intertoto nobilitato solo dalla diaspora Champions) un club con un saldo negativo di più di 524 milioni, ovvero il Manchester City. Il Chelsea che scenderà al San Paolo segna un meno 197.195.000 euro, con una rosa che vale più del doppio di quella di Mazzarri (421 contro 190). Ma qualcosa ci dice che saranno i londinesi a dover temere il trio delle meraviglie Hamsik-Lavezzi-Cavani, spinti da Inler. E l'Inter? Be', l'Olympique Marseille ha un saldo negativo peggiore, una rosa che vale decisamente meno e quasi la metà dei ricavi, ma quello che ha fatto a Dortmund il 6 dicembre scorso dovrebbe insegnare che nel calcio non c'è niente di prestabilito e che chi è sfavorito alla vigilia può accumulare energie nervose capaci di sovvertire ogni pronostico, alla faccia dei bilanci o, a volte, grazie anche a quelli.

    Se il peso specifico del denaro nel calcio assume sempre più potere ce lo dirà soprattutto la sfida tra Olympique Lione e Apoel. I giocatori ciprioti valgono quasi dieci volte meno quelli francesi, per non parlare dei ricavi e del saldo in campagna acquisti, ma guai a dimenticarsi che i ragazzi di Jovanovic hanno messo in fila Zenit, Porto e Shakhtar. Differenze che si ripetono, seppur con valori sportivi diversi, per Basilea-Bayern Monaco, Bayer Leverkusen-Barcellona (606 milioni il valore degli spagnoli) e Zenit-Benfica, anche se la rosa dei portoghesi vale più di quella dei russi, non male per chi ha fatto la formica sul mercato, nonostante ricavi lontani dagli standard europei. In fondo non abbiamo scoperto niente di nuovo: anche nel calcio i soldi non fanno la felicità ma aiutano a vincere meglio.